“Ho letto il vostro articolo sul Cardinale esorcista che è stato perseguitato dai comunisti e ne sono rimasto colpito perché alcune delle cose che sono state scritte mi hanno fatto pensare a un sacerdote caro alla mia famiglia. Purtroppo è scomparso nell’ottobre del 2016, dopo aver passato un’intera vita al servizio del prossimo in Africa.
Era conosciuto da tutti come padre John in quell’Uganda che ha servito come missionario italiano dedicando tutta la sua vita a sostegno del popolo. Era un prete misericordioso, gentile e di cultura anche se si era fermato alla terza media. Aveva studiato l’inglese a Londra per non partire impreparato per Kampala. In Uganda in 50 anni di servizio ha conosciuto il mitra dei soldati puntato in faccia, ha raccolto il sangue dei caduti inermi e innocenti davanti a sé, senza poter intervenire.
Ha provato lo stesso a salvare uomini, donne e bambini da quei mitra ed è finito in prigione. Non nelle nostre prigioni, ma in quelle dove ti uccide tutto quello che tocchi. Lo portarono in un sotterraneo per non rendere noto al pubblico che avevano incarcerato un sacerdote missionario. Lo vollero espellere dal Paese, la prima volta ci riuscirono anche. Lo condussero fuori dalla cella verso l’aeroporto senza calze, cintura e camicia. Lo rispedirono a Roma. Ma lui torno di lì a poco e fondò la sua missione per bambini orfani.
Lo incarcerarono e minacciarono molte altre volte ma lui non andò mai più via da Kampala. In qualche modo è ancora lì con i suoi bambini – molti ormai grandi e laureati – e con le famiglie di quei bambini. Perché quella era la sua casa e tutti i figli dell’Africa i suoi figli. Oggi a Kampala ci sono ancora le sue scuole e suoi collegi, una casa per gli orfani, un ospedale e alcune officine”.
Federico N.