Il disagio post lockdown dei ragazzi che non si riconoscono più a scuola

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“Vi scrivo perché non ho letto, o forse mi è sfuggito, una riflessione più approfondita sul grande disagio che ha procurato il lockdown ai nostri preadolescenti. Mi spiego. Mio figlio è ritornato a casa da scuola molto triste e amareggiato. Dopo molta insistenza ci ha detto in lacrime di non avere più un amico. Li ha ritrovati tutti distaccati nei suoi confronti e disinteressati. Nessuno gli ha fatto una proposta per rivedersi fuori la scuola e con quelle mascherine non è riuscito neanche a capire dai loro volti se erano felici di rivedersi dopo tanto tempo o no. Insomma, mi ha colpita tanto quando ha gridato: “ma questa è un’ingiustizia…perché doveva accadere proprio a noi? Cosa abbiamo fatto di male? Perché Dio ci castiga così tanto?” Vorrei una vostra risposta perché come mamma e maestra sono rimasta senza parole e non ho saputo dirgli niente di profondo. Forse mi sarò impoverita anch’io che non riesco a trasmettere niente né a miei figli e quindi neanche ai miei piccoli alunni. Forse questa pandemia ci sta cambiando profondamente e ancora non ci siamo accorti dei danni relazionali che sta provocando. Sicuramente penso sia necessario che in tutte le scuole vengano professionisti della psicologia ad aiutare gli studenti, i professori e le famiglie. C’è un vuoto in tutto quello che sta accadendo, uno stato di abbandono sul piano psicologico, la rielaborazione di ciò che è accaduto e che ancora è in movimento. Mi fa star male vedere questi ragazzi soffrire così tanto anche se molti non lo danno a vedere o magari si rinchiuderanno dentro qualche dispositivo virtuale alimentando illusioni e sempre meno relazioni reali. Scusate ma ho scritto di getto in un attimo di pausa e principalmente per chiedere a Interris.it un aiuto per noi genitori e insegnanti”.
Grazie, Martina F. di Novara
Vi racconto in anteprima come sarà il primo giorno di scuola
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