“Vi scrivo perché ho letto il vostro articolo sull’utilizzo sconsiderato che le persone fanno del monopattino. Il vostro articolo parla di un incidente accaduto ieri. Nel frattempo ce n’è già stato un altro proprio qui da noi a Torino, in corso Trapani. Una ragazza di 21 anni è rimasta ferita, per fortuna in modo lieve, scontrandosi con un autobus di linea. A lei è andata di lusso. E spero che dopo essersi presa un bello spavento, con poche conseguenze, non faccia come si fa quando si cade da cavallo. Vorrei dirle: ora che hai capito quanto sono pericolosi i monopattini, non ci risalire più! Ma beata giovinezza, penso che non mi ascolterebbe. Del resto viviamo in un Paese che, invece di investire nella mobilità sostenibile, pensa a utilizzare il sistema più comodo e meno sicuro per accontentare tutti.
Ho notato che nelle città – come la nostra Torino, provvista di viali a scorrimento veloce – sono troppe le persone che salgono su un monopattino elettrico per dribblare il traffico in velocità. Spero bene che non fosse nell’intento del legislatore liberalizzare l’uso di un mezzo di trasporto così pericoloso. Ma ora che i dati dimostrano l’inadeguatezza delle norme sulla sicurezza che riguardano i monopattini, perché nessuno decide di tornare indietro e ripensare la normativa stradale in questione? Forse è la paura di diventare politicamente impopolare che frena, come al solito, la nostra classe politica e imbalsama le leggi anche quando sono inadeguate?
I dati cantano una musica stonata: esistono 86 servizi di micro-mobilità in Italia per 65mila veicoli impegnati, tra monopattini e biciclette, Milano è in testa. Purtroppo Milano è anche in testa alla classifica degli incidenti. In tre mesi nel capoluogo lombardo si sono verificati 150 incidenti e 350 multe: chi viaggia sul marciapiede, chi senza casco, chi parla al cellulare. Per non parlare della velocità: si può viaggiare in monopattino a 25 km l’ora ma solo a 6 nelle zone pedonali. Poi non si fermano agli incroci, sfrecciano veloci tra una traversa e l’altra, pensando di essere al sicuro e visibili come in automobile, ma non è così. A Milano alcuni giorni fa il Comune ha deciso di mandare in strada i tutori che insegnano l’uso del mezzo. A parte il fatto che li vorrei anche a Torino, ma basteranno loro a fermare gli incidenti? E poi chi è responsabile? Chi li produce, chi li affitta o chi li utilizza?”
Marcello R.