Gentile Direttore,
con grande piacere ho appreso dal vostro giornale che tra la folla festosa dei marciatori (l’evento a cui si riferisce è la Marcia della Pace Perugia-Assisi, ndr) era presente un vostro inviato. Ogni parola dell’articolo è autentica testimonianza del clima di unità, di condivisione dei valori che hanno animato il passo e il cuore dei tanti marciatori.
Assisi ha accolto un popolo di “minori” come Francesco ha voluto chiamare i suoi confratelli, che vogliono prendersi “cura” dell’altro: che venga da altre terre e dal mare, che sia il nostro vicino, il povero, l’emarginato, cura di chi soffre e di chi sta per lasciarci, cura di chi è affetto da disabilità, cura dei bambini e degli anziani, cura per chi subisce un’ingiustizia e delle donne che subiscono violenza, cura del lavoro che non sia sopraffazione, cura del patrimonio culturale che abbiamo ereditato e dell’ambiente, della natura che che ci dà sostentamento e del Creato che ci ospita e che è un dono come la Vita.
Tutto questo abbiamo respirato ad Assisi con l’impegno di continuare a camminare uniti anche se sconosciuti nel nostro impegno quotidiano per un mondo di pace.
Bianca Maria D.