Gentile Direttore,
ogni giorno la lettura del suo giornale impiega una parte rilevante della mia giornata. Oggi sono molti gli articoli che suscitano il desiderio di commentare, cosa che mi accade spesso. Mi soffermo su quello in oggetto che mi ha colpito per la nota di sfiducia sull’effettivo risultato della Cop26 di Glasgow e di cui ne avevo già sentore, ma molto di più per le considerazioni e le soluzioni indicate riguardo al problema di cosa sia veramente efficace sul piano della forestazione.
Le parole dell’editorialista Onofrio Rota mi hanno ricordato l’articolo che avete pubblicato ieri “L’eredità ecologista e ambientalista di Don Luigi Sturzo” a firma di Mons. Michele Pennisi. “Occorre un patrimonio forestale sano“, Onofrio Rota indica quale sia il
connubio tra foresta come ricchezza naturale e come risorsa produttiva: la stretta relazione tra l’esigenza dell’ambiente naturale di rigenerarsi e proteggersi e intervento dell’uomo che non sia di sfruttamento, piuttosto di aumento delle risorse che il patrimonio
boschivo può fornire per la sostenibilità sociale e umana.
Le considerazioni dell’editorialista ci riportano alla mente quanto già fecero i monaci benedettini che concepirono il bosco come una risorsa da proteggere e valorizzare anche dal punto di vista di una economia a misura d’uomo e di ambiente.
Bianca M. D.