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Fare l’infermiere: non solo un lavoro, ma una vocazione

Gentilissimo don Aldo,

vorrei ringraziare lei e la sua redazione per aver dato spazio alla bellissima iniziativa messa in campo da quell’infermiera brasiliana che, insieme ai suoi colleghi e ai medici, sta affrontando un periodo molto duro a causa della particolare violenza con cui il Coronavirus ha colpito il loro Paese.

Potrebbe sembrare un gesto di poco conto, ma forse, per quei malati che si trovano soli e magari intubati, potrebbe rappresentare un conforto che noi neanche immaginiamo. Forse l’idea le è venuta solo per un’esigenza medica, ma quella che è stata ribattezzata “la mano di Dio”, secondo me rappresenta molto di più.

Non sentirsi soli nella malattia, ma avere una “mano” che stringe la tua e ti fa sentire meno solo è davvero un balsamo, sia per la psiche sia per l’animo. Parlo da estranea al mondo della medicina, ma credo che questa infermiera non consideri il suo solo un lavoro, ma una vera vocazione, una scelta di vita.

Vorrei ringraziare tutti quei medici e infermieri, di tutto il mondo, che ormai da oltre un anno lottano negli ospedali per strappare dalle grinfie del Covid quante più persone possibili. A loro va tutta la mia ammirazione e stima.

Con affetto, Beatrice F.

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