Il dolore di un padre con un figlio in carcere

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Gentile Direttore,
sono un padre di famiglia che ha sperimentato la disgrazia di un figlio detenuto per un reato finanziario. Ho conoscenza della sofferenza, del dolore che sperimenta chi deve pagare il suo conto con la giustizia e di quelle famiglie che come noi scontano anch’esse una pena fatta di dolore e di impotenza.

Ho letto l’articolo di Rossella Avella che racconta una esperienza virtuosa di lavoro e di recupero nel carcere di Siracusa. E’ una bella esperienza che avete fatto bene a raccontare. Ma le chiedo anche di accendere i riflettori di In Terris anche sulle tante esperienze carcerarie dove non ci sono esperienze positive, dove si vive il dramma del sovraffollamento, della carenza di organico, di infrastrutture insufficienti e fatiscenti.

Non è ancora attuale per i cristiani la richiesta di “visitare i carcerati“? Non sarebbe una bella idea che anche il suo giornale “visitasse i carcerati” per offrire loro voce di fronte ai tanti drammi che oggi affliggono l’organizzazione carceraria? Mi perdoni se mi sono permesso di rivolgermi a lei per una richiesta o un suggerimento. Ma io credo che oggi il tema delle carceri, soprattutto in questo periodo di grave pandemia, veda acuirsi i suoi problemi e meriti da parte di tutti sensibilità ed attenzione in più. Voi potete fare molto. Grazie per la sua attenzione e tanti cari saluti a lei ed a tutta la sua redazione.

Vittorino L.

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