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L’urgenza di “ricostruire l’alfabeto dell’umano”

Intervista di In Terris a suor Anna Maria Vissani, responsabile del Centro di spiritualità sul Monte

L’urgenza di rigenerare “l’alfabeto dell’umano”, come lo ha chiamato il presidente della Cei, cardinale Matteo Maria Zuppi. “L’umanesimo portava in sé l’idea di progresso, e da questa idea era sostenuto. Sembrava che ragione, democrazia, progresso scientifico, progresso tecnico, progresso economico, progresso morale fossero inseparabili”, dice a In Terris suor Anna Maria Vissani, responsabile del Centro di spiritualità sul Monte. La religiosa, Adoratrice del Sangue di Cristo, ha conseguito il dottorato in Teologia Morale nel 1985, il Master in Bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nel 1995. Ha il titolo di Licenza in Teologia spirituale, ottenuto all’Università Gregoriana. Ha insegnato, per diversi anni, in istituti di Scienze Religiose nelle Marche, teologia morale e teologia spiritale. Ha conseguito il diploma di Grafologia nel 2008, con specializzazione in Consulenza della Personalità. Dirige un Centro di Spiritualità a Castelplanio (Ancona) dal suo inizio con corsi di spiritualità e di preghiera, corsi di preparazione al matrimonio, corsi per famiglie e adulti in genere. Guida Esercizi Spirituali per diverse categorie di persone. Dedica molto tempo ad ascoltare persone con difficoltà relazionali. Da sempre ha avuto una particolare attenzione al tema della donna nella società e nella Chiesa e ad argomenti di attualità come la fragilità, l’amicizia, la relazione. Pubblica libri a sfondo psicologico-spirituale.

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Foto © Samantha Zucchi/Insidefoto/Image

A quali crisi individuali e comunitarie può porre rimedio la rigenerazione dell’umano invocata da papa Francesco?
“Osserviamo in questa nostra epoca un individualismo sempre più radicale, un iper – individualismo che sconta una riduzione del legame e dei valori solidaristici. Qualcosa si è spezzato nel tessuto della società: gli esseri umani erano abituati a lavorare assieme e a vivere in comunità più o meno coese. Oggi vediamo dilagare la frantumazione e l’individualizzazione del lavoro e notiamo che anche un allentamento dei legami delle comunità territoriali. L’umanesimo si è disgregato. L’individuo più solo rispetto al passato, tende a ricercare aggressive rassicurazioni in comunità etnico – identitarie. Si verificano processi di disumanizzazione tante volte messi a fuoco e denunciati. Il formidabile sviluppo delle scienze fisiche e biologiche del XX e XXI secolo pone problemi etici e politici sempre più gravi. In effetti, a partire dal XVII secolo, le scienze hanno potuto sviluppare la loro autonomia solo eliminando ogni giudizio di valore, cioè ogni giudizio etico o politico. Il loro ruolo nella storia delle società è diventato a poco a poco immenso”.

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Foto di Mick Di Perretta: https://www.pexels.com/it-it/foto/mani-persone-squadra-insieme-18537006/

Può farci un esempio al riguardo?
“I progressi della fisica nucleare hanno permesso la creazione, l’impiego, e poi la moltiplicazione, delle armi nucleari. Quelli della fisica quantistica hanno favorito il gigantesco sviluppo dell’informatica. Quelli della genetica e, più in generale, quelli delle scienze biologiche, incitano alle manipolazioni sull’embrione e sull’essere umano. Le scienze non conoscono alcuna barriera etica interna. L’etica può giungere solo da morali esterne, laiche o religiose. Gli Stati si impadroniscono dei poteri dell’arma nucleare, divenuta una spada di Damocle per l’umanità. Il profitto si impadronisce della genetica, trasformando i ricercatori in businessmen, mentre la ricerca medica è monopolizzata dalle multinazionali farmaceutiche che si dedicano a produrre farmaci redditizi, a scapito dei farmaci non redditizi. Tutti questi pericolosi sviluppi, oggi aggravati da guerre sempre più estese e roventi, danno una cupa attualità alla vecchia formula di Rabelais: “Scienza senza coscienza non è che rovina dell’anima”. Per questo si rafforza l’urgenza di un umanismo rigenerato”.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

A cosa su riferisce in particolare?
“Cito un grande pensatore.Tutte le mie concezioni- afferma il filosofo Edgar Morin- sono ora antropo-bio-eco-politiche. Non dipendono solo dal pensiero complesso, ma anche da ciò che ho chiamato “umanesimo rigenerato”. Dico “rigenerato”, poiché già enunciato in modo lapidario da Montaigne in due frasi: “Riconosco in ogni uomo un mio compatriota” e “Ognuno chiama barbarie ciò che non è nei suoi usi”. L’umanesimo rigenerato si fonda sul riconoscimento della complessità umana. Riconosce la piena qualità umana e la pienezza dei diritti a tutti gli umani, quali che siano la loro origine, il loro sesso o la loro età. Attinge alle fonti dell’etica, che sono solidarietà e responsabilità. Costituisce l’umanesimo planetario della Terra-Patria (che comprende in sé le patrie, rispettandole). Essere umanista, ormai, non è solo pensare che i pericoli, le incertezze e le crisi (fra le quali quella della democrazia, quella del pensiero politico, quella provocata dal dilagare del profitto, quella della biosfera, quella infine, multidimensionale, della pandemia) ci hanno legato in una comunità di destino. Essere umanista ormai non è solo sapere che siamo tutti umani simili e differenti, non è solo voler sfuggire alle catastrofi e aspirare a un mondo migliore”.

Solidarietà giovani anziani
Foto di Janosch Lino su Unsplash

Cosa significa oggi essere umanista?
“Vuol dire sentire nel più profondo di se stessi che ciascuno di noi è un momento effimero di una straordinaria avventura, l’avventura della vita che ha fatto nascere l’avventura umana, la quale, attraverso creazioni, tormenti e disastri, è giunta a una crisi gigantesca in cui si gioca il destino della specie. L’umanesimo rigenerato non è dunque solo il sentimento di comunità umana, di solidarietà umana, è anche il sentimento di essere all’interno di questa avventura ignota e incredibile, e sperare che essa continui verso una metamorfosi da cui nascerebbe un nuovo divenir. L’umanesimo rigenerato, secondo il filoso Morin, rifiuta l’umanesimo della quasi divinizzazione dell’uomo, teso alla conquista e al dominio della natura. Riconosce la complessità umana, fatta di contraddizioni. L’umanesimo rigenerato riconosce la nostra animalità e il nostro legame ombelicale con la natura, ma riconosce anche la nostra specificità spirituale e culturale. Riconosce la nostra fragilità, la nostra instabilità, i nostri deliri, l’ignominia delle uccisioni, delle torture, dello schiavismo, le lucidità e gli accecamenti del pensiero, la sublimità dei capolavori di tutte le arti, le opere prodigiose della tecnica e le distruzioni operate dai mezzi di questa stessa tecnica». Il filosofo francese Edgar Morin, ultra centenario, riflette con uno sguardo a 360° gradi, guardando il mondo attuale”.

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Solidarietà (© pachecopablo90 da Pixabay)

Come si passa dall’io al noi?
“L’umanesimo rigenerato non è solo il sentimento di comunità umana, di solidarietà umana, è anche il sentimento di essere all’interno di questa avventura ignota e incredibile, e sperare che essa continui verso una metamorfosi da cui nascerebbe un nuovo divenire. Ci ritroviamo oggi con quanto il filosofo francese già annunciava qualche anno fa: “instabilità geopolitica, deliri, ignominia delle uccisioni, guerre, fenomeni climatici estremi che travolgono villaggi, città e intere famiglie, nuove forme di schiavismo, che derivano da un certo accecamento del pensiero…La nostra fragilità era stata dimenticata, la nostra precarietà occultata. Il mito occidentale dell’uomo il cui destino è diventare “padrone e possessore della Natura” è crollato di fronte a un virus» (E.Morin).Urge un patto educativo”.

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Foto di Tuna Ölger da Pixabay

E’ l’insegnamento di Jorge Mario Bergoglio?
Sì” ‘Serve un patto educativo globale che educhi a un nuovo umanesimo’, ha detto più volte con tono incisivo papa Francesco. C’è un’urgenza nel nostro Occidente e non solo: occorre mettere a fuoco problemi strutturali che stanno modificando la condizione umana, che stanno alterando le relazioni fra gli esseri umani e degli esseri umani con la natura e l’ambiente circostante. Avvertiamo il rischio che la proposta di un nuovo umanesimo, così pervasiva ma anche un po’ vaga, possa, se non impostata e declinata con attenzione, dissolversi in una retorica un po’ banale e poco concludente, del tipo: vogliamoci tutti un po’ più di bene, vogliamo vivere in pace. Le persone percepiscono un mutamento profondo delle strutture sociali e delle condizioni ambientali: tutto cambia, rapidissimamente, ma in tanti non riescono ad afferrare quale sarà la direzione, lo sbocco del cambiamento. L’innovazione è radicale quanto mai nel passato, ma ad essa nessuno riesce ad affiancare l’idea di progresso, di un cammino chiaro, progressivo, in avanti. L’innovazione radicale senza progresso espone le persone a inquietudini diffuse e a mille interrogativi anche laceranti”.

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Foto di Amore Seymour da Pixabay

Quali domande di fondo emergono?
“Ci chiediamo, in questo terzo millennio, dove e come collocare gli esseri umani nella società e nella natura. È successo altre volte nel passato: ai grandi passaggi epocali è corrisposto un ripensamento della collocazione dell’uomo nel mondo. Nell’attuale contesto di cambiamenti epocali, appare sempre più significativa la sfida dell’intelligenza artificiale. Segreti algoritmi influiscono sulle nostre letture, deviano l’attenzione, rimpiccioliscono la visione generale, convogliano il pensiero verso concetti prefabbricati a cui l’individuo si piega incoscientemente. La prepotenza delle fake news e l’invadenza delle “bolle fittizie” della cosiddetta post-verità ne sono una chiara testimonianza. Per le suddette ragioni, non di minore importanza sono la protezione dei dati personali, la trasparenza delle informazioni, la non-discriminazione in un contesto di crescita allarmante del cyberbullismo e del “discorso di odio” (hate speech)”.

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Suor Anna Maria Vissani. A destra: la copertina del libro. Foto: Centro di Spiritualità sul Monte

Cosa intende per “saper pensare”?
“Significa ordinare il pensiero. Anzitutto, in una società come quella attuale, con i cambiamenti epocali che incidono profondamente nell’avventura umana, divenuta planetariamente interdipendente, occorre domandarsi quale sia il divenire dell’umanità. Constatiamo che dai motori congiunti di scienza/tecnica/economia esce un “uomo aumentato”, un uomo amplificato ma per nulla migliorato; si tratta di un uomo che viene immesso in una società governata da algoritmi, tendente a farsi guidare dall’intelligenza artificiale, con il reale rischio di diventare una macchina superficiale e banale. In questo contesto occorre, con coraggio, educare le giovani generazioni a “sapere pensare” per avere la possibilità di essere liberi e creativi. Non possiamo sperare un umanesimo rigenerato se non ci apriamo all’Assoluto”.

Foto di Tita su Unsplash

C’è sete di Assoluto?
“Il problema dell’avventura umana ci pone, soprattutto nelle convulsioni attuali della cultura e società, un quesito di fondo: che cos’è l’umano? Purtroppo la natura della nostra propria identità è scarsamente insegnata nelle nostre scuole e università, e dunque non è riconosciuta e recepita dalle nostre menti. La dimensione verticale dell’uomo, la ricerca dell’Assoluto, deve incrociare quella orizzontale ed insieme portano sui sentieri dell’incontro, della costruzione di ponti verso tutti nel rispetto, nella stima e nell’accoglienza reciproca. Le scienze umane sono di aiuto per interpretare la centralità dell’uomo dentro della società e per metterlo in grado di capire meglio se stesso, in quanto ‘essere sociale’. Per il credente è più facile scoprire pienamente la sua identità profonda. E’ compito primario di tutti preparare le giovani generazioni al futuro; per questo è necessaria un’educazione impostata sulla trasformazione. Papa Francesco denuncia la rottura del patto educativo in nome di una certa rigidità esclusiva e di un neo-positivismo disumanizzante. È urgente promuovere una educazione solida, fornendo ai giovani spazi di discussione e di intervento personale e, soprattutto, offrendo loro mezzi per approfondire la cultura del dialogo”.

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Foto di James Chan da Pixabay

Lei è una educatrice, come si trasmettono i valori?
“Da ogni parte provengono messaggi (espliciti o subliminali) che dicono “Questo è l’uomo” e lo dicono giocando sul fascino della felicità, della riuscita personale, del successo sociale, del futuro assicurato; e attivando quei raffinati processi di omologazione che inceppano la capacità critica e minacciano la libertà di scelta. L’esito di tale confusione può essere la rinuncia a quel lavoro di analisi, riflessione e sperimentazione che potrebbe portare alla definizione di sé come soggetto pensante, libero e responsabile nei confronti di se stesso, degli altri e del mondo. A tale proposito un insegnante ha testimoniato: “la cosa che più mi preoccupa è pensare che un allievo esca dalla nostra scuola senza potere o saper rispondere, con sufficiente chiarezza, ai tre fondamentali quesiti che caratterizzano una personalità, ossia: – ‘chi sono’, – ‘chi posso essere’, ‘chi voglio essere’. Questo denuncerebbe una inconsistenza interiore che, quasi certamente, lo consegnerà alla dispersione interiore, esponendolo peraltro a qualsiasi genere di cattura esteriore, con gravi esiti su quel bene essenziale che è la libertà della persona”.

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Foto di Günther Simmermacher da Pixabay

Qual è la direzione di un umanesimo rigenerato?
“Per un umanesimo rigenerato è urgente rimettere la persona al centro. Per far sì che si realizzi la convergenza globale “tra lo studio e la vita; tra le generazioni; tra i docenti, gli studenti, le famiglie e la società civile con le sue espressioni intellettuali, scientifiche, artistiche, sportive, politiche, imprenditoriali e solidali”, il cammino comune del ‘villaggio dell’educazione’ capace di coinvolgere tutti. Dobbiamo fare in modo che in questo villaggio nasca una convergenza globale per un’alleanza tra gli abitanti della terra e la casa comune, affinché l’educazione sia creatrice di pace, di giustizia e di libertà. Papa Francesco, nella sua ultima Enciclica Dilexit nos ci chiede di formare il nostro cuore, perché diventi un cuore che unisce i frammenti. Perché “il nucleo di ogni essere umano, il suo centro più intimo, non è il nucleo dell’anima ma dell’intera persona nella sua identità unica, che è di anima e corpo. Tutto è unificato nel cuore, che può essere la sede dell’amore con tutte le sue componenti spirituali, psichiche e anche fisiche. In definitiva, se in esso regna l’amore, la persona raggiunge la propria identità in modo pieno e luminoso, perché ogni essere umano è stato creato anzitutto per l’amore, è fatto nelle sue fibre più profonde per amare ed essere amato”.(n.21) Questa è la direzione dell’Umanesimo rigenerato”.

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