Non si può parlare di stato vegetativo. Vincent apre e chiude le palpebre si sveglia la mattina e si riaddormenta la sera, mangia autonomamente se viene imboccato con il cucchiaino. Sì, ha una disabilità gravissima, ma non si può assolutamente parlare di stato vegetativo o coma”. La pensa così Palmino Paolucci, membro dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, che ha dato la disponibilità ad accogliere a Lourdes, nella casa famiglia gestita insieme alla moglie Lucia, Vincent Lambert, il 42enne tetraplegico al centro di una spinosa vicenda giudiziaria sul fine vita. “Se vogliamo mettere tutti i puntini sulle 'i' va detto che molti giornali italiani nel riportare o tradurre gli articoli francesi commettono degli errori – ha spiegato ad In Terris – I genitori vengono definiti come cattolici ultra conservatori, ma in realtà sono solo un papà e una mamma di una famiglia numerosa che hanno visto il loro figlio quasi morire per un incidente, essere salvato dai medici e, ora, essere condannato a morte da altri dottori”.
La disponibilità all'accoglienza
Palmino e Lucia, che vivono a Lourdes con i loro dieci figli – otto naturali e due adottati -, hanno deciso di aprire la loro porta a Vincent perché “hanno sia lo spazio fisico che psicologico”, oltre ad aver ottenuto l'autorizzazione dallo Stato francese per l'accoglienza di persone disabili e anziani. “Con noi ha vissuto per dodici anni una sorella di comunità che era sulla sedia a rotelle. Grazie a questa esperienza abbiamo potuto capire quale grande dono sia condividere la vita insieme a una persona disabile – spiega Palmino che a Lourdes lavora nell'equipe organizzativa delle processioni e delle messe internazionali -. Quando abbiamo parlato con monsignor Brouwet ci ha spiegato che già nel 2015 aveva tentato di far uscire Vincent dall'ospedale ma non era stato possibile. Questo perché si aggrappano a un cavillo: essendo maggiorenne e non avendo la possibilità di esprimere la sua opinione, Vincent è sotto la tutela della moglie che è favorevole all'eutanasia“.
Le divergenze nell'equipe dei medici
Inoltre, sembrerebbe che il caso di Vincent abbia causato delle divergenze anche all'interno dell'equipe sanitaria che lo segue. Infatti, alcuni medici sarebbero contrari alla decisione di interrompere l'alimentazione e l'idratazione. “In Francia ci sono almeno 1.700 disabili gravissimi. Questo è il primo passo, dopo la legge che è passata un anno e mezzo fa, verso l'eutanasia di stato e l'eliminazione di tutte quelle persone fragili che troppo spesso vengono considerate solo da un punto di vista economico e quindi rappresentano un costo. Molti dei movimenti per la vita francese sono scesi in piazza per protestare perché sono convinti che questo sia solo il primo passo verso l'omologazione della Francia al modello belga o olandese – ha aggiunto -. Basta pensare che fin dall'inizio Vincent doveva essere trasferito in un centro specializzato per la riabilitazione, ma l'ospedale si è opposto perché anche questo non rientra nei suoi interessi”.
La posizione della Santa Sede
“Desideriamo ribadire la grave violazione della dignità della persona, che l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione comportano. “Lo stato vegetativo, infatti, è stato patologico certamente gravoso, che tuttavia non compromette in alcun modo la dignità delle persone che si trovano in questa condizione, né i loro diritti fondamentali alla vita e alla cura, intesa come continuità dell'assistenza umana di base”. Così il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e la Pontificia Accademia per la vita in una dichiarazione congiunta a firma del cardinale prefetto Kevin Farrell e del presidente monsignor Vincenzo Paglia che sottolineano di condividere quanto affermato dall'arcivescovo di Reims, monsignor Eric de Moulins-Beaufort, e dal vescovo ausiliare, monsignor Bruno Feillet “in relazione alla triste vicenda del sig. Vincent Lambert”. Nella dichiarazione viene sottolineato che “l'alimentazione e l'idratazione costituiscono una forma di cura essenziale sempre proporzionata al mantenimento in vita: alimentare un ammalato non costituisce mai una forma di irragionevole ostinazione terapeutica, finché l'organismo della persona è in grado di assorbire nutrizione e idratazione, a meno che non provochi sofferenze intollerabili o risulti dannosa per il paziente”. Al contrario, “la sospensione di tali cure rappresenta, piuttosto, una forma di abbandono del malato, fondata su un giudizio impietoso sulla sua qualità della vita, espressione di una cultura dello scarto che seleziona le persone più fragili e indifese, senza riconoscerne l'unicità e l'immenso valore. La continuità dell'assistenza è un dovere ineludibile. Auspichiamo, dunque, che possono essere trovate al più presto soluzioni efficaci per tutelare la vita del Sig. Lambert. A tale fine assicuriamo la preghiera del Santo Padre e di tutta la Chiesa”.