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Valencia, la lezione che il mondo ignora

Valencia

Credit: UFFICIO IMAGOECONOMICA

L’alluvione di Valencia, provocata dal surriscaldamento del Mediterraneo e quindi dal climate change, corrisponde tragicamente all’escalation di eventi catastrofici preannunciata dall’Onu. Eppure i governi nazionali fingono di ignorare il pericolo. Intanto la Croce Rossa Italiana ha aperto una raccolta fondi a supporto della popolazione spagnola colpita dagli effetti della Dana, il fenomeno meteorologico che ha causato l’improvvisa e devastante alluvione nei giorni scorsi. “La regione valenciana è ancora in ginocchio. Ad oggi sono più di 200 le vittime di una tragedia che si è abbattuta su oltre 600 comuni– afferma Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana (Cri)-. Alcune aree sono ancora isolate. Altre necessitano di importanti interventi di bonifica per rimuovere fango e rifiuti. La situazione resta critica e serve l’aiuto di tutti. Per questa ragione, la Cri ha aperto una raccolta fondi per dare il suo segno di vicinanza alla popolazione che sta duramente affrontando le conseguenze di questa terribile alluvione“. Valastro rivolge inoltre la mia più grande solidarietà alla Croce Rossa Spagnola e ai volontari ed operatori impegnati fin dai primi minuti di questa emergenza a supporto della popolazione colpita da questa calamità. Al momento gli oltre 3.300 tra volontari e operatori di Croce Rossa spagnola hanno assistito circa 186.000 persone, distribuito 28.000 kit per l’igiene, più di 99.000 generi alimentari e circa 2.700 coperte. La situazione resta critica.

Foto di Markus Spiske su Unsplash

Effetto-Valencia

Per “cambiamenti climatici” si intendono i cambiamenti a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici. “Questi cambiamenti possono avvenire in maniera naturale, ad esempio tramite variazioni del ciclo solare – rileva il report Onu-. Tuttavia, a partire dal 19° secolo, le attività umane sono state il fattore principale all’origine dei cambiamenti climatici, imputabili essenzialmente alla combustione di combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas. La combustione di combustibili fossili genera emissioni di gas a effetto serra che agiscono come una coltre avvolta intorno alla Terra. Trattenendo il calore del sole e innalzando le temperature”. Tra gli esempi di emissioni di gas a effetto serra che provocano i cambiamenti climatici figurano il biossido di carbonio e il metano. Tali emissioni derivano, per esempio, dall’uso della benzina per guidare un’auto o del carbone per riscaldare un edificio. “Anche il disboscamento di terreni e foreste può causare il rilascio di biossido di carbonio– evidenziano le Nazioni Unite-. Le discariche di rifiuti sono una fonte importante di emissioni di metano. L’energia, l’industria, i trasporti, l’edilizia, l’agricoltura e l’uso del suolo sono tra i principali responsabili delle emissioni”. Le concentrazioni di gas a effetto serra sono ai livelli più elevati degli ultimi 2 milioni di anni. E le emissioni continuano ad aumentare. Di conseguenza, oggi la Terra è 1,1°C più calda rispetto alla fine del 19° secolo. L’ultimo decennio (2011-2020) è stato il più caldo mai registrato.

Credit: UFFICIO IMAGOECONOMICA

Cambiamenti

Molte persone pensano che i cambiamenti climatici significhino essenzialmente temperature più elevate. Tuttavia, l’innalzamento della temperatura è solo l’inizio della storia. “La Terra è un sistema in cui tutto è collegato e, pertanto, i cambiamenti in una zona possono influenzare i cambiamenti in tutte le altre – osserva il dossier Onu-. Attualmente fra le conseguenze dei cambiamenti climatici figurano siccità intense, scarsità d’acqua, incendi gravi, innalzamento dei livelli del mare, inondazioni, scioglimento dei ghiacci polari, tempeste catastrofiche e riduzione della biodiversità”. Le persone stanno risentendo dei cambiamenti climatici in modi diversi. I cambiamenti climatici, infatti, possono incidere sulla salute, sulla capacità di coltivare cibo, sull’alloggio, sulla sicurezza e sul lavoro di tutti noi. Alcune persone sono già più vulnerabili agli effetti climatici, ad esempio coloro che vivono in piccole nazioni insulari e in altri paesi in via di sviluppo. Evidenziano gli esperti Onu: “Fenomeni quali l’innalzamento del livello del mare e l’intrusione salina si sono intensificati tanto da indurre intere comunità a trasferirsi e siccità prolungate stanno esponendo le persone al rischio di carestia“. In futuro si prevede un aumento dei rifugiati climatici”. Ogni aumento del riscaldamento globale conta.

Credit: SARA MINELLI

Sos emissioni

“In una serie di rapporti delle Nazioni Unite migliaia di scienziati e di revisori statali hanno convenuto che limitare l’innalzamento della temperatura globale a non più di 1,5°C ci aiuterebbe a evitare gli effetti climatici peggiori e a mantenere un clima vivibile“, puntualizza il dossier delle Nazioni Unite. Eppure l’attuale traiettoria delle emissioni di biossido di carbonio potrebbe aumentare le temperature globali fino a 3.2°C entro la fine del secolo. “Le emissioni all’origine dei cambiamenti climatici sono generate in ogni parte del mondo e interessano tutti, ma in alcuni paesi la produzione è decisamente maggiore che in altri“, puntualizza il report Onu. I 100 paesi che producono meno emissioni generano il 3% delle emissioni totali. Il contributo dei 10 paesi maggiormente responsabili delle emissioni è pari al 68%. Tutti devono adottare misure per il clima, ma la responsabilità di agire per primi ricade soprattutto sulle persone e sui paesi che contribuiscono maggiormente al problema. “Ci troviamo dinanzi a una sfida enorme, ma conosciamo già molte soluzioni- dicono gli esperti-. Molte soluzioni ai cambiamenti climatici possono apportare vantaggi economici migliorando al contempo le nostre vite e proteggendo l’ambiente. Disponiamo anche di accordi globali per orientare i progressi, come la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l’accordo di Parigi. Le tre vaste categorie d’azione sono. Ridurre le emissioni, adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici e finanziare gli adeguamenti necessari“.

© Pixabay

Valencia sott’acqua

“Ho voluto salutare la Madonna che si prende cura dei poveri, la patrona di Valencia. Valencia che soffre tanto sotto l’acqua e anche altre parti dellaSpagna”, ha detto Papa Francesco, che all’inizio dell’udienza generale in Piazza San Pietro si è soffermato davanti alla statua della “Virgen de los desamparados“. Raccogliendosi in preghiera e omaggiandola con una rosa bianca. “Io ho voluto che fosse qui la patrona di Valencia. Questa immaginetta che gli stessi valenciani mi hanno regalato” ha spiegato il Papa, che poi ha esortato i fedeli: “In modo speciale preghiamo per Valencia e per le altre zone della zone della Spagna che stanno soffrendo per l’acqua”. A livello di sistemi energetici, passare dai combustibili fossili a energie rinnovabili come quella solare o eolica ridurrà le emissioni all’origine dei cambiamenti climatici. Ribadisce il dossier Onu: “Dobbiamo però iniziare immediatamente. Benché una coalizione sempre più numerosa di paesi si stia impegnando a raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050, circa la metà delle riduzioni delle emissioni dovrà essere attuata entro il 2030 per mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5°C. La produzione di combustibili fossili deve diminuire di circa il 6% l’anno tra il 2020 e il 2030″. L’adattamento alle conseguenze dei cambiamenti climatici protegge le persone, le abitazioni, le imprese, i mezzi di sostentamento, le infrastrutture e gli ecosistemi naturali. Riguarda gli effetti attuali e i probabili effetti futuri. L’adattamento sarà necessario ovunque, ma ora deve diventare prioritario per le persone più vulnerabili che dispongono di minori risorse per far fronte ai rischi climatici. Può rivelarsi redditizio. “I sistemi di allarme rapido per le catastrofi, per esempio, salvano vite e beni materiali e possono apportare benefici fino a 10 volte superiori al costo iniziale. “Possiamo pagare il conto ora o pagare un caro prezzo in futuro – avverte l’Onu-. L’azione per il clima richiede notevoli investimenti finanziari da parte di governi e imprese. Ma l’inazione climatica è enormemente più costosa. Un passo cruciale è che i paesi industrializzati rispettino l’impegno di erogare 100 miliardi di dollari l’anno a favore dei paesi in via di sviluppo affinché possano adattarsi e progredire verso economie più ecologiche“.

 

Giacomo Galeazzi: