Le alluvioni non sono più un accadimento sporadico. Il “climate change” ha reso l’emergenza una condizione ricorrente. Sos eventi meteorologici estremi: nel 2024 in Italia superati i 350 fenomeni. Dieci anni fa erano appena 60. L’Italia affronta un’escalation di eventi climatici estremi, con 351 episodi nel 2024, un aumento del 485% rispetto al 2015, colpendo soprattutto il Nord e compromettendo trasporti e infrastrutture. Dunque le calamità naturali come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni rappresentano una minaccia sempre più grave per le imprese italiane. Per questo motivo la legge di bilancio del 2024 ha stabilito che entro il 31 marzo 2025 dovranno stipulare una polizza assicurativa per i danni causati da eventi catastrofali tutte le imprese con sede legale in Italia. E le imprese estere con una stabile organizzazione sul territorio nazionale tenute all’iscrizione nel registro delle imprese. Alle aziende inadempienti, potrebbero esser negati contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche. Anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali. “Le alluvioni sono tra le manifestazioni più tipiche del dissesto idrogeologico e si verificano quando le acque di un fiume non vengono contenute dalle sponde e si riversano nella zona circostante arrecando danni a edifici, insediamenti industriali, vie di comunicazione, zone agricole“, precisa il Dipartimento della Protezione Civile.

Sos Alluvioni
Le alluvioni più importanti che hanno interessato l’Italia e che hanno comportato un pesante bilancio sia in termini di perdita di vite umane che di danni, sono state quelle del Po nel Polesine (1951), dell’Arno (1966) e del Po nel Nord Italia (1994 e 2000). Tuttavia in Italia sono frequenti “alluvioni che si verificano in bacini idrografici di piccole dimensioni a causa di precipitazioni intense e localizzate che sono difficili da prevedere”. Tali bacini, osserva la Protezione Civile, “sono presenti soprattutto in Liguria e Calabria, sono caratterizzati da tempi di sviluppo delle piene dell’ordine di qualche ora che determinano alluvioni di elevata pericolosità che spesso provocano vittime, danni all’ambiente e possono compromettere gravemente lo sviluppo economico delle aree colpite“. Le alluvioni sono fenomeni naturali. Ma tra le cause dell’aumento della frequenza delle alluvioni ci sono senza dubbio l’elevata antropizzazione e la diffusa impermeabilizzazione del territorio, che impedendo l’infiltrazione della pioggia nel terreno aumentano i quantitativi e le velocità dell’acqua che defluisce verso i fiumi. La mancata pulizia di questi ultimi e la presenza di detriti o di vegetazione che rendono meno agevole l’ordinario deflusso dell’acqua sono un’altra causa importante.

Presidio territoriale
Secondo la Protezione Civile è possibile ridurre i rischi di conseguenze negative derivanti dalle alluvioni sia attraverso interventi strutturali quali argini, invasi di ritenuta, canali scolmatori, drizzagni, sia attraverso interventi non strutturali, come quelli per la gestione del territorio o la gestione delle emergenze. In quest’ultimo caso, sono fondamentali la predisposizione del sistema di allertamento, la stesura dei piani di emergenza, la realizzazione di un efficiente sistema di coordinamento delle attività previste nei piani stessi. In particolare, un efficiente sistema di allertamento basato su modelli di previsione collegati ad una rete di monitoraggio è fondamentale per allertare gli organi istituzionali presenti sul territorio con il maggior anticipo possibile e ridurre l’esposizione delle persone agli eventi nonché limitare i danni al territorio attraverso l’attuazione di misure di prevenzione in tempo reale. Tra queste il Dipartimento richiama le attività del presidio territoriale idraulico e la regolazione dei deflussi degli invasi presenti nel bacino per laminare la piena.

Nel segno di Francesco
Con l’enciclica Laudato Sì (2015) il Papa ha assunto l’ecologia integrale come paradigma concettuale capace di tenere insieme fenomeni e problemi ambientali (riscaldamento globale, inquinamento, esaurimento delle risorse, deforestazione) e questioni che normalmente non sono associate all’agenda ecologica in senso stretto. Ossia la vivibilità e la bellezza degli spazi urbani o il sovraffollamento dei trasporti pubblici. Francesco richiama l’attenzione sulla crisi climatica e sul modello economico non più sostenibile. Nell’ esortazione apostolica “Laudate Deum” (2023), il Pontefice è tornato a parlare di pianeta sofferente. Richiamando alla corresponsabilità le persone e le forze politiche, prima che sia troppo tardi. “Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti”, avverte Jorge Mario Bergoglio. Ed elenca gli effetti tangibili di “una malattia silenziosa” che trova le sue radici in un modello di sviluppo insostenibile. Di fronte alla crisi climatica “non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. L’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”.

Fenomeni estremi
Francesco osserva come fenomeni estremi, siccità, piogge intense e inondazioni siano solo espressioni tangibili di una malattia che colpisce tutti. “Seppur non tutte le catastrofi possano essere attribuite al cambiamento climatico globale- sottolinea il Papa-. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi”. E prosegue elencando le manifestazioni più evidenti della crisi climatica, che, avverte “sono già irreversibili per almeno centinaia di anni, come l’aumento della temperatura globale degli oceani, l’acidificazione e la riduzione dell’ossigeno”. Infatti “le acque oceaniche hanno un’inerzia termica e ci vogliono secoli per normalizzare la temperatura e la salinità, con conseguenze sulla sopravvivenza di molte specie”, puntualizza il Papa.