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Strategie di investimento per “allearsi con la natura”

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Strategie economiche per scongiurare la catastrofe ecologica. Il Parlamento europeo chiede l’adozione di misure contro l’obsolescenza  programmata dei prodotti. L’economia circolare, infatti, è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimoUna volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile con il riciclo. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. Il modello economico tradizionale dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali e energia facilmente reperibili e a basso prezzo. Il focus della società internazionale di gestione patrimoniale Robeco sulle possibilità di mitigare il cambiamento climatico. L’uragano Helene si è abbattuto sulle coste della Florida all’indomani della New York Climate Week (NYCW) di fine settembre. Devastando ogni cosa al suo passaggio e provocando perdite di vite umane.

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Effetti distruttivi

La potenza dei suoi effetti distruttivi lungo la costa atlantica e il suo sopraggiungere sulla scia di una delle principali conferenze sugli investimenti nel clima hanno finito per portare l’adattamento al cambiamento climatico sotto i riflettori di un evento tipicamente concentrato sulla sua mitigazione. Spiegano gli autori del dossier: “In qualità di investitori sostenibili, dobbiamo affrontare la duplice sfida di perseguire rendimenti e assicurare una transizione giusta”. “Da anni uno degli obiettivi fondamentali dell’investimento sostenibile verte sulla mitigazione del cambiamento climatico- spiegano gli analisti-. Per cui i capitali vengono incanalati verso le aziende che puntano a ridurre le emissioni di gas serra. Ed è giusto: questa è ancora l’opzione migliore che abbiamo per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 C rispetto ai livelli pre-industriali. Per molti, tuttavia, quella nave è ormai salpata”. Secondo gli analisti Robeco: “L’integrazione della natura nelle nostre strategie di investimento è di somma importanza per un futuro sostenibile. Adottando metriche concernenti la riduzione delle emissioni di carbonio e altre relative al miglioramento degli ecosistemi naturali, possiamo al contempo abbattere le emissioni e potenziare la resilienza e la capacità di adattamento della nostra economia”.

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Strategie sostenibili

Il vero dilemma sta nel capire come incorporare efficacemente le problematiche dell’adattamento al cambiamento climatico nella costruzione del portafoglio. “Abbiamo molte soluzioni per le energie rinnovabili, ma come possiamo intervenire preventivamente per affrontare gli uragani che colpiscono la Florida? Mitigazione: un’occasione persa?- si chiedono gli analisti-.  A causa della nostra risposta tardiva, abbiamo perso ogni reale possibilità di mitigare il cambiamento climatico. L’aumento delle temperature globali si sta spingendo oltre i 2,7 C, superando il livello indicato per evitare il disastro”. Molti relatori intervenuti agli eventi della NYCW hanno preso atto di questa dura realtà. Ammettendo che la sola mitigazione potrebbe non essere più sufficiente. E che bisognerebbe dedicare più attenzione e maggiori investimenti all’adattamento e alla resilienza. Per una veloce ripresa serve resilienza, infatti. Siccità, inondazioni, uragani e incendi sono diventati ricorrenti e la loro frequenza e gravità non faranno che aumentare. L’incombere dell’uragano Helene nel corso della NYCW ha continuato a ribadire il concetto che il cambiamento climatico non è più un rischio distante. Bensì un pericolo concreto e immediato. Sarà necessario, quindi, apportare modifiche ai nostri sistemi sociali, economici e ambientali. Per ridurre al minimo gli effetti negativi del cambiamento climatico. E assicurare che questi sistemi siano in grado di riprendersi velocemente dagli sconvolgimenti legati al clima e alle condizioni meteorologiche. Per far questo servono grandi innovazioni e la mobilitazione di ingenti capitali. Al tempo stesso ciò comporta numerose opportunità in svariati settori.

© andreas160578 da Pixabay

Eventi dannosi

“Come possiamo adattarci in qualità di investitori sostenibili?- si interrogano gli autori dell’indagine-. Inutile dire che il tentativo di reindirizzare gli investimenti verso l’adattamento potrebbe ridurre le nostre opzioni di investimento e distrarre risorse dagli sforzi di riduzione delle emissioni. Per massimizzare il nostro impatto sul clima adottiamo un approccio bilanciato, poiché entrambe le strategie sono essenziali e spesso complementari nella lotta al cambiamento climatico”. Tuttavia, considerazioni di scarsità impongono alle imprese di aumentare gli investimenti nelle soluzioni di adattamento. Dato che i rischi climatici si trasformano sempre più spesso in eventi dannosi. Secondo la tassonomia dell’Ue, l’adattamento è il secondo obiettivo più intensamente popolato dopo la mitigazione. Con numerose attività economiche che spaziano dall’agricoltura all’edilizia, dalla produzione manifatturiera all’informatica. Biodiversità, quindi, come soluzione naturale e sfaccettata. Gli investitori orientati all’uso dei dati hanno “un altro dilemma importante che dobbiamo affrontare riguarda l’assenza di standard condivisi per misurare i progressi compiuti nella conservazione della biodiversità”. La natura e il suo alter ego, la biodiversità, si sono fatti strada nell’agenda della finanza negli ultimi anni. E hanno giustamente dominato molte discussioni nel corso della NYCW. Oltre a promuovere e proteggere processi di importanza vitale per la sopravvivenza della specie umana, come la produzione agricola, gli ecosistemi sono fondamentali anche per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico.

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Strategie possibili

Foreste, foreste pluviali e oceani fungono da serbatori di carbonio che assorbono naturalmente l’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Inoltre, le zone umide e le mangrovie agiscono da spugne naturali, assorbendo le forti piogge e scongiurando le inondazioni distruttive. Nei mercati finanziari l’integrazione delle problematiche inerenti agli ecosistemi naturali procede lentamente. Cioò potrebbe essere dovuto al fatto che gli operatori finanziari vorrebbero anche in quest’ambito una metrica onnicomprensiva simile all’impronta di carbonio utilizzata come punto di partenza per l’analisi climatica. Gli sforzi tesi a elaborare una metrica di questo tipo sono mossi dalle migliori intenzioni, ma potrebbero essere fuori strada nella misura in cui ignorano un importante insegnamento offerto dalla recente esperienza nello sviluppo di misure climatiche. Come osservato, all’aumentare delle emissioni le temperature globali continuano a salire, anche se disponiamo di impronte di carbonio sempre più sofisticate e tecnicamente “accurate”. Ci sono diverse cose che le aziende e gli investitori possono fare per affrontare la perdita di biodiversità. La prima e più importante di queste è arrestare e invertire l’abbattimento di foreste, foreste pluviali e mangrovie. Queste aree costituiscono sistemi naturali di cattura del carbonio, che forniscono una prima linea di difesa cruciale contro il cambiamento climatico.

Giacomo Galeazzi: