Un nuovo caso Charlie Gard si agita in Europa. Stavolta non avviene in Gran Bretagna, bensì in Francia. E riguarda non un neonato, ma una quattordicenne. Le parti in causa sono però le stesse: da un lato i genitori del minore che vogliono sondare ogni possibilità di salvare la vita al figlio, dall’altro medici e giudici decisi a staccare le spine.
La questione in Tribunale
La disputa si consuma intorno al capezzale di Ines, giovane che soffre di una malattia neuromuscolare autoimmune. Ricoverata da giugno in ospedale a Nancy a seguito di un infarto, si trova tuttora in stato irreversibile. Venerdì scorso, 5 gennaio, il Consiglio di Stato ha convalidato la decisione dei medici, che vogliono staccare l’apparecchio che le consente di respirare.
Il personale medico aveva riferito già un mese dopo l’infarto che farla respirare artificialmente fosse una “ostinazione irragionevole”. La mamma e il papà di Ines si sono tuttavia opposti, portando la questione davanti ai giudici. Ma già il 7 dicembre scorso un Tribunale amministrativo di Nancy aveva dato ragione ai medici, e ora il giudizio del Consiglio di Stato ha fornito una parola definitiva sul caso.
I giudici hanno ritenuto corretta la decisione dei sanitari in quanto risponde “a esigenze fissate dalla legge e non è quindi in contrasto con il rispetto di una libertà fondamentale dell’individuo”. La legge a cui fanno riferimento – come riferisce Eugenia Roccella su L’Occidentale – è quella sul fine vita del 2016, la Clayes-Léonetti, che prevede di poter sospendere i trattamenti quando “appaiano inutili, non proporzionati e non abbiano altro effetto che il mantenimento artificiale della vita”. Il portavoce del Consiglio di Stato ha poi aggiunto: “Spetta ora al medico responsabile del bambino valutare se e entro quale ora debba essere eseguita la decisione di interrompere il trattamento“.
I genitori: “E’ un crimine”
I genitori, di fede musulmana, non hanno esitato a parlare di un “crimine”. La mamma ha commentato: “Qui non ci sono certezze. Secondo me Ines è cosciente in alcuni momenti. Si sta autorizzando un crimine”. Essi rilevano che “Ines è nostra figlia e non figlia dei medici”. Come nel caso Charlie Gard, anche stavolta tornano a galla alcuni dilemmi: è giusto recidere fin da subito ogni filo di speranza, benché residuo a fronte di un quadro clinico grave? E ancora: il “miglior interesse” della persona disabile, come lo è Ines, è davvero la morte indotta e non la cura fino all’arrivo della morte naturale?
Casi simili in Italia?
La questione, che investe tematiche bioetiche, irrompe nel dibattito italiano. Eugenia Roccella ricorda che casi di questo tipo potrebbero avvenire anche nel nostro Paese, a seguito dell’approvazione della legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat).
La deputata scrive infatti: “L’abbiamo detto altre volte, e lo ripetiamo: la pessima legge appena approvata sul biotestamento, in Italia, potrebbe tranquillamente portare a casi come questo. Tra l’altro, l’espressione ‘ostinazione irragionevole’, presente nell’art.2 della legge italiana (‘il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure’) è un clamoroso copia e incolla dalla legge francese”.