Un hashtag, anzi due: una #magliettarossa per #fermarelemorragia di umanità. Sufficienti a scatenare fondamentalmente altrettante reazioni: l'adesione alla campagna da parte di un elevatissimo numero di persone (anche molti personaggi noti) e una piccola polemica con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini che, su Facebook, ha scritto: “Che peccato, in casa non ho trovato neanche una maglietta rossa da esibire oggi…”. Ma, tolto questo, l'iniziativa lanciata dal fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, ha riscosso un successo enorme, con tantissime persone a raccogliere l'appello dell'associazione e di Gruppo Abele, Arci, Legambiente, Anpi e del giornalista Francesco VIviano a “indossare una maglietta rossa per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà”. Un riferimento sì alla tragedia dell'immigrazione ma anche alla chiusura dei porti italiani da parte del governo.
Perché la maglia rossa
La stessa Libera, commentando il successo riscosso dall'iniziativa, ha parlato di “un Paese colorato di magliette rosse, da quota 2000 del rifugio Gran Paradiso all'isola di Lampedusa passando per i campi di formazione sui beni confiscati di Libera, alla Goletta Verde di Legambiente in navigazione verso la Campania. In tantissimi hanno aderito e risposto all'iniziativa che invitava tutti a indossare oggi una maglietta rossa per ricordare i tanti bambini migranti morti in mare e, in generale, di chi ha perso la vita nelle traversate”. Una maglia rossa, o una polo o comunque un indumento che richiamasse quel colore, è stata scelta come simbolo della tragedia delle migrazioni attraverso il Mediterraneo, un po' perché “è il colore che ci invita a sostare”, ma anche perché “c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare: è quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo”. Il riferimento è in particolare al piccolo Aylan, il migrante bambino morto sulle coste della Turchia.
Don Ciotti: “Salvini non ha la maglia? Gliela porto io”
Per questo, in una giornata con protagonista un'iniziativa di solidarietà verso il dramma della rotta mediterranea, per la polemica c'è poco spazio. Don Ciotti, in risposta a Salvini e alla sua battuta sulla maglia rossa, ha detto: “Gliela porto molto volentieri una maglietta al Viminale, un piccolo gesto, fatto con rispetto. Credo che dobbiamo poter incontrarci, per metterci nei panni un po' degli altri perché importante è riflettere, porsi delle domande, anche nelle diversita. La maglietta rossa è un segno, e ai segni devono seguire le azioni”. Numerose le persone del mondo dell'informazione, della cultura e della politica che hanno aderito all'iniziativa, da Laura Boldrini a Roberto Saviano, passando per Nicola Zingaretti, Vasco Rossi e, naturalmente, lo stesso Don Ciotti. Assieme a loro anche la gente comune, grandi e bambini, qualcuno in t-shirt rossa pare si sia addirittura sposato. Perché, conclude Libera, “mettersi nei panni degli altri è il primo passo per costruire un mondo più giusto”.