Come ogni anno, il Sudafrica si prepara a commemorare la Giornata Nazionale delle Donne, una data importante che ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta per i diritti civili dei cittadini sudafricani.
Nata nel 1994 per ricordare una marcia protesta di donne tenutasi nel 1956 contro l’obbligo del “lasciapassare” previsto per i cittadini neri del paese durante l’epoca dell’apartheid, la Giornata oggi è diventata una festa nazionale a tutti gli effetti.
Nel 1950 il governo sudafricano istituì lo Urban Areas Act, noto anche informalmente come la “legge dei lasciapassare”, una norma che prevedeva che i neri dovessero esibire uno speciale lasciapassare per entrare nelle aree urbane riservate ai bianchi. Inizialmente la legge era riservata solo agli uomini, ma nel 1956 il primo ministro Johannes Gerhardus Strijdom, propose di estendere l’obbligo del lasciapassare alle donne: la nuova versione della legge prevedeva che le donne che volevano entrare in un’area urbana bianca oltre che esibire i documenti necessri, dovessero sottoporsi a una approfondita visita medica.
Immediata la reazione della comunità femminile locale, che organizzò una manifestazione alla quale presero parte 20 mila donne sudafricane, che protestarono sotto la sede del governo sudafricano a Pretoria. Il Primo Ministro rifiutò di le manifestanti e queste, quindi, consegnarono agli uffici governativi una petizione in cui si diceva che la legge sui lasciapassare aveva causato “indicibili sofferenze a tutte le famiglie africane” e che la sua estensione alle donne avrebbe fatto sì che moltissimi bambini restassero soli e senza protezione.
Consegnato il documento, le manifestanti osservarono 30 minuti di silenzio, per poi concludere la dimostrazione cantando un inno in lingua xhosa creato appositamente per l’occasione: “wathint’ abafazi, wathint’ imbokodo” (hai toccato le donne, hai toccato un macigno), recita un passo della canzone, una frase che oggi in Sudafrica è rimasta nell’uso locale per riferirsi alla forza, alla determinazione e al coraggio delle donne.