La nuova lingua dei meme. “I social sono accusati di distruggere l’italiano- spiega Vera Gheno, sociolinguista specializzata in comunicazione digitale-. In realtà la nostra lingua, immutata per secoli, sta dimostrando ottima capacità di adattamento ai nuovi media. Sono, piuttosto, gli italiani che da molti decenni mostrano una regressione culturale che riversano sui social senza troppa attenzione alla loro reputazione”. I meme sono contenuti digitali che, grazie alla loro natura spesso umoristica e alla facile condivisione, circolano rapidamente tra gli utenti di Internet. I meme possono variare, ma sono tutti accomunati dalla capacità di generare condivisione e interazione. Si di diffonde, infatti, attraverso le interazioni (commenti/condivisioni) sui social network. Ecco perché, solitamente, sono gli esperti in gestione social ad occuparsi del meme digital marketing. Si chiama “Hide the pain Harold” (letteralmente: “Nascondi il dolore Harold”) il meme che gira su tutti i social. Rappresenta un sorriso che fa compagnia ad occhi inquieti, impauriti. Nel libro “La lingua dei meme” scritto dal professor Pierluigi Ortolano con Debora de Fazio vengono descritte e analizzate le nuove frontiere della grammatica. Il meme sul web è semplicemente un’immagine, una frase, un video o una foto declinata in maniera spiritosa. Si tratta di un tormentone che si diffonde in maniera virale e spontanea sulla Rete.
Neo- grammatica
Con l’avvento e con l’incremento dei media digitali si è manifestato anche un nuovo modo di comunicare. In questo contesto si inseriscono i meme, con tutta la loro portata social e virale insieme. Il volume ne delinea la storia, a partire dal nome, ne descrive le principali strutture di tipo linguistico-testuale e contenutistico-lessicale (aforismi, frasi fatte, tormentoni, giochi di parole e snowclones) e alcuni ambiti di applicazione. Ampio spazio è dedicato, inoltre, all’impiego dei meme come forma di comunicazione “social/grammaticale”, per insegnare le regole dell’italiano, in un itinerario ludolinguistico che va dal meme all’errore, dall’errore all’imitazione, dall’imitazione alla correzione. “Spiegare gli errori d’italiano attraverso i meme. Vediamo sui social Robin schiaffeggiato da Batman per aver detto ‘se io vorrei’ o altri fumetti sulla grafia di ‘un pò’, ‘pultroppo’ o ancora una donna terrorizzata chiedere ‘chi ha scritto qual è con l’apostrofo?’. E ancora l’annuncio su Facebook ‘sto cercando casa in affitto per un amico che ha partorito da poco la moglie'”, racconta Pierluigi Ortolano.
La lingua dei meme
Il docente universitario riferisce alcuni degli esempi di errori di grammatica commessi più di frequente. Esempi portati in sala consiliare a Spoltore (Pescara) nel terzo appuntamento “A tu per tu con la cultura” organizzato dall’Università del tempo libero guidata da Oriana Bovio. “Occhi puntati sull’assenza di punteggiatura, sulla funzione del ‘che’ – sottolinea Ortolani – Attento quando metti la virgola perché se non la metti il senso della tua comunicazione non funziona. Dito puntato anche sui libri di testo scolastici che affrontano con superficialità la differenza tra ‘punto’, ‘virgola’ e ‘punto e virgola’. Giacomo Leopardi scrisse: ‘la libertà nella lingua deve venire dalla perfetta scienza e non dall’ignoranza‘. Che esercizio faccio io? Noi proponiamo ai nostri studenti di individuare l’errore di grammatica, di scrivere la frase corretta e commentarla in classe”. Il libro, evidenzia il professor Ortolano, “vuole provare a rivoluzionare una cosa molto semplice. Per insegnare la grammatica non partiamo dalla definizione. Solo alla fine chiedo agli studenti: a cosa serve l’apostrofo?”.
Commistione
Ortografia e sintassi