Fervono i preparativi per la Marcia per la Vita in Argentina, che si terrà domenica prossima 25 marzo. L'appuntamento principale è alle 15, ora locale, in Plaza Italia, nella capitale Buenos Aires. Ma l'evento sarà replicato in altre città del Paese.
La legge
La manifestazione, quest'anno, arriva nel pieno del dibattito parlamentare a proposito di un referendum sulla depenalizzazione dell'aborto. Il testo di legge in questione è stato perorato dal Governo (malgrado in campagna elettorale non avesse annunciato nulla di simile). Attualmente in Argentina è possibile mettere fine a una gravidanza solo in tre casi: dopo una violenza, se la vita della madre è a rischio, se il feto non è sano. La riforma permetterebbe alle donne argentine di abortire liberamente nelle prime 14 settimane, mentre oggi devono attendere una decisione della Corte.
Macrì favorevole al dibattito
La mossa del Governo di centrodestra ha sorpreso molti. Il presidente Mauricio Macrì, in un discorso al Congresso ad inizio marzo, ha sottolineato di essere “a favore della vita”, ma al tempo stesso si è detto convinto ci sia bisogno di “un dibattito maturo e responsabile” sul tema. “Non mi opporrò alla legge in caso venga approvata, rispetterò la decisione del Parlamento”, ha aggiunto. Come rileva il quotidiano La Nation, Macrì è stato il primo presidente argentino a pronunciare pubblicamente la parola “aborto”. Il suo discorso è stato accolto dagli applausi di molti deputati, alcuni dei quali indossavano al collo un fazzoletto verde che è diventato il simbolo della battaglia a favore dell'aborto in Argentina. Macrì ha inoltre affermato che ci sarà bisogno di diffondere l'educazione sessuale tra i giovani, sulla salute riproduttiva e sui metodi contraccettivi.
Critiche della Chiesa
Oltre alla sorpresa, questo approccio pro-aborto di Macrì gli ha attirato critiche. Dentro il suo stesso partito, ma non solo. La Conferenza episcopale argentina (Cea) ha pubblicato un documento dall'eloquente titolo “Rispettosi della vita”. “Dovremmo sia ascoltare le voci delle madri incinte che hanno sofferto una violenza sessuale – si legge nella nota dei vescovi – che mettere in evidenza il diritto alla vita degli innocenti che non possono difendersi” perché “l’eliminazione della vita umana di chi non può difendersi afferma il principio secondo cui i più deboli possono essere eliminati e accetta il fatto che alcuni possono decidere la morte di altri”.
Contrarie anche le “periferie”. In un documento firmato anche dai vescovi mons. Gustavo Carrara e da mons. Jorge García Cuerva, i sacerdoti delle villas miserias (i quartieri più indigenti) affermano: “Non abbiamo bisogno di più morti”. “Secondo noi – proseguono i firmatari – dovrebbe essere più semplice il cammino per adottare un bambino”. Infatti molte coppie delle villas non riescono ad accedere all'adozione perché – citato a titolo di esempio i prelati – non possiedono “un titolo di proprietà immobiliare”.
Le violente manifestazioni femministe
L'eventuale depenalizzazione dell'aborto divide l'opinione pubblica argentina. Secondo una ricerca realizzata dal Centro de Estudios de Estado y Sociedad (Cedes) per Amnesty International, il 59 per cento degli argentini è favorevole alla depenalizzazione e un 70 per cento ritiene “importante” l'avvio del dibattito sul tema. A dimostrazione dell'ampio consenso di cui gode la riforma sono stati i cortei di femministe pro-aborto che si sono tenuti in tutto il Paese lo scorso 8 marzo. Manifestazioni di questo tipo, nel passato, sono sfociate in episodi di violenza e odio anti-cristiano. Nel 2015 gruppi di donne hanno aggredito un cordone di uomini che si era frapposto tra loro e la Cattedrale di Mar de Plata. L'obiettivo di attaccare la Cattedrale fu raggiunto mesi più tardi a Recistencia, dove il luogo sacro è stato oggetto di scritte, sassate e macchie di vernice. Le femministe hanno tentato inoltre di bruciare la porta della chiesa e hanno danneggiato una statua della Vergine Maria di fronte all'edificio. Episodi simili si sono verificati anche a Neuquen e a Tucumàn, suscitando sgomento e indignazione.
Il Giorno del Nascituro
Al contrario, la Marcia per la Vita prevista per domenica prossima si annuncia pacifica e composta. Essa avverrà, come ogni anno, nella data simbolica dell'Annunciazione. Nel 1998 l'Argentina è stato il primo Paese latinoamericano a istituire il 25 marzo come Giorno del Nascituro.