Alla fine non mi importava più neanche di vincere, volevo ricreare quell'eccitazione che provavo mentre preparavo una scommessa, la frenesia di scegliere il cavallo o la partita su cui puntare. Una scarica di adrenalina che mi faceva sentire vivo”. Erano queste sensazioni, con la falsa speranza di guadagnare anche qualche soldo extra, che hanno fatto cadere Leonardo nella trappola del gioco d'azzardo. La sua storia, che ha raccontato a In Terris, è a lieto fine, anche se il percorso per sconfiggere la ludopatia – la dipendenza dal gioco d'azzardo – non è stato semplice.Â
Le prime scommesse
Dopo il diploma, Leonardo, da sempre appassionato di sport, inizia a seguire la tifoseria di una squadra di pallacanestro, econmicamente però non riusciva a seguire tutte le attività che gli piacevano e che voleva fare. “Mi piaceva la possibilità di giocare, magari a volte di vincere e riuscire a pagarmi le mie cose. E quindi non era più una volta o due alla settimana, ma piano piano sono arrivato a farlo tutti i giorni. Non so se c'è qualcuno che decide o c'è un sistema, ma all'inizio capita anche di vincere più di quello che ti aspetti, ma le perdite sono molto molto di più”. Così Leonardo arriva a un punto in cui i suoi soldi non sono più sufficienti e inizia a chiedere piccoli prestiti ai suoi amici, iniziando a indebitarsi. “Ho iniziato a giocare cifre sempre più alte. Il gioco ad un certo punto non mi interessava più… era proprio l'adrenalina del sapere di avere una scommessa attiva, ma poi se era vinta o persa non era importante. A volte non ho neanche controllato”.Â
Il gioco al centro della vita
“Ogni attività che facevo era finalizzata al gioco. Mi spiego: non andavo più ad allenare la squadra perchè era il mio lavoro ma per percepire lo stipendio che poi usavo per le scommesse. Uscivo con i miei amici non per piacere, ma perché mantenendo i rapporti poi avrei potuto chiedere loro dei soldi se ne avessi avuto bisogno”. Questo fino a quando, i genitori e il fratello insospettiti, gli chiedono che fine abbiano fatto tutto il suo denaro. Proprio grazie a loro Leonardo riesce ad esternare per la prima volta il bisogno di aiuto. Dopo vari tentativi, arriva in una comunità terapeutica dell'Associazione comunità Papa Giovanni XXIII e inizia un percorso che lo porta ad affrontare e superare il suo problema. Ora Leonardo è sposato, ha un figlio e lavorara come operatore in una struttura dell'apg23 dove aiuta tanti ragazzi a uscire dal tunnel delle dipendenze.Â
Una nuova consapevolezza
“C'è bisogno di capire che è un problema. La società si sta muovendo un po' ora, ma credo non abbia ben chiaro che il gioco d'azzardo è una vera e propria piaga. Anzi, è uno svago, un hobby per qualcuno. Per cui si continuano ad aprire centri scommesse, sale di slot machine. Finché non ci saranno delle limitazioni da parte dello stato, delle regioni e dei comuni, ci sarà chi guadagna sulle spalle di chi cade in questa trappola“.Â
La festa del riconoscimento dell'Apg23
Leonardo è uscito dal tunnel grazie al sostegno della sua famiglia e al cammino fatto in una comunità terapeutica dell'Apg23. Un percorso che, una volta concluso, deve essere riconosciuto e non dimenticato. Per questo, come ogni anno, il 26 dicembre la comunità fondata da don Oreste Benzi si riunisce nella Parrocchia della Resurrezione (o Grotta Rossa) di Rimini dove, con una liturgia speciale, celebra la rinascita di tanti ragazzi che hanno concluso il programma terapeutico e sconfitto le loro dipendenze. Una tradizione che quest'anno compie 23 anni: la prima messa del riconoscimento fu officiata da don Oreste nel 1995. Quest'anno, invece, sarà Monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, a celebrare la funzione.Â
Alcuni dati sulla ludopatia
Il mondo del gioco d'azzardo, una delle peggiori piaghe sociali che afflige milioni di famiglie italiane, non coinvolge solo giovani, ma anche anziani, disoccupati, lavoratori e studenti che, nella speranza di risollevare le loro finanze cadono in trappola. Secondo un report pubblicato a maggio 2018 del Cnr – Centro nazionale di ricerca – nel corso del 2017 hanno giocato almeno una volta 17 milioni di italiani (42,8%), contro i 10 milioni del 2014 (27,9%), e fra questi oltre un milione di studenti (36.9%), in calo rispetto agli 1,4 milioni (47,1%) di otto anni prima. In generale gli uomini (51,1%) giocano più delle donne (34,4%). Tra gli studenti la percentuale di maschi è quasi doppia rispetto alle coetanee (47,3% vs 26,3%).Â
La riffa più diffusa resta il Gratta&Vinci: la percentuale di giocatori che lo scelgono sale dal 60,1 del 2010 al 74 al del 2017. Seguono Lotto e Super Enalotto, nonostante la netta diminuzione nello stesso periodo dal 72,7% al 50,5%. Al terzo posto troviamo le scommesse sportive che aumentano dal 18,3% del 2010 al 28% del 2017. Anche tra i giovani il gioco più diffuso è il Gratta&Vinci (64,7%) con una netta predilezione femminile, vi gioca infatti il 58,9% degli studenti contro il 75,5% delle coetanee. Al secondo posto si collocano le scommesse sportive, connotate in senso opposto: 66,9% dei ragazzi contro il 16,8% delle ragazze. Fra gli studenti con profilo problematico il gioco più diffuso sono le scommesse sportive (78,3%), a seguire gratta e vinci (70,4%) e le carte (48,7%), mentre tra gli adulti con profilo problematico il gioco più diffuso sono le scommesse sportive (72,8%), segue il Gratta e vinci (67,5%) e il Superenalotto (43,6%).
Il 63,7% dei giocatori fra 15 e i 64 anni spende mediamente meno di 10 euro al mese ma tra le persone con profilo problematico il 48,1% riferisce una spesa inferiore ai 50 euro, il 37% fra i 50€ e i 200 euro, il 14,9% spende più di 200€. Inoltre quasi 100.000 persone hanno chiesto denaro in prestito illegale, poco più di 100.000 hanno procurato danni economici ad altre persone e quasi 30.000 hanno subito danni economici.Â
Il 10,8% degli studenti ignora che nel nostro Paese è illegale giocare per gli under 18 e si stima che 580.000 (33,6%) studenti minorenni abbiano giocato d’azzardo nel corso dell’anno. La facilità di accesso ai luoghi di gioco è confermata dal dato che solo il 27,1% ha avuto problemi a giocare d’azzardo in luoghi pubblici perché minorenne. Il 75,1% degli studenti spende in azzardo meno di 10 euro al mese e il 6,3% più di 50 euro al mese, quota che tra gli studenti con profilo problematico sale al 22,1%.
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