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Il valore dei libri: cultura della solidarietà e dell’eguaglianza

All'Università degli Studi di Milano un convegno intitolato "Vanni fa 90. Memoria ed eredità del più grande piccolo editore italiano"

La cultura come motore del progresso sociale e civile. Il Centro Apice Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale dell’Università degli Studi di Milano ha appena dedicato alla figura dell’editore intellettuale Vanni Scheiwiller (1934-1999) un convegno intitolato “Vanni fa 90. Memoria ed eredità del più grande piccolo editore italiano“. L’evento si è concluso ieri alla Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali. Le due giornate studio, a 90 anni dalla nascita dell’editore, hanno riunito storici dell’editoria e storici dell’arte, della fotografia, della musica, studiosi di letteratura e poesia italiana del Novecento, lusitanisti, polonisti, che racconteranno aspetti e risvolti della vulcanica operosità culturale di Vanni Scheiwiller. Testimoniata dai circa tremila titoli complessivamente dati dalle stampe, dalle oltre quaranta collane progettate e varate dall’intrico di progetti e rapporti. Di tutto ciò le carte del ricchissimo Archivio custodito ad Apice conservano traccia. Lo stesso Vanni Scheiwiller riguardo il suo ultimo impossibile catalogo ha confessato di voler pubblicare quello “dei libri che non ho pubblicato, delle occasioni mancate, delle speranze tradite. Sarà un catalogo stupendo, tutto di libri bellissimi, senza paragone con quanto ho saputo realizzare”.  Il Centro Apice ha acquistato nel 2005 l’archivio Scheiwiller. Formato dalla biblioteca, dall’archivio e strutturato in due corpi distinti: il Fondo di Giovanni Scheiwiller e il Fondo di Vanni Scheiwiller. La produzione della casa editrice conta, dopo i 200 titoli della gestione di Giovanni Scheiwiller, padre di Vanni, (terminata nel 1951 con il volume Poetesse del Novecento), gli oltre 3.000 della gestione di Vanni con i marchi editoriali All’insegna del pesce d’oro, Edizioni di Vanni Scheiwiller e Libri Scheiwiller.

Turoldo
Foto di Jaredd Craig su Unsplash

Missione-libri

L’archivio Scheiwiller conserva tutti i materiali preparatori. E occupa attualmente circa 250 metri lineari. I fascicoli d’archivio sinora schedati sono circa 20.000. E di questi 2400 sono materiali di Giovanni Scheiwiller e oltre 17.000 del fondo di Vanni. Tra le serie più significative del Fondo di Giovanni si possono enumerare i 1000 fascicoli del Carteggio di Giovanni, 110 Questionari o “notiziari” di Giovanni. 300 fascicoli della Fototeca di Giovanni, 100 fascicoli della sua attività editoriale. Del Fondo di Vanni, tra le serie più significative, la serie della Produzione editoriale, che raccoglie i materiali dei volumi editi. L’Officina editoriale che documenta il lavoro quotidiano della casa editrice. Il Carteggio Vanni che, ordinato finora al 60%, presenta 1200 fascicoli di corrispondenti diversi. L’Archivio autori, una serie di cartelle originariamente composte dallo stesso Vanni e intestate a singoli autori. Inclusi i 480 fascicoli di Montale, 750 di Pound, 300 di Sbarbaro, 200 di Clemente Rebora. 600 sono invece i fascicoli degli Scritti di Vanni. E sono circa 2400 i fascicoli di cataloghi di mostre, inviti e dépliant che costituiscono una fonte preziosissima e ancora poco esplorata per la storia dell’arte.

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Foto di Olivia Snow su Unsplash

Solidarietà

Nel segno dell’amore per la cultura, il festival “Il Libro Possibile” viene organizzato in Puglia. Proprio con l’obiettivo di riportare a galla i valori della solidarietà ed eguaglianza e di recuperare il senso profondo di umanità. Nell’ultima edizione sono intervenuti il presidente della Cei, Matteo Zuppi e l’attivista Taghi Rahmani più volte arrestato in Iran. Marito della Premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi, condannata a 12 anni di reclusione a Teheran per “propaganda contro la Repubblica islamica dell’Iran”. Autrice del libro “Più ci rinchiudono, più diventiamo forti”. Tra i relatori anche Massimo Cacciari, Umberto Galimberti Gianrico Carofiglio, Erri De Luca, Massimo Franco. La cultura come salvezza del mondo, dunque. “Zeus è in disparte/ ho deciso/ di lasciare/ il dilemma/ a metà”. Non lascia a metà invece la sua trasformazione in poeta Raffaele Curi, che ora ha raccolto i suoi versi in “Occhi blu avrà la notte“, pubblicato da Il Cigno edizioni. L’introduzione è di Tahar Ben Jelloun e la copertina riproduce un’opera di Pizzi Cannella. “Ho difficoltà a definirmi poeta – spiega Curi-. Che io sia un poeta ho qualche dubbio. Ma che ami immensamente i grandi poeti è una sicurezza che mi accompagna nella vita. Da Tagore, che ha guidato la mia adolescenza, a Tahar Ben Jelloun, la cui prefazione a ‘Occhi blu avrà la notte’ ha regalato pura felicità alla mia anima”.

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Foto di Emmanuel Phaeton su Unsplash

Cultura e poesia

Secondo il narratore marocchino Ben Jelloun “ogni poeta porta in sé, anche se non lo sa, una ferita antica. Quella di Curi si legge nel blu della notte, negli occhi commossi della notte. Quando suona un violino, lui sente un singhiozzo. Quando emerge il ricordo, ha il gelo della neve. Allora pensa ai nomadi che camminano cantando, accompagnati dal vento che indica loro la via. Ho amato questa poesia, come tante note di una musica che viene da lontano”. Raffaele Curi è direttore artistico della Fondazione Alda Fendi-Esperimenti, regista, drammaturgo e attore. Affronta ora la poesia in un volume, pubblicato da Il Cigno GG Edizioni di Lorenzo Zichichi che spiega come tutto nasca “da parole incise nell’acciaio”. Il libro è stato presentato ai Musei di San Salvatore in Lauro a Roma, insieme ad Alda Fendi, presidente della Fondazione Alda Fendi-Esperimenti, impegnata nella promozione e nel sostegno di progetti dedicati all’arte e alla cultura. “Curi è un visionario che riesce a fare tante cose insieme”, ha sottolineato Alda Fendi. Fu per sua iniziativa è stato incaricato l’architetto Jean Nouvel, che aveva già firmato una serie di capolavori. Gli è stata così affidata la ristrutturazione del Rhinocerhos, il palazzo del Seicento vicino all’Arco di Giano, Fu Nouvel a chiedere a Curi di scrivere dei versi da incidere sulle porta d’acciaio. Le notti insonni hanno fatto il resto. Portando sulla pagina un’antica passione. “Di quella notte/ a metà/ – quando prendemmo/ accordi/ per eventuali/ allunaggi -/ è rimasto soltanto/ il singhiozzo/ di un violino”, scrive Curi. Conclude Ben Jelloun: “Io sono convinto che la poesia salverà il mondo. La poesia che si trova nelle parole e nella musica, nelle immagini, ci salverà. Non possiamo concepire un mondo senza questa poesia che ci avvolge in tanti modi, dall’arte alla natura“.

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