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I 75 anni della Convenzione di Ginevra e la guerra in Ucraina

Il Pontefice ricorda che a Ginevra si è svolta una importante conferenza internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa a 75 anni dalla nascita del diritto internazionale umanitario contemporaneo (Diu)

Sono trascorsi 75 anni dall’adozione delle Convenzioni di Ginevra. Cuore del diritto internazionale umanitario contemporaneo (Diu). Strumenti fondamentali per la protezione delle persone colpite da conflitti armati. “La crescente digitalizzazione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei conflitti armati sollevano diverse questioni per il diritto internazionale umanitario”. E’ stato questo il presupposto del convegno “The Spirit of Geneva: The Impact of AI on International Humanitarian Law”, che si è svolto nell’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana. Un evento organizzato dall’Ambasciata di Svizzera presso la Santa Sede e dall’Ambasciata di Svizzera in Italia. Con la collaborazione della Pontificia Università Gregoriana. In occasione del 75° anniversario delle Convenzioni di Ginevra. Durante la giornata numerosi esperti hanno discusso in modo interdisciplinare il ruolo delle nuove tecnologie nei conflitti armati. Approfondendo in particolare le opportunità e i rischi che ne conseguono per il rispetto delle Convenzioni di Ginevra. Dunque a 75 anni dalla loro adozione, le Convenzioni di Ginevra rimangono più attuali che mai per proteggere le persone dagli effetti distruttivi dei conflitti armati. In un’epoca segnata da guerre che generano terribili sofferenze e numerose violazioni del Diu, il rispetto delle regole in questo campo deve diventare una priorità politica. Il 75° anniversario delle Convenzioni di Ginevra offre alla comunità internazionale un’opportunità unica per rinnovare il suo impegno nei confronti di questi principi fondamentali. Sul modello della cooperazione tra Stati che ha permesso l’adozione delle Convenzioni nel 1949. Gli Stati sono tenuti non solo a rispettare queste regole, ma anche a vigilare sulla loro rigorosa attuazione a livello universale. Il rispetto del diritto internazionale umanitario è più di una semplice formalità giuridica. Simboleggia l’impegno degli Stati verso l’attuazione di principi umanitari comuni e il riconoscimento che anche nei momenti più bui esistono limiti alla guerra.

Ginevra
Foto di Salya T su Unsplash

Rilevanza

L’obiettivo della conferenza, moderata dal giornalista e scrittore Paolo Rodari, è stato quello di “dimostrare come, 75 anni dopo la loro adozione, le Convenzioni di Ginevra mantengano la loro rilevanza”. Tra i partecipanti, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che è intervenuto durante i saluti istituzionali. Insieme al rettore della Pontificia Università della Gregoriana, padre Mark A. Lewis. All’ambasciatrice di Svizzera presso la Santa Sede, Manuela Leimgruber. E all’ambasciatrice della Svizzera in Italia, Monika Schmutz Kirgöz. A seguire, numerosi esperti provenienti da diverse università e accademie, da organizzazioni ed istituzioni internazionali nonché dalle forze armate italiane, hanno discusso sulla tematica. In rappresentanza del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport della Confederazione Svizzera, è intervenuta la tenente colonnello Laurence Boillat, addetta alla Difesa dell’esercito svizzero a Roma.

Foto di Gisela Merkuur da Pixabay

La lezione di Ginevra

“L’unico mezzo in grado di raggiungere una pace vera, stabile e giusta è il dialogo tra tutte le parti coinvolte”. Aveva ribadito con fermezza il cardinale Pietro Parolin, intervenendo in qualità di osservatore, al vertice di alto livello sulla pace per l’Ucraina, svoltosi in due giornate a Burgenstock, in Svizzera. A nome di Papa Francesco, il porporato ha confermato vicinanza “al tormentato popolo ucraino“. Ricordando il “costante impegno” del Pontefice “a favore della pace”. In linea con la natura propria della Santa Sede e la sua qualità di Osservatore e seguendo la prassi di non sottoscrivere dichiarazioni congiunte, la Delegazione della Santa Sede si è astenuta dalla firma del comunicato finale. Mentre ha espresso sostegno alle conclusioni del Vertice, secondo quanto dichiarato nell’intervento che il Parolin ha pronunciato durante la Sessione plenaria finale. Centrale, nell’intervento, anche l’incoraggiamento alla comunità internazionale a “esplorare modi per fornire assistenza e aiutare la mediazione, che siano di natura umanitaria o politica”. Con l’auspicio che “lo sforzo diplomatico promosso dall’Ucraina e sostenuto da tanti Paesi sia perfezionato, in modo da raggiungere i risultati che le vittime meritano e che il mondo intero spera”.

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Foto di Louis Droege su Unsplash

Mediazione

La Santa Sede continua a impegnarsi “a mantenere costanti contatti con le autorità ucraine e russe“. Pronta anche ad aiutare nella realizzazione di “possibili iniziative di mediazione” che siano accettabili “per entrambe le parti” coinvolte e che vadano a beneficio di “delle persone colpite”. Il cardinale ha quindi espresso apprezzamento per il vertice, definendolo “un evento di importanza globale“, preparato “con attenzione” dall’Ucraina, Paese che, da un lato dedica “enormi sforzi enormi per difendersi contro l’aggressione”. Ma dall’altro prosegue a lavorare “sul fronte diplomatico” per “una pace giusta e duratura”. Ciò perché, di fronte “alla guerra e alle sue conseguenze tragiche, è importante non rassegnarsi mai – ha evidenziato il segretario di Stato -, ma andare avanti a cercare modi per porre fine al conflitto“. Avvalendosi di “buona intenzione, fiducia e creatività”. In un punto del suo intervento, in particolare, il porporato si è inoltre soffermato sul “rispetto del diritto internazionale” ribadendo “la validità del principio fondamentale del rispetto della sovranità di ogni Paese e per l’integrità del suo territorio”. Il pensiero del segretario di Stato è andato poi al tema del rimpatrio dei bambini, per il quale è stato creato “un meccanismo ad hoc per risolvere casi concreti“, in seguito alla visita del cardinale Matteo Zuppi, in qualità di Inviato speciale del Papa, a Kiev e a Mosca.

Giovanni
Foto di Eduardo Garcia-Nieto su Unsplash

Papa pro Ginevra

Al riguardo, Parolin ha definito “imperativa” la necessità di “rafforzare ogni canale disponibile per facilitare questo processo”, evidenziando che esso “deve essere una priorità assoluta”, anche per evitare “ogni strumentalizzazione” della situazione dei minori. Altra questione cruciale, evidenziata infine dal cardinale, è quella dei prigionieri, “sia civili sia militari”, soprattutto a causa di “rapporti periodici sul mancato rispetto delle Convenzioni di Ginevra“, soprattutto la quarta Convenzione, che riguarda più direttamente i civili. Nel dettaglio, il porporato ha espresso la preoccupazione della Santa Sede per la difficoltà di creare, “insieme al Comitato internazionale della Croce Rossa, una Commissione medica mista che possa valutare la situazione dei prigionieri di guerra che necessitano di cure mediche urgenti”. Da parte sua il Papa ha ribadito all’Angelus che “è triste vedere come in guerra si distruggono scuole e ospedali”. Il Papa ha chiesto nuovamente che in guerra sia rispettata la dignità dei popoli come l’integrità delle strutture civili e dei luoghi di culto. Il Pontefice ha ricordato che a Ginevra si è svolta una importante conferenza internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa a 75 anni dalla convenzione di Ginevra. “Possa tale evento risvegliare le coscienze affinché durante i conflitti armati siano rispettate la vita e la dignità delle persone e dei popoli come l’integrità delle strutture civili e dei luoghi di culto in osservanza del diritto internazionale umanitario”, invoca Jorge Mario Bergoglio. 

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