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Gen Z: i pericoli per la salute mentale dei giovani

Un’indagine condotta da ScuolaZoo in collaborazione con l’associazione C’è Da Fare ETS ha rivelato dati preoccupanti sul bullismo e la violenza nelle scuole

A rischio la salute mentale dei giovani. La caratteristica fondamentale degli appartenenti alla Gen Z è di essere “digitali.  Di possedere da subito un telefono smartphone. Di pendere verso un mondo sempre più “touch” e “social”, nel quotidiano e in ogni aspetto della vita, a livello di sentimenti e di conoscenza. Il 60% degli studenti, però, è vittima di violenza in classe. A rilevarlo è l’Osservatorio sul bullismo 2025. L’indagine è stata condotta da ScuolaZoo in collaborazione con l’associazione C’è Da Fare ETS e i dati che emergono sono preoccupanti. “È fondamentale che le istituzioni scolastiche e le politiche pubbliche riconoscano la salute mentale come una priorità. Garantendo sportelli di ascolto accessibili, educazione emotiva e supporto costante- afferma Paolo Kessisoglu, presidente dell’associazione C’è Da Fare ETS-. Per permettere alla scuola di essere più incisiva e sostenere maggiormente gli adolescenti in difficoltà occorre investire nella formazione del corpo insegnante. Così da favorire la prevenzione di certi agiti e comprendere in tempo i pericoli che taluni atti possono generare. In questo la politica può fare molto e il nostro comitato tecnico scientifico è disposto a dialogare”. Nelle scuole sei giovani su dieci, dunque, hanno subito almeno un episodio di violenza fisica, psicologica o verbale. La scuola emerge come il principale luogo di bullismo (64%) e l’impatto psicologico è rilevante. E comporta per le vittime colpite: perdita di autostima, ansia e isolamento. ScuolaZoo è la più grande community di studenti in Italia. C’è Da Fare ETS è l’organizzazione fondata da Paolo Kessisoglu e Silvia Rocchi per il supporto degli adolescenti in difficoltà. Sono stati intervistati oltre mille studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Il bullismo e la violenza sono fenomeni largamente diffusi. Con impatti devastanti sulla salute mentale dei giovani.

cybersicurezza
Foto di Moondance da Pixabay

Sos giovani

L’indagine ha confermato che la scuola rappresenta il principale teatro di episodi di violenza e bullismo (64%), seguita dai social (24%) e da ambienti esterni. Questa situazione sottolinea la necessità di interventi urgenti per rendere gli istituti scolastici luoghi sicuri per tutti gli studenti. Il 60% degli intervistati ha dichiarato di aver subito almeno un atto di violenza, che si manifesta prevalentemente in forme verbali e psicologiche. Seguite da aggressioni fisiche per il 26% dei giovani. Discriminazioni (razziali, omofobiche, religiose o legate alla disabilità) per il 22%. E cat calling per il 17%. Non solo la violenza è diffusa, ma spesso avviene sotto gli occhi di molti. il 76% degli studenti ha assistito ad atti di bullismo o violenza. Di questi, il 46% è intervenuto attivamente. Un dato incoraggiante che dimostra una crescente sensibilità sul tema. La violenza ha ripercussioni gravi sulla salute mentale degli studenti. Gli effetti più comuni includono perdita di autostima, ansia sociale, isolamento e depressione. Quasi la metà degli studenti (48%) ha dichiarato di aver avuto bisogno di supporto psicologico, ma di non averlo ricevuto. Molti di loro raccontano di essersi sentiti ignorati o di aver visto le proprie richieste sminuite, come se il loro malessere non fosse abbastanza serio da meritare attenzione. Questa mancanza di ascolto può avere conseguenze profonde. Portando i ragazzi a chiudersi in sé stessi, a sentirsi soli e a non cercare più aiuto in futuro. Uno degli aspetti più preoccupanti dell’indagine è che il 41% degli intervistati non è riuscito a confidarsi con nessuno a causa della paura, della vergogna o della mancanza di fiducia nelle figure adulte di riferimento.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Supporto al dolore

Chi ha parlato, ha scelto prevalentemente la famiglia (44%) e gli amici (26%). Solo una piccola percentuale si è rivolta a uno psicologo, evidenziando la necessità di potenziare il supporto nelle scuole. Gli studenti hanno espresso con chiarezza quali interventi ritengono essenziali per combattere il bullismo e la violenza. Tra le soluzioni più richieste emerge la necessità di introdurre un’ora settimanale di educazione psicologica nelle scuole, per aiutare i ragazzi a comprendere e gestire le dinamiche relazionali in modo sano. Un altro aspetto fondamentale riguarda la presenza di sportelli di ascolto accessibili senza il vincolo della firma dei genitori, affinché gli studenti possano chiedere aiuto in modo autonomo e sicuro. Inoltre, viene sottolineata l’importanza di laboratori interattivi per sensibilizzare sul tema del bullismo e sulle conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Alcuni suggeriscono anche la creazione di app anonime che permettano di segnalare episodi di violenza e ricevere supporto in tempo reale. Secondo i ragazzi, il coinvolgimento attivo di docenti e famiglie è molto importante per aumentare la consapevolezza e prevenire il problema alla radice.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Giovani da ascoltare

“Questi numeri non sono solo statistiche, ma storie di dolore che non possiamo più ignorare. La scuola dovrebbe essere un luogo di crescita e sicurezza, e invece troppe volte diventa teatro di violenza e solitudine. I ragazzi ci stanno mandando un messaggio chiaro: hanno bisogno di ascolto, supporto e azioni concrete. Non possiamo più rimandare”, commenta Gabriele Maria Sada, amministratore delegato di ScuolaZoo. E bisogna “educare i ragazzi a riconoscere i segnali della violenza, e fornire loro strumenti per costruire relazioni sane e rispettose“. È anche per questo che è stato organizzato GeneratiON Tour, il progetto di ScuolaZoo dedicato all’educazione affettiva e relazionale, che attraversa le scuole italiane per aprire un dialogo su amicizia, amore e rispetto, con il supporto di esperti del settore. L’obiettivo è “dare più voce ai giovani e alle loro esigenze, raccontare i loro problemi, amplificare i loro desideri e, quando possibile, offrire consigli e soluzioni”. Infatti “i dati emersi dall’Osservatorio sul bullismo 2025 sono allarmanti e confermano ciò che vediamo quotidianamente. Cioè il bullismo lascia segni profondi nella salute mentale dei giovani. Ansia, depressione, isolamento e perdita di autostima sono solo alcune delle conseguenze che possono compromettere il benessere e lo sviluppo degli studenti. Il fatto che quasi la metà di loro abbia avuto bisogno di supporto psicologico senza riceverlo è una grave falla del sistema”. ScuolaZoo è la company di riferimento delle nuove generazioni e la community di studenti più grande d’Italia, con oltre 5 milioni di follower sui social. ScuolaZoo è una testata giornalistica, un rappresentante d’Istituto, un diario, un tour operator che porta in vacanza migliaia di studenti ogni anno, e molto altro. Fondata da Paolo de Nadai nel 2007, in 15 anni ha saputo coinvolgere e rappresentare due generazioni di adolescenti grazie a un sapiente mix di attività online e on field.

Foto di manseok Kim da Pixabay

Paure

Il 58% dei giovani sotto i 26 anni individua nel revenge porn il rischio maggiore che si corre sul web. Seguono l’alienazione dalla vita reale (49%), le molestie (47%) e il cyberbullismo (46%). Con l’abbassarsi dell’età è però proprio il cyberbullismo che diventa il rischio più temuto: indicato dal 52% degli under 20. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes, insieme alla community di Scomodo. Lo studio ha coinvolto oltre 2.700 ragazzi e ragazze sotto i 26 anni ed è stato lanciato per testimoniare il punto di vista dei più giovani sul tema della sicurezza in rete. Ciò che chiedono i ragazzi è una maggior regolamentazione del web. Il 70% ritiene, infatti, che regole più severe potrebbero essere utili nel limitare la violenza online. Il 13% rimane comunque scettico, sostenendo che una regolamentazione non servirebbe a niente. Solo il 6% ritiene che ciò potrebbe limitare la libertà. Se il revenge porn è il fenomeno più temuto, è perché i ragazzi si rendono conto dei rischi di condividere materiale intimo, come foto e video, con altri, con il partner o con gli amici. L’86% riconosce questa pratica come pericolosa. Percentuale che si alza tra le donne e si abbassa leggermente col crescere dell’età. I ragazzi sono inoltre consapevoli di poter denunciare la condivisione di materiali a contenuto intimo e chiederne la rimozione, anche se il 12,5% non sa cosa fare o pensa di non poter fare niente. Nonostante la consapevolezza dei rischi per la privacy oltre la metà degli intervistati dichiara di aver condiviso la password del proprio telefono o dei propri social media. A proposito di condivisione, il 75,6% considera una forma di controllo inaccettabile che il/la proprio/a partner acceda al cellulare per controllare quello che fa, solo il 2,5% al contrario pensa che sia una forma di rispetto, ma a più di 1 persona su 5 (22%) questo gesto non crea problemi. E il dato sale se si guardano le fasce di età più basse (32% per la fascia 15-19, 36% per gli under 14).

civica
Foto di Kimberly Farmer su Unsplash

Gen Z

Dall’Osservatorio indifesa emerge una generazione che ha esperienze di violenza e che la sa riconoscere, anche nelle sue forme più sottili. La metà dei ragazzi intervistati (48%) dichiara di aver subito un episodio di violenza. Le forme più comuni risultano: violenza verbale e psicologica (59,5%), catcalling (52%), bullismo (43%), molestie sessuali (38,5%). La violenza verbale e psicologica viene subita in egual misura da maschi e femmine e in percentuale più alta (78%) dalle persone non binarie. Invece le altre forme hanno una rilevante connotazione di genere, con catcalling (femmine 67%, maschi 6%) e molestie sessuali (F 45%, M 18%) subite in larga maggioranza dalle ragazze e, al contrario, bullismo (F 35%, M 66%) dai maschi. Sale moltissimo la percentuale di maschi under 14 che ha subito bullismo (89%) dimostrando che questa forma di violenza è particolarmente sentita nei contesti scolastici o tra gruppi di coetanei. Le persone non binarie sono, invece, vittime di tutte e tre le tipologie: al 50% di bullismo e cat calling e al 42% di molestie sessuali. L’incidenza di catcalling e molestie sessuali, inoltre, aumenta con l’età, mentre gli atti di bullismo sono più frequenti nelle fasce d’età più basse. Sebbene tra la GenZ sia forte la consapevolezza dei pericoli della rete, resta la scuola, trasversalmente per ogni età, il luogo dove, per la maggior parte degli adolescenti, è più probabile che avvengano episodi di violenza. E’ così per il 56,5% dei ragazzi e delle ragazze. Sono percepiti come pericolosi anche la strada (48%) e i luoghi di divertimento (47%) e sappiamo dai nostri Osservatori precedenti che anche il web si posiziona al 39%. Mentre maschi, femmine e persone non binarie sono ugualmente capaci di riconoscere la violenza verbale – dichiara di avervi assistito il 90% degli intervistati -, donne e adolescenti non binari sono più in grado, rispetto ai maschi, di riconoscere quella psicologica. Dichiara, infatti, di avervi assistito il 76% delle persone non binarie, il 75% delle femmine e il 64% dei maschi. La percentuale di chi ha assistito a episodi di violenza psicologica cresce, inoltre, con l’età.
Le forme di violenza verbale più frequenti sono: insulti e offese (95%), pettegolezzi e dicerie (63%), offese ad amici e parenti (41%), minacce (39%). Quelle di violenza psicologica: umiliazione ed emarginazione (78%), discriminazione (52%), messaggi in chat o sui social (33,5%).

Bambini a scuola. Foto: Legambiente

Isolamento dei giovani

Meno frequenti sono gli episodi di violenza fisica, ai quali comunque dichiara di aver assistito il 48% dei ragazzi. Percentuale che aumenta tra le persone non binarie e i maschi (NB 64%, M 57%, F 43%) e con il crescere dell’età. Le forme più diffuse risultano essere le aggressioni (75%), gli scherzi pesanti (51%) e abusi e sopraffazioni (26,5%). La perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri sono le principali conseguenze dell’essere vittima di violenza, è stata, infatti, dichiarata dal 63% degli intervistati. Seguono ansia sociale e attacchi di panico (36%), isolamento (25,5%), depressione (21%), disturbi alimentari (16%), difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico (12%), autolesionismo (10%), assenteismo (6%). Anche in questo caso ci sono delle differenze di genere, con l’isolamento che, nei maschi, è più frequente rispetto all’ansia sociale e agli attacchi di panico, più comuni tra le donne. I ragazzi non binari hanno percentuali più alte della media in quasi tutte le voci. Alla domanda: “se fossi vittima di bullismo e cyberbullismo con chi ne parleresti” è confortante notare che la maggioranza tra loro si confiderebbe con qualcuno. Solo il 7,5% degli adolescenti non ne parlerebbe con nessuno. Mentre il 45% ne parlerebbe con amici, il 31% con i genitori, e solo il 2,23% si rivolgerebbe a un insegnante. “Dall’Osservatorio indifesa di quest’anno emerge quanto i ragazzi e le ragazze siano consapevoli di ciò che accade sul web e dei rischi che corrono, purtroppo questa consapevolezza non basta a proteggerli. È, però, un punto di partenza importante su cui costruire, ad esempio, una regolamentazione che possa tutelarli, limitando e prevenendo la violenza online”.

Scelzo
Foto di Leon Seibert su Unsplash

Terre des Hommes

Sostiene Paolo Ferrara, direttore generale Terre des Hommes Italia: “La proposta di riforma legislativa, elaborata dai nostri esperti, mira proprio a una tutela più effettiva ai minori vittime di reati online. Con l’Osservatorio e tutte le iniziative della Campagna indifesa, ascoltiamo i giovanissimi, diamo loro uno strumento di confronto e li aiutiamo a leggere il mondo in cui vivono e riconoscere le diverse forme di violenza, discriminazione, bullismo. Siamo orgogliosi di avere al nostro fianco un partner consolidato come la Polizia Postale, con cui abbiamo siglato un protocollo di intesa proprio sul contrasto alla violenza online e siamo felicissimi che da quest’anno si siano uniti a noi gli amici di Scomodo, la comunità reale di under30 con cui intendiamo avviare nuovi percorsi di partecipazione giovanile, per noi la chiave del cambiamento. “Siamo entusiasti di collaborare con Terre des Hommes su temi che ci stanno profondamente a cuore, come la salute mentale, la sicurezza online e la qualità delle relazioni interpersonali. Sono argomenti fondamentali per la nostra generazione, che vediamo emergere costantemente nei nostri spazi di confronto e discussione, e sui quali scriviamo e ci interroghiamo da sempre,” dichiara la comunità di Scomodo. “Crediamo che il cambiamento passi dalla consapevolezza e dalla partecipazione attiva, e siamo convinti che questa collaborazione rappresenti un importante passo per ripensare le dinamiche di potere online e nella quotidianità. Con nuove responsabilità collettive possiamo raggiungere la costruzione di spazi sicuri”.

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