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DifendiAmo: i valori che la famiglia trasmette

Le iniziative per combattere e prevenire discriminazioni e disuguaglianze di genere, fino al drammatico fenomeno della violenza contro le donne

I valori da interiorizzare in famiglia. Un film che educa al rispetto e alla non violenza. Il cortometraggio “Il Mostro”, prodotto dall’associazione “DifendiAmo“, è stato presentato a Palazzo Lombardia. Il film, patrocinato da Regione Lombardia, ha come protagonisti Stefano Sala e Delia Duran, con la regia di Alex Belli, ed è stato prodotto da AIXB Studio. L’obiettivo è farlo proiettare negli ambienti istituzionali, nei luoghi d’interesse e soprattutto all’interno degli istituti scolastici. “Prevenire e contrastare la violenza di genere, è una priorità di Regione Lombardia. Tutte le nostre misure – osserva l’assessore regionale alla Famiglia Elena Lucchini – devono essere però accompagnate anche dalla promozione di un paradigma di valori che sanzioni ogni violenza contro le donne in tutte le sue manifestazioni e favorisca il diffondersi presso le istituzioni di una cultura a sostegno dei diritti della persona e del rispetto della donna”. È fondamentale, secondo la presidente di “DifendiAmo”, Maria Cristina Tramacere, “educare i ragazzi al rispetto e alla non violenza attraverso strumenti affini alle loro generazioni, attraverso un linguaggio diretto che sia a loro familiare. ‘Il Mostro’ in questo contesto, si erge a manifesto della lotta contro la violenza di genere in una chiave fruibile a ogni tipo di pubblico. Denunciando in modo realistico questa piaga sociale sempre più diffusa“.

Famiglia e istituzioni

Serve una sinergia famiglia-istituzioni, quindi. Supporto ai comuni per redigere bilanci di genere e animazione territoriale per famiglie, studentesse e studenti, docenti di scuole di ogni ordine e grado per promuovere la cultura delle pari opportunità e migliorare la qualità della vita di cittadine e cittadini. Sono le principali azioni di “Pari passo” (Per Attività di sensibilizzazione e sostegno), progetto triennale della provincia di Livorno sostenuto dalla Regione nell’ambito del rifinanziamento della sua legge sulla cittadinanza di genere. “Pari passo” è stato presentato nel corso di una conferenza stampa a Livorno nella sede dell’ente, a Palazzo Granducale. Dall’assessora regionale alle pari opportunità Alessandra Nardini e dalla presidente della Provincia di Livorno, Sandra Scarpellini. Grazie alla partecipazione al bando regionale lanciato nella scorsa primavera, la provincia di Livorno ha ottenuto un contributo di circa 552 mila euro. E le prime fasi del progetto sono state avviate. Saranno realizzate attività, coordinate dalla provincia di Livorno, di coinvolgimento, condivisione nonché affiancamento sul bilancio di genere dei comuni del territorio provinciale, a cui seguirà la redazione, per i tre anni di durata del progetto, del BiGe in uno degli enti coinvolti. Per quanto riguarda le scuole, le attività saranno diversificate in base al livello scolastico. Nelle primarie e medie ci saranno laboratori creativi mentre agli studenti e alle studentesse delle superiori saranno proposte proiezioni cinematografiche, cui seguiranno approfondimenti e confronti. Tre i temi conduttori delle attività, per affrontare la parità di genere su fronti diversi il primo tema sarà la storia. Il secondo le scienze, infine la cittadinanza attiva e il lavoro.
lessico
Manifestazione contro la violenza sulle donne / foto Insidefoto/Image

Emergenza globale

Dall’Italia all’Africa. Uomini “agenti di cambiamento“, per combattere la violenza di genere e promuovere la parità. Sostegno concreto alle vittime di violenza, in particolare domestica. Formazione alle ragazze per accrescere i loro saperi per consentire di acquisire una indipendenza economica ma anche un bagaglio di consapevolezza a partire dal proprio corpo. Non è un libro dei sogni ma una realtà che si sta realizzando in Uganda Orientale, grazie al progetto Action to Scale Up Reduction of Teenage Pregnancies Among Vulnerable Girls finanziato dall’Unione Europea e gestito da Amref Uganda e Uwonet, un network di donne ugandesi. Il tutto documentato con foto e video dal fotografo e videomaker Michele Spatari. E i numeri dimostrano la concretezza del progetto in attuazione nelle comunità di Namutumba e Bugiri. Oltre 500 ragazze adolescenti hanno ricevuto una formazione professionale e 3.000 giovani hanno avuto accesso ai servizi sanitari e di pianificazione familiare. Strategico è risultato aver coinvolto e formato 200 uomini che avranno il compito di essere dei modelli di riferimento (Model man) per contrastare la violenza contro le donne. Sono stati formati per condurre una vita rispettosa nei confronti delle donne e delle ragazze, per fare da mentori ai ragazzi su relazioni responsabili, mettere in contatto le donne vittime di violenze con i servizi di assistenza e sanitari. Ma non sono gli unici risultati.
Sudan
Foto di Allen Meki su Unsplash

Risultati

Gli effetti del progetto hanno consentito una riduzione del 30% del tasso di gravidanze adolescenziali, in una regione dove il 25% delle ragazze diventa madre prima dei 18 anni e questo grazie alla formazione degli operatori sanitari, il sostegno alle associazioni di genitori e insegnanti e la creazione di spazi sicuri per le sopravvissute alla violenza. Esther, 18 anni, dopo aver dovuto abbandonare la scuola a causa di una gravidanza precoce, ha trovato nel progetto l’opportunità per rifarsi una vita. Oggi, è diventata una piccola imprenditrice, avviando una sartoria che le permette di mantenere se stessa e suo figlio, ma anche di formare altre ragazze della sua comunità. “Quando ho iniziato questo percorso – spiega – non avrei mai immaginato di poter cambiare la vita di mio figlio. Ora, sono un esempio per altre ragazze. Voglio che sappiano che ce la possono fare anche loro“. Un altro esempio di cambiamento arriva da Suleiman Tenywa, un giovane di Namutumba, che racconta la sua esperienza: “Ho perso i miei genitori e questo mi ha fatto abbandonare la scuola. Prima di questo progetto, ero un cattivo esempio per la nostra comunità. Sono determinato a non lasciare che la mia sofferenza e la mia fuga dalla scuola determinino il mio futuro. Oggi mi impegno a essere un uomo responsabile, a diventare un modello positivo per gli altri”. Michael Bageya sottolinea l’importanza di questo approccio: “Lavoro con Amref nel progetto Scale Up. Sono il presidente dei Model Men di questa sub-contea e abbiamo insegnato alla comunità l’importanza di prevenire i matrimoni precoci e le gravidanze adolescenti. Problemi molto diffusi nel nostro territorio. Abbiamo organizzato incontri nelle chiese, nelle moschee, nelle scuole per sensibilizzare i genitori e la comunità sui benefici di mantenere le ragazze a scuola“.

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