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“Così regaliamo l'ultimo sorriso”

Vedere ancora una volta il mare, tornare nelle proprie terre natali, andare allo stadio per vedere la partita della squadra del cuore, oppure più semplicemente riabbracciare un parente che vive lontano. Quando si avvicina la fine della vita, spesso resta un ultimo desiderio che, a causa della malattia, non sempre può essere realizzato. Per aiutare a esaudire i sogni dei malati terminali, in Alto Adige è nato il progetto “Sogni e Vai”, gestito dall'Associazione Provinciale di Soccorso Croce Bianca e dalla Caritas Diocesana di Bolzano Bressanone. L'obiettivo è quello di accompagnare persone gravemente malate nell'ultima fase della loro vita e aiutarle a realizzare un desiderio. In Terris ne ha parlato con Renato Decarli, coordinatore del servizio hospice della Caritas di Bolzano.

Come è nata l'idea di “Sogni e Vai”?
“Da un viaggio che alcuni rappresentanti della Caritas e della Croce Bianca hanno fatto in Germania dove questa iniziativa è già attiva. Prima singolarmente, poi unendo le forze i due enti hanno provato a scrivere un progetto per renderlo possibile anche in Alto Adige”.

In cosa consiste?
“E' dare la possibilità a persone gravemente malate o giunte nella fase terminale della loro vita di poter esaudire un desiderio, come andare a visitare un luogo caro, andare a trovare un parente lontano. L'idea è offrire questa possibilità nel limite di una giornata, ecco, non stiamo parlando di viaggi che durano giorni”.

Qual è l'iter per accedere al servizio?
“A volte siamo contattati dalla famiglia stessa, a volte anche dal reparto di cure palliative, da una casa di riposo o di lunga degenza. Non c'è un limite di chi potrebbe chiedere l'attivazione di questo servizio”.

Al momento è attivo solo in Alto Adige?
“Sì, il servizio cerca di coprire le domande relativamente alla provincia di Bolzano, gestire qualcosa di esterno diventerebbe complicato”.

Come viene finanziato il progetto?
“Si autofinanzia con fondi e donazioni di singoli cittadini, aziende, alcune hanno dato una sorta di contributo annuale che serve per coprire le spese fisse. Si cerca di trovare degli sponsor per coprire i costi di gestione dell'automezzo e della logistica. Anche questi sono elementi che vanno tenuti in considerazione”.

Che tipo di automezzo viene utilizzato per trasportare i fruitori dell'iniziativa?
“Il mezzo ha tutti i parametri per poter essere definito un automezzo di trasporto per persone gravemente malate, ha quasi tutte le caratteristiche di un'autoambulanza. L'unica cosa che si discosta un po' è l'aspetto esteriore modificato per evitare di dare la sensazione che ci si trovi su un mezzo del pronto soccorso. Una delle particolarità sono i finestrini oscurati che però danno la possibilità ai passeggeri di poter vedere l'esterno. Inoltre, offre la possibilità di trasportare anche gli accompagnatori, o un parente. Ma allo stesso tempo offre la garanzia di poter avere l'assistenza sanitaria di medici e infermieri. 

I volontari che accompagnano i passeggeri, seguono dei corsi di formazioni speciali?
“I passeggeri sono accompagnati da alcuni operatori del servizio unico di emergenza e quindi stiamo parlando di infermieri o medici. Poi ci sono quelli che chiamiamo volontari che devono partecipare a diverse ore di corso per avere le basi per poter dare un servizio adeguato”.

Da quanto tempo è attivo il servizio? Quanti viaggi sono stati fatti fino ad oggi?
“Sogni e Vai è attivo dal dicembre del 2017, quando è stato presentato ufficialmente al pubblico. Sono stati fatti alcuni viaggi, addirittura uno anche antecedente al lancio del servizio perché era arrivata una richiesta urgente e dovevamo organizzarla in breve tempo. Sono stati fatti viaggi al mare, un'altra volta abbiamo accompagnato un anziano a trovare un parente in Austria, un’altra persona è stata accompagnata all'Osservatorio astronomico che è in provincia di Bolzano. Parlare di grandi numeri o cifre è un po' difficile, perché ci si deve mettere nell'ordine di idee e capire cosa significa e cosa comporta organizzare un viaggio. L'obiettivo su cui si punta molto è di mettere questo progetto al servizio di quelle persone che hanno effettivamente difficoltà ad essere trasportate. Il desiderio potrebbe essere di chiunque, ma noi entriamo in gioco solo quando il trasporto, se organizzato dalla famiglia del paziente, potrebbe risultare difficoltoso o proprio impossibile per motivi sanitari”. 

Pensa che questo servizio possa essere attuabile anche in altre regioni? Sarebbe possibile espandere il progetto, magari attivando altre Caritas diocesane?
“Probabilmente sì. Ovviamente la realizzazione di un progetto simile è legato alla disponibilità delle associazioni che operano sul territorio. Bisogna tenere in considerazione diversi fattori, cha vanno dai costi alla disponibilità dei volontari. Limiti non ce ne sono se non quelli strutturali. Inoltre, è necessario tenere presente che è un servizio che ha bisogno di un sistema organizzativo, di chi si occupa della raccolta delle richieste e c'è la necessità di personale stipendiato e volontario. Ovvio che cimentarsi con un progetto così ha sempre a che vedere con quello che è possibile finanziare rispetto a quello che potrebbe essere l'idea in sé”.

Al momento avete dei viaggi in programma?
“Sì, al momento in ballo c'è una richiesta per una signora che vorrebbe andare a vedere una partita di calcio della Juventus. Stiamo cercando una soluzione fattibile in un arco di tempo utile. Ecco, l'organizzazione si sta muovendo per poter rendere possibile questo desiderio. Il tempo di realizzazione di un viaggio varia a seconda della richiesta e delle condizioni della persona. Ovviamente si cerca di dare una risposta nel più breve tempo possibile”. 

I sogni quindi sono senza limiti…. 
“Più o meno. Dobbiamo tenere sempre conto della logistica e del trasporto che non deve diventare difficile. Lavorando in collaborazione con gli enti e i contatti, si cerca di realizzare qualsiasi richiesta. Spesso i sogni si fermano di fronte a delle difficoltà oggettive, se a questo si aggiungono i problemi di deambulazione o sanitari della persona, i sogni vengono subito etichettati come irrealizzabili. Per cui creare un progetto così significa mettere insieme tutte le energie, risorse e forze per poterli trasformare in realtà”.

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