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Cnel-Made in Italy: l’urgenza di una politica energetica comune

"La competitività deve essere interpretata come un fattore di crescita, sviluppo e aumento del benessere individuale e collettivo", spiega Paolo Pirani

Il Cnel segnala l’urgenza di investire nell’energia. L’assemblea del Cnel ha approvato un documento di Osservazione e Proposte su “Made in Italy e politiche industriali. Il testo è  frutto di un’istruttoria svolta dal gruppo di lavoro costituito insieme al Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) che hanno approfondito temi connessi alle politiche industriali. E cioè capitale umano, fonti di finanziamento, costi dell’energia, innovazione nei processi produttivi, analisi settoriali, crisi aziendali. Tra i vari aspetti evidenziati dal Cnel vi è la necessità di porre in primo piano le materie prime e l’energia. In particolare, si sottolinea come non sia più rinviabile, dati i costi eccessivi, la definizione di una politica energetica comune e l’attivazione di più fonti energetiche in modo complementare. Viene anche ribadita l’opportunità di sostenere i settori e gli ambiti in cui il Paese è competitivo, come i comparti moda, agroalimentare, automotive, biotecnologie, chimica. Queste politiche devono essere inquadrate in un’ottica europea, tenuto conto di quanto rappresentato nel Rapporto Draghi, che richieda l’attivazione di una significativa mole di risorse nell’ambito della cornice di una politica industriale europea. “Le politiche industriali – ha spiegato il consigliere Paolo Pirani – devono essere calate nel contesto sociale. La competitività deve essere interpretata come un fattore di crescita, sviluppo e aumento del benessere individuale e collettivo. In questo quadro, quindi, è fondamentale investire nella formazione e nel capitale umano”.

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Foto di myenergi su Unsplash

Appello del Cnel

In particolare, si sottolinea come non sia più rinviabile, dati i costi eccessivi, la definizione di una politica energetica comune e l’attivazione di più fonti energetiche in modo complementare. Viene anche ribadita l’opportunità di sostenere i settori e gli ambiti in cui il Paese è competitivo, come i comparti moda, agroalimentare, automotive, biotecnologie, chimica. Queste politiche devono essere inquadrate in un’ottica europea, tenuto conto di quanto rappresentato nel Rapporto Draghi, che richieda l’attivazione di una significativa mole di risorse nell’ambito della cornice di una politica industriale europea. “Durante gli incontri tenuti dal gruppo di lavoro Cnel-Mimit – ha dichiarato il consigliere Paolo Pirani – sono emerse varie questioni di grande importanza, tra cui la necessità di aggiornare e rivedere il sistema degli incentivi, la governance della politica industriale a livello europeo, l’impatto delle transizioni secondo i settori economici e produttivi, i processi di ricollocazione e sostituzione di varie attività produttive (ad esempio nel comparto chimico e delle plastiche), l’individuazione delle fonti energetiche. Le politiche industriali – ha aggiunto Pirani – devono essere calate nel contesto sociale. La competitività deve essere interpretata come un fattore di crescita, sviluppo e aumento del benessere individuale e collettivo. In questo quadro, quindi, è fondamentale investire nella formazione e nel capitale umano”.

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Foto di Burly Vinson: https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-a-fuoco-poco-profondo-della-luce-gialla-della-stringa-185699/

Tradizioni

Intanto il Cnel e l’associazione Marchi Storici d’Italia hanno sottoscritto un protocollo d’intesa volto a valorizzare, diffondere e approfondire la conoscenza sui marchi storici e il loro impatto economico e culturale. L’accordo è finalizzato a promuovere studi e pubblicazioni, campagne divulgative ed eventi pubblici, nonché percorsi formativi e laboratori didattici, anche in collaborazione con scuole e università, sull’importanza dei marchi storici e del Made in Italy. L’intesa, inoltre, intende favorire la realizzazione di programmi di formazione continua per imprenditori e manager, con focus sulla gestione dei diritti di proprietà intellettuale, innovazione e strategie di marketing per i marchi storici. Il Cnel e l’associazione Marchi Storici d’Italia potranno individuare ulteriori aree ed ambiti tematici di comune interesse, elaborando e realizzando proposte e programmi operativi, anche con riferimento agli altri accordi sottoscritti dal consiglio. “Valorizzare i marchi storici – dice il presidente del Cnel Renato Brunetta – vuol dire rafforzare il Made in Italy, di cui sono un asset di eccezionale rilevanza. Il Cnel è intenzionato a fare la sua parte. E per questo firmiamo oggi questo protocollo d’intesa con l’associazione Marchi Storici, nel quadro di un più ampio percorso strategico di ridefinizione e rilancio della politica industriale su cui ci siamo incamminati da tempo in stretta sinergia con il Mimit”.

Ingresso di Villa Lubin, sede del CNEL, Consiglio Nazionale dellEconomia e del Lavoro, Roma, 6 dicembre 2016.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Contesto globale

“Il protocollo d’intesa- dichiara Massimo Caputi, presidente dell’associazione Marchi Storici d’Italia – segna un traguardo importante nella valorizzazione e la tutela dei marchi storici italiani, autentici custodi dell’identità economica, culturale e sociale del nostro Paese. Ad oggi, i marchi storici riconosciuti dal Mimit sono oltre 800. Testimoniando il ruolo fondamentale di queste imprese per il Made in Italy. Grazie alla collaborazione con il Cnel, possiamo favorire una maggiore consapevolezza sull’importanza strategica di questi marchi. Non solo simboli del saper fare italiano nel mondo, ma anche motori di innovazione. Insieme lavoreremo per rafforzare la competitività e l’eccellenza dei nostri marchi. Contribuendo a sostenere il tessuto produttivo del nostro Paese in un contesto globale in rapida trasformazione“.

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