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Nel “pantheon del Bene” la memoria diventa testimonianza: i nuovi Giusti

Papa

Foto di Moshe Harosh da Pixabay

I Giusti sono stati capaci di preservare i valori umani in frangenti storici di sofferenza e di prova individuale e collettiva. Personaggi entrati nella storia attraverso esperienze di vita tra loro profondamente diverse ma accomunate dalla centralità del Bene. Appuntamento il 29 novembre, prima a Casa Sanfilippo – con una tavola rotonda che ne presenterà i profili- poi nel Parco Archeologico. Dove nel Giardino dei Giusti si svolgerà  la cerimonia di dedicazione, alla quale seguirà una conferenza di Federica Montevecchi dedicata a Empedocle. Assuntina Gallo Afflitto,  fondatrice e anima dell’Accademia di Studi Mediterranei, afferma: “Siamo certi che questa iniziativa dedicata alla memoria dei  Giusti, avrà un forte impatto sul piano educativo e formativo dei partecipanti. Le testimonianze proposte costituiscono esempi luminosi da  non dimenticare. E soprattutto  da additare alle nuove generazioni particolarmente disorientate in questo periodo storico, caotico, e, a tratti persino disumano”.

Foto di Tim Kilby su Unsplash

Memoria plurale

Aggiunge Assuntina Gallo Afflitto: “La memoria può diventare una mera e astratta facoltà cerebrale, quando non riflette le tante memorie che si relazionano, si integrano,
necessarie alla formazione e all’elevazione della coscienza umana. La storia non si scrive né si interpreta con i se e con i ma. Alcuni avvenimenti storici, non possono essere ricordati nell’insieme soltanto perché rivestono carattere storico. Senza l’attenzione di un
giudizio di ‘condanna morale’, permanentemente ribadito, quei fatti della storia finirebbero con l’essere sminuiti o denegati, come purtroppo è già accaduto. Oppure finirebbero col nascondersi l’un l’altro“. E avverte: La memoria, perché sia educativa, attenta, strumento vigile ed efficace, dev’essere supportata da tante memorie. Ecco perché il nostro impegno è quello di porre l’accento sulla pluralità della memoria. Al tempo stesso è utile a accendere i riflettori dell’attenzione civile e culturale sulla genesi ideologica di tanti, troppi disumani fenomeni. “.

Foto © Giuliano Del Gatto

Nel segno dei Giusti

Torna ad Agrigento l’appuntamento annuale dedicato ai “Giusti dell’Umanità” che venerdì 29 novembre vedrà, dopo un convegno presso Casa Sanfilippo  – cui parteciperanno noti studiosi–  la cerimonia per la collocazione  delle stele dedicate ai nuovi personaggi che l’Accademia di Studi Mediterranei in collaborazione con il Parco Archeologico e Paesaggistico ha deciso di onorare nel suo singolare “pantheon del Bene”. Sono Oscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo salvadoregno assassinato –mentre celebrava messa– per aver provato a fermare la violenza nel suo Paese, poi canonizzato da Papa Francesco. Mohammed V, re del Marocco, sostenitore della decolonizzazione, del quale si ricorda la protezione accordata alla comunità ebraica marocchina. Giorgio la Pira, tra i principali artefici della Carta Costituzionale, per tre volte sindaco di Firenze e più volte deputato, l’uomo consapevole del ruolo assunto sul piano politico e sociale dal Mediterraneo, culla della cultura occidentale e delle tre religioni monoteiste. Salvo D’Acquisto, il giovane carabiniere che accettò di morire sacrificandosi per per salvare la vita di ventidue civili condannati da una rappresaglia nazista. Don Alcide Lazzeri, il parroco di Civitella -in Val di Chiana- ucciso dai nazisti  per salvare il paese, una morte “in odio alla fede” che lo ha portato sugli altari.

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Programma

Alle stele loro dedicate, in un’area adiacente al “Giardino dei Giusti”, verrà collocata anche un’opera con un testo di don Carmelo Mezzasalma, quale tributo alla figura poliedrica di Empedocle di Akragas. filosofo, poeta, taumaturgo, uomo della democrazia,  pensatore di confine che ancora ci invita a riflettere. Particolarmente denso di eventi il programma della giornata del 29 novembre al quale hanno già confermato la loro partecipazione centinaia di studenti di ogni ordine e grado di Agrigento e provincia con i loro docenti: Alle 9,15, nella Sala delle Conferenze di Casa Sanfilippo, dopo l’introduzione ai lavori del presidente dell’Accademia il vescovo salesiano Enrico dal Covolo, già Rettore della Pontificia Università Lateranense. E gli indirizzi di saluto da parte delle autorità agrigentine. Ossia il sindaco Francesco Micciché, l’arcivescovo Alessandro Damiano, il prefetto Filippo Romano, la dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Maria Buffa. Nonché degli architetti Guseppe Parello  e Roberto Sciarratta, rispettivamente presidente del Consiglio e direttore del Parco Archeologico e Paesaggistico di Agrigento, e del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, socio onorario dell’Accademia, si svolgerà la presentazione dei profili dei “nuovi” Giusti  affidata a relatori che hanno contribuito ai lavori preparatori dell’appuntamento.

Foto di Tim Marshall su Unsplash

Testimoni del Bene

In particolare del presule salvadoregno Romero parlerà l’arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano. Del re Mohammed V,  l’ambasciatrice del Marocco presso la Santa Sede, Rajae Naji El Mekkaoui. Di La Pira offrirà  un ritratto il saggista Marco Roncalli. Il parroco don Lazzeri sarà ricordato dal docente universitario don Alessandro Andreini. Mentre il profilo di Salvo d’Acquisto sarà tratteggiato dal colonnello Nicola De Tullio, comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Agrigento che parlerà alla presenza del fratello di Salvo d’Acquisto, Alessandro. Concluso il convegno alle 11 ci sarà la cerimonia di dedicazione nel Giardino dei Giusti. Con lo svelamento dell’opera dedicata ad Empedocle da parte degli architetti Parello e Sciarratta. A seguire, alle 12, la figura di Empedocle di Akragas sarà al centro di una lectio magistralis tenuta sulla collina della Valle dei Templi -fra quello di Giunone e quello della Concordia- da parte di una delle sue massime studiose: Federica Montevecchi, cui si devono edizioni critiche delle opere empedoclee. Un momento atteso in una città che si accinge a diventare capitale italiana della cultura. E non può dimenticare il concittadino che l’ha espressa nella forma più alta. Riflettendo, già nel V secolo a. C., sulle radici fondamentali dell’esistenza umana.

Giacomo Galeazzi: