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Caso Lambert, la decisione del medico

Momenti di apprensione in Francia per Vincent Lambert, il 42enne tetraplegico ricoverato all'ospedale Chu Sebastopol di Remis, divenuto il simbolo del dibattito sul fine vita nel Paese d'Oltralpe. Questa mattina il medico ha deciso di “interrompere i tratamenti”, secondo quanto riferiscono fonti citate dall'emittente Bfm-Tv. 

La storia di Lambert

Il suo calvario inizia nel settembre 2008 quando Vincent, infermiere, è vittima di un terribile incidente mentre è alla guida della sua motocicletta. Dopo il trasporto al pronto soccorso la diagnosi è impietosa: non potrà più muoversi, alimentarsi, espletare da solo i suoi bisogni fisici. I medici spiegano ai familiari che il proprio congiunto resterà per sempre in uno stato di coscienza minima. Una condizione diversa da quella vegetativa: il paziente in questi casi può, infatti, manifestare comportamenti e piccole reazioni, ma è impossibile stabilire se li comprenda.

Una famiglia lacerata

Un caso doloroso e drammatico quello di Vincent, non solo per la tetraplegia che lo ha ridotto a un vegetale, ma anche per la lacerazione della sua famiglia. Da un lato la moglie Rachel e due dei suoi 7 fratelli che chiedono di staccare la spina, dall'altro i genitori e gli altri cinque fratelli che chiedono di mantenere in vita il loro familiare

Le tappe dei vari ricorsi

Nel 2013, l'equipe del dottor Eric Kariger decide di non proseguire con l'alimentazione artificiale con il consenso della signora Lambert. Nella decisione non vengono coinvolti i genitori che si appellano al tribunale amministrativo di Chalons-en-Champagne e l'11 maggio dello stesso anno ottengono l'interruzione del protocollo. Nel settembre del 2014 si riunisce una nuova commissione di esperti che a maggioranza vota a favore dell'eutanasia. I genitori si rivolgono nuovamente al giudice amministrativo ottenendo un pronunciamento a loro favore. La moglie e due dei suoi fratelli presentano ricorso al Consiglio di Stato che accoglie le richieste del procuratore Keller, annullando la decisione proveniente da Chalons-en-Champagne. I genitori non demordono e si rivolgono alla Corte di Strasburgo, la quale dichiara che la procedura di sospensione delle cure è conforme alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Tra il 2016 e il 2018 diversi tribunali francesi, e per due volte la Corte di Cassazione, confermano la legittimità dello stop ai trattamenti sanitari.

L'intervento di Papa Francesco

Il 20 maggio 2019, l'ospedale inizia la procedurea per l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione. Anche se non citando direttamente il caso di Vincent, Papa Francesco è intervenuto su Twitter chiedendo di pregare “per quanti vivono in stato di grave infermità. Custodiamo sempre la vita, dono di Dio, dall'inizio alla fine naturale. Non cediamo alla cultura dello scarto“. 

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Il 21 maggio 2019, in seguito al ricorso dei genitori, la Corte d'Appello di Parigi ha ordinato la ripresa delle cure palliative che erano state sospese il giorno precedente. 

La legge Claeys-Leonetti

In Francia il tema del fine vita è regolato dalla legge Claeys-Leonetti, varata nel 2016, che pur vietando eutanasia e suicidio assistito, prevede l'interruzione delle cure per il mantenimento artificiale in vita di un paziente in caso di accanimento terapeutico, contro il volere del paziente o in seguito a una decisione collegiale. La legge prevede anche che, oltre alle procedure per la fine delle cure palliative, sia garantita una sedazione “controllata, profonda e continua” e la somministrazione di analgesici “per precauzione”.

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