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Bibbia in classe: i quattro motivi della scuola

Ministro Valditara, poesia e storia dell'Occidente, ecco i nuovi programmi scolastici

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“Il più grande dono che Dio ha fatto all’uomo è la Bibbia”, afferma Abramo Lincoln. Il crescente apprezzamento per il Testo Sacro si riflette anche sul successo editoriale: nel 2024 le copie vendute hanno registrato un incremento del 21% rispetto all’anno precedente. Latino alle medie, alle elementari la Bibbia come l’Odissea e la storia basata sull’Occidente: il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara fa il punto su una delle riforme più importanti del suo mandato. “Le nuove indicazioni nazionali pubblicate ieri entreranno in vigore dal settembre 2026, perché dobbiamo dare il tempo alle case editrici, ultimata la consultazione pubblica, di scrivere i nuovi libri di testo. I programmi delle scuole superiori cambieranno dall’anno successivo”, spiega il titolare del dicastero di viale Trastevere. Alla domanda sul perché il latino, Valditara risponde: “Per quattro motivi: è una palestra di logica e abitua al ragionamento; come diceva Gramsci, abitua a studiare. Aiuta a capire la grammatica e sintassi italiana e ad esprimersi meglio; è la testimonianza di una civiltà che ha condizionato la civiltà occidentale, la nostra”. 
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Foto di James Chan da Pixabay

Da dove veniamo

A proposito del fatto che il programma di Storia è tutto basato sull’Occidente, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara afferma: “Perché è fondamentale capire chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. Dedicheremo due interi anni delle elementari a studiare i greci e i romani e l’impatto del cristianesimo sul mondo classico“. Quanto a egizi, fenici e sumeri, “si studieranno come civiltà del Mediterraneo in terza elementare, dove si contrae la parte dedicata ai dinosauri e alla preistoria. E poi sarà raccomandata un’attenzione alla parte più recente della storia. Dalla Seconda guerra mondiale alla fine del secolo scorso”. Sul fatto che la Bibbia sia messa insieme a Iliade e Odissea come fonte storico/letteraria, Valditara afferma: “La Bibbia come l’Iliade e l’Odissea è una grande testimonianza culturale. Penso all’Ulisse di James Joyces come ad un esempio di quanto vitale sia questa tradizione nella cultura europea. La Bibbia è a fondamento di molta parte della nostra arte, della nostra letteratura e della nostra musica. L’insegnante leggerà e commenterà con i bambini alcuni passi”. Come dice Papa Francesco, “la Bibbia è il libro attraverso cui Dio parla”. Quindi è “un libro che brucia come il fuoco. Non esiste per essere messa sullo scaffale, ma per essere presa in mano, per leggerla spesso, ogni giorno, da soli o in compagnia“.
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Foto di Stephen Radford su Unsplash

Bibbia oggi

Intanto ieri alla chiesa di Santa Maria della Pietà a Bologna si è svolto l’evento “La Bibbia: istruzioni per l’uso” con il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, il professor Alberto Melloni e il giornalista-scrittore Aldo Cazzullo. Per l’occasione è stata presentata la nuova edizione della Bibbia di Gerusalemme che ha appena compiuto il suo cinquantesimo anniversario dalla prima pubblicazione in Italia. Basata sugli studi dell’École Biblique “La Bibbia di Gerusalemme” è frutto di un lavoro filologico e archeologico approfondito, questa Bibbia si distingue per la fedeltà ai testi originali e per un apparato di note esegetiche molto ricco. Ed è ancora oggi un riferimento imprescindibile per studiosi e lettori. L’incontro ha  rappresentato un’occasione unica per riflettere sul potere trasformativo della Bibbia. Un testo che ha segnato e continua a ispirare la cultura e la spiritualità di milioni di persone. Durante l’evento si è esplorato il testo sacro sotto una nuova luce, come una medicina capace di curare, ma anche di stimolare domande e aprire nuovi orizzonti di comprensione. Un’occasione per riscoprire la bellezza e l’attualità della Bibbia di Gerusalemme.

Foto di Katherine Hanlon su Unsplash

Scuola

La Bibbia a scuola: il testo e l’ermeneutica della vita dell’insegnamento di religione cattolica (Irc) è stato il tema del XIX corso di aggiornamento regionale che si è svolto a Santa Cesarea Terme, rivolto a ottanta docenti della disciplina di ogni ordine e grado. Un focus che interroga ancora chi si trova a dover declinare nelle proprie classi la Sacra Scrittura all’interno di una cultura occidentale che in tante sue espressioni si è ispirato ad essa. Sotto il coordinamento di don Ciro Marcello Alabrese, segretario dell’Ufficio regionale Irc, i lavori si sono aperti con una relazione sul tema “Il concetto di competenza religiosa in prospettiva pedagogico-didattica”. Durante la quale Fabio Mancini, partendo dalla necessità per la Chiesa di tornare ad evangelizzare se stessa, riscrivendo possibilmente i linguaggi dell’annuncio, ha portato gli insegnanti ad interrogarsi sul senso che oggi ha la “competenza religiosa” e sulle sue caratterizzazioni, invitando ad andare dal semplice al complesso, dall’esterno all’interno e dall’astratto al situato. Ha in questo modo evidenziato come la competenza religiosa all’interno del lavoro del docente di religione debba essere intesa come stile di apprendimento, di ragionamento, di disposizione comportamentale e valoriale che concorre nella formazione integrale della persona, nello sviluppo della mente, dell’anima e della volontà. Michele Illiceto nell’affrontare il tema “L’importanza di un approccio diretto ad un testo scritto” ha messo invitato i docenti-corsisti presenti a tener presente la realtà attuale della società e della scuola, cui ne specchio. “Il contesto in cui vi ritrovate ad insegnare – ha detto – vi porta a parlare di Dio in un mondo che ormai lo ignora, che lo ha sostituito con altri idoli. Ha perso Dio, trasformando quelli che un tempo erano credenti in creduloni”. Ha insistito, infine, sulla necessità di leggere la Bibbia, farne conoscere i contenuti, perché “la Bibbia profuma della vita che è stata colta nei suoi diversi momenti. Solo attraverso il filtro della vita degli studenti possono rileggere la Bibbia”.

 

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