All’Ara Pacis (monumento bimillenario dedicato da Cesare Augusto alla prosperità), Roma celebra l’opera omnia di Franco Fontana: la carriera del maestro modenese in oltre 200 foto. Franco Fontana è uno dei fotografi italiani contemporanei più celebri a livello internazionale. Nato a Modena nel 1933, comincia a fotografare a livello amatoriale nel 1961. Fin dall’ inizio si dedica ad una ricerca estetica focalizzata sull’ espressione astratta del colore. Tiene le sue prime esposizioni personali nel 1965 a Torino e nel 1968 a Modena. Da quel momento la sua carriera sarà un susseguirsi di successi, coronata da mostre nei più importanti musei a livello mondiale. Numerosi i premi e le collaborazioni con istituzioni culturali internazionali. Oltre 200 fotografie disseminate in uno spazio immersivo che raccontano ne raccontano la storia e la carriera. Con le sue linee e i suoi paesaggi geometrici in grandissima parte a colori, Franco Fontana è divenuto uno dei principali fotografi italiani.
L’omaggio di Roma
E’ il percorso proposto a Roma dalla mostra “Retrospective”. L’esposizione rimarrà al Museo dell’Ara Pacis fino al 31 agosto. “Fontana è stato il precursore della fotografia a colori in un momento in cui i fotografi utilizzavano quasi solo il bianco e nero“, sottolinea la direttrice dei Musei civici della Sovrintendenza capitolina, Ilaria Miarelli Mariani. Si tratta della prima mostra monografica dedicata in Italia a Fontana. Curata da Jean-Luc Monterosso, l’esposizione guida il visitatore alla scoperta dell’universo creativo del fotografo. Svelandone aspetti inediti e ripercorrendone l’evoluzione a partire dai paesaggi naturali e urbani che caratterizzano gran parte della sua produzione fin dagli anni Sessanta. “Come ho iniziato a fare il fotografo? Sono stato fecondato da me stesso, da quel che ho visto e ho pensato; quando ho fatto il militare – spiega Fontana – c’era uno che faceva foto e ho cominciato a farle anch’io. All’inizio nel tempo libero poi pian piano a tempo pieno. Vendendo un’attività che avevo all’epoca sono stato in grado per qualche anno di girare e conoscere gente: la fotografia è diventata importante, ha dato significato alla mia vita. E mi ha portato qui davanti a voi che mi donate parte del vostro tempo come io lo dono a voi”.
Reciprocità
Una reciprocità che ha caratterizzato anche la sua opera: “non sono un fotografo di paesaggi o di persone, fotografo quello che la vita mi porta e che rappresenta a 360 gradi quello che siamo. Se fotografo un paesaggio io divento il paesaggio e lui diventa me, è una fusione” dice ancora il maestro che non rinnega le foto fatte per i giornali, anche di moda, perché “ho fotografato quello che mi pareva“. Ma, avverte, “c’è una grossa differenza fra la fotografia di committenza e quella di ispirazione. Io sono quello che vedete qui”. Rivendica la scelta forte delle foto ai colori: “il bianco e nero è tutto inventato. Chi vive una vita in bianco e nero ha una bella sfortuna” sorride, mentre tra pellicola e digitale non ravvisa una grande differenza: “Faccio foto come se usassi ancora la pellicola, a me interessa il risultato“. E tra paesaggi naturali, ombre, acqua, il viaggio nella mostra porta il visitatore a ripercorrere, dice Monterosso, fondatore e direttore della Maison Européenne de la Photographie di Parigi, “un panorama di oltre 60 anni della carriera di Fontana che ha sperimentato un po’ di tutto” a partire dalla scelta della pellicola, l’Ektachrome, meno cara della Kodachrome ma soprattutto dalla sviluppo meno elaborato, fattibile anche a Modena. A segnare la carriera del fotografo e la sua produzione artistica è la pubblicazione nel 1978 del volume Skyline.
Mostra a Roma
La mostra prosegue con una serie di scatti di paesaggi naturali catturati nelle varie sfumature delle quattro stagioni. Mare, neve e pianure verdeggianti che culminano nella celebre immagine “Puglia 1978” divisa in due blocchi di colori contrastanti, azzurro del cielo e giallo del grano. Il percorso di visita continua con fotografie che danno conto dello studio sull’ombra del maestro. Nel 1979 Ralph Gibson invita i più influenti fotografi dell’epoca a contribuire al libro Contact Theory con un intero rullino in bianco e nero. Fontana accetta la sfida e sceglie come soggetto il Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur creando opere caratterizzate da un’atmosfera metafisica che quasi evoca i dipinti di De Chirico. Queste opere introducono una serie di scatti realizzati in Francia e in Asia che catturano persone in contesti urbani come Parigi 1994 e Tokio 1983. E poi ancora l’acqua e in particolare quella della piscina, un spazio esplorato da Fontana tra il 1982 e il 1987 con dipinti che celebrano la luce e i colori della California. Un tema esplorato anche dal pittore americano Edward Hopper ma con una vena più malinconica. Per Fontana la piscina è anche un’occasione per esaltare la bellezza delle forme femminili realizzando immagini di una sensualità discreta, che troverà nell’utilizzo della Polaroid la sua massima espressione.