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Appropriatezza prescrittiva: il punto sul Ssn

I temi al centro del decimo congresso nazionale dell'Associazione italiana Scompensati Cardiaci (Aisc Aps)

L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e le società scientifiche condividono l’impegno per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie. La salute pubblica, quindi, come obiettivo di un’azione collettiva per il bene dei singoli e della società nel suo insieme. Ne è un esempio il progresso della ricerca sulle malattie del cuore. Gestione dello scompenso cardiaco, coinvolgimento dei pazienti e nuove terapie in fase di sviluppo sono i temi al centro del decimo congresso nazionale che l’Associazione italiana Scompensati Cardiaci (Aisc Aps) che è stato organizzato a Roma, presso l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata. L’obiettivo dell’evento è stato quello di valorizzare la partecipazione attiva dei pazienti per migliorare l’assistenza sanitaria. “Quest’anno – afferma Salvatore Di Somma, direttore del Comitato scientifico dell’Aisc – il paziente non è solo destinatario, ma parte propositiva del cambiamento. Avanzando proposte concrete per ottimizzare i processi assistenziali“. Il congresso è stata un’occasione di confronto fra tutti gli attori del sistema sulle nuove opportunità che la ricerca scientifica mette a disposizione. “La telematica, il Fascicolo sanitario elettronico, le Case di Comunità, le Icot, le farmacie di servizio, i medici di medicina generale in grado di rispondere immediatamente alle necessità dei pazienti per noi affetti da scompenso cardiaco possono cambiarci la vita. Sia in termini di durata sia di qualità. In quanto in grado di assicurare la diagnosi precoce, la presa in carico e allontanamento della situazione di emergenza”, afferma Rossana Bordoni, presidente di Aisc. “Siamo pronti a fare la nostra parte, ci presentiamo come pazienti formati ed informati. Ma è necessario che in questo processo di cambiamento della sanità, ormai imprescindibile, la nostra voce costruttiva e propositiva venga ascoltata dal governo centrale e regionale”, aggiunge Bordoni.
Aifa
CREDIT: CARLO CARINO BY AI MID

Osservatorio Aifa

La scarsa aderenza del paziente alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche. A sottolinearlo è l’Aifa nel rapporto OsMed intitolato “l’uso dei farmaci in Italia”. Nel caso di terapie croniche, “inadeguati livelli di aderenza e persistenza al trattamento sono associati a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, morbilità e mortalità“. Ciò  rappresenta un danno sia per il paziente che per il Servizio Sanitario Nazionale. E la popolazione anziana è quella più a rischio per la compresenza di più patologie che richiedono un trattamento farmacologico. Tanto che oramai un anziano su tre (il 28,5%) assume 10 o più farmaci diversi in corso d’anno. Mentre il 68% degli over 65 ha ricevuto prescrizioni per almeno 5 medicinali diversi. Emerge anche dal rapporto dell’Aifa che 3 pazienti su 10 assumono almeno 5 medicinali diversi per sei o più mesi l’anno. Si tratta di un andamento crescente con l’aumentare dell’età. Fino a toccare il picco del 44% di quelli che hanno 89 anni e sono in politerapia con almeno 5 farmaci. Una condizione che rende più difficile l’aderenza alle terapie anche se, da un’analisi del tavolo Aifa sulla prescrizione di precisione, risulta che dal 2014 al 2022 il 30% dei pazienti in politerapia si è visto de-prescrivere almeno un farmaco. L’aderenza alla terapia, poi, varia a seconda della categoria terapeutica. Maggiori criticità si osservano per le terapie farmacologiche per asma e BPCO (20% di pazienti con alta aderenza), per gli antidiabetici (34%) e gli ipolipemizzanti (44%). Minori criticità si registrano per la terapia con farmaci per il trattamento dell’osteoporosi (68% di pazienti con alta aderenza) o dei disturbi genito-urinari (65% di pazienti con alta aderenza). Per i farmaci antiaggreganti (62%), antipertensivi (53%) e anticoagulanti (52%). Sebbene ci siano margini di miglioramento anche per queste categorie di farmaci.
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ROBERT GIOVANNI NISTICO’ PRESIDENTE AIFA. Credit: Aifa Ufficio Stampa

Temi-Aifa

I temi approfonditi dall’Aifa  (presieduta da Robert Nisticò) riguardano l’appropriatezza prescrittiva e l’aderenza alle terapie. Oltreché l’uso dei generici, gli antibiotici, la spesa per i farmaci acquistati dai cittadini. Per permettere lo sviluppo di farmaci che possono migliorare la qualità di vita è necessario il coinvolgimento dei pazienti lungo le sperimentazioni cliniche. A sperimentarlo da anni sono gli Stati Uniti. Dove le associazioni dei pazienti sono attivamente coinvolte, come nel progetto approvato dalla Food and Drug Administration (Fda). Che mira a raccogliere dati su come i pazienti possano trarre beneficio, non solo dal punto di vista clinico, ma anche dal punto di vista della qualità della vita percepita. Il nuovo regolamento della commissione scientifica ed economica dell’Aifa prevede la partecipazione dei pazienti all’iter di valutazione. Eppure l’Aisc non è stata ancora chiamata a partecipare. La qualità della vita dei pazienti dovrebbe essere un parametro centrale nelle sperimentazioni cliniche. Insieme all’ottimizzazione del carico terapeutico. Troppo spesso, invece, al termine di una sperimentazione clinica, i pazienti non vengono adeguatamente seguiti nel follow up. Anche quando hanno tratto benefici evidenti dai trattamenti sperimentali. Secondo l’Aifa, chi partecipa a una sperimentazione non può essere lasciato senza un adeguato follow-up o un percorso di cura continuativo. Occorre garantire, quindi, che i pazienti non perdano i vantaggi ottenuti. Creando sistemi di monitoraggio e supporto che li accompagnino anche dopo la conclusione degli studi clinici.
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Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

Coinvolgimento dei pazienti

Un esempio concreto di coinvolgimento dei pazienti è il Progetto Biotool-CHF, supportato da un bando della Comunità europea che coinvolge diverse nazioni, fra cui l’Italia. Questo progetto utilizza questionari rivolti ai pazienti per valutare l’impatto delle terapie sulla loro vita quotidiana. “I dati raccolti attraverso questi strumenti, avverte l’Aifa, permettono di migliorare l’approccio terapeutico mettendo al centro le reali esigenze dei pazienti. Un’altra area cruciale è quella legata all’aderenza alle terapie. Nonostante i progressi nelle terapie, molti pazienti non seguono correttamente le cure prescritte, spesso a causa della politerapia. I pazienti con scompenso cardiaco devono assumere molti farmaci ogni giorno, rendendo difficile rispettare i protocolli terapeutici. Perciò sono in corso sperimentazioni su farmaci iniettabili che potrebbero essere somministrati una volta a settimana o una volta al mese. Riducendo il carico quotidiano e migliorando la qualità della vita dei pazienti. L’Aisc continuerà a lavorare per sensibilizzare i pazienti sulla corretta gestione delle terapie. Affinché possano trarne il massimo beneficio. Intanto cresce la spesa per i farmaci di fascia C pagati dai cittadini, che nel 2023 hanno speso 7,1 miliardi pari a un +9,8% rispetto al 2022. Il 54% della spesa (3,8 miliardi) è relativo a medicinali con obbligo di ricetta, il restante 46% a prodotti di automedicazione. Le categorie di farmaci di classe C con ricetta maggiormente acquistati dai cittadini nel 2023 si confermano essere le benzodiazepine. Tra i farmaci di automedicazione, l’ibuprofene, seguito dal diclofenac, rappresenta il primo principio attivo per spesa.
ricerca
Foto di Mirko Sajkov da Pixabay

Fasce

Tra i farmaci di fascia A acquistati privatamente dai cittadini, l’amoxicillina in associazione all’acido clavulanico e il colecalciferolo risultano quelli a maggior spesa. Con un incremento rispetto all’anno precedente, rispettivamente del 16,9% e 21,5%. Tra i farmaci da automedicazione la categoria più gettonata sono i derivati dell’acido propionico (Fans) con il 12,6% della spesa complessiva con un valore di 416,3 milioni di euro. “Per i farmaci di fascia C con ricetta a determinare la crescita della spesa sono stati l’aumento dei prezzi del 6,8% e la prescrizione di medicinali più costosi (effetto mix +2,1%). Mentre i consumi restano invariati. Cala invece la spesa sostenuta direttamente dalle Regioni per i farmaci di fascia C, che il “Decreto Balduzzi” del 2012 ha autorizzato ad acquistare direttamente dalle aziende in attesa della negoziazione del prezzo in Italia, la cosiddetta C-nn. Un segnale della accelerazione delle procedure autorizzative da parte di Aifa. La spesa dei farmaci classificati in fascia C-nn è stata infatti di 47,5 milioni, in calo del 63,1% rispetto all’anno precedente”, conclude il report. Nel 2023 la spesa farmaceutica totale è stata pari a 36,2 miliardi, di cui il 68,7% rimborsato dal Ssn. La spesa territoriale pubblica, comprensiva di quella convenzionata e in distribuzione diretta e “per conto“, è stata di 12 miliardi e 998 milioni (+3%). Sono i dati del Rapporto OsMed di Aifa secondo cui la spesa per compartecipazione a carico del cittadino è stata di un miliardo e 481 milioni, circa 25 euro pro capite, dato in calo dell’1,3% dovuto alla riduzione del 2,5% del differenziale di prezzo rispetto al generico dovuto da chi acquista invece il farmaco “originator“. Aumenta invece dell’1,7% la spesa per i ticket sulla ricetta o la confezione. La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture pubbliche è stata pari a 16,2 miliardi di euro e ha registrato una crescita dell’8,4% rispetto al 2022. I generici sono saliti al 22,8% in termini di spesa e al 31,2% in termini di consumi. Ma l’Italia resta al terz’ultimo posto tra i Paesi europei. Nel 2023 ”il 48,6% della popolazione pediatrica italiana ha ricevuto almeno una prescrizione di un farmaco durante l’anno. Con un prevalenza leggermente superiore nei maschi rispetto alle femmine. Gli antibiotici e i farmaci per le patologie respiratorie sono in testa alle prescrizioni“, ha spiegato Pierluigi Russo, direttore tecnico-scientifico dell’Aifa, presentando a Roma il Rapporto OsMed 2023.  
Ssn
Foto: Iss

Spesa farmaceutica

Nel 2023 in Italia “ogni giorno sono state consumate complessivamente 1.899 dosi di medicinali ogni 1000 abitanti, il 69,7% delle quali erogate a carico del Ssn e il restante 30,3% acquistate direttamente dal cittadino. Per quanto riguarda l’assistenza territoriale pubblica e privata, sono state erogate confezioni di farmaci per quasi 2 miliardi, con un andamento stabile rispetto all’anno precedente. I farmaci per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per consumi (513,9 dosi giornaliere per 1000 abitanti). E rappresentano la seconda categoria terapeutica a maggior spesa farmaceutica pubblica per il 2023 (3.557 milioni di euro), con una spesa pro capite per il Ssn pari a 60,43 euro. Al secondo posto si collocano i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo che rappresentano la seconda categoria in termini di consumi (298,6 dosi giornaliere per 1000 abitanti) e i terzi in termini di spesa farmaceutica pubblica (3.321 milioni di euro). La spesa pro capite Ssn è stata pari a 56,4 euro, in aumento del +2,2% rispetto all’anno precedente”, rileva l’Aifa. “I farmaci del sangue e organi emopoietici si sono collocati al terzo posto in termini di consumi (144,5 dosi giornaliere per 1000 abitanti). E al quinto in termini di spesa farmaceutica pubblica (2.587 milioni di euro). I farmaci del sistema nervoso centrale si posizionano al quarto posto in termini di consumi (97,8 dosi giornaliere per 1.000 abitanti) e al sesto in termini di spesa farmaceutica pubblica complessiva (2.061 milioni di euro). La spesa pro capite per il Ssn è stata pari a 34,88 euro.

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