San Gabriele dell’Addolorata. Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838. Crebbe a Spoleto, dove frequentò i Fratelli delle scuole cristiane e i Gesuiti. Studiò fino a 17 anni, dopo i quali, addolorato vivamente per la morte della madre, vittima del colera del 1855, si ritirò in religione. A 18 anni entrò a Morrovalle (Macerata) nel noviziato dei Passionisti, fondati da San Paolo della Croce, per poter consolare col suo delicatissimo cuore i dolori della passione di Gesù Cristo e della Vergine Addolorata. Non più quindi vanità, non più ricercatezze, ma il rozzo saio passionista fu la sua ambizione. Compiuto il noviziato prese il nome di Gabriele dell’Addolorata, volendo significare con questo la particolare devozione che nutriva verso la Madre dei dolori. Quantunque fosse stato sempre debole, manifestava uno speciale fervore nel condurre vita penitente e di preghiera.
Condusse una vita umile e silenziosa; non operò miracoli. La preghiera e la mortificazione, l’ubbidienza perfetta all’orario, lo studio, la meditazione, l’esame di coscienza, l’umiltà, erano il suo impegno quotidiano. A tutto questo, ch’è comune ad ogni religioso, egli aggiungeva una singolarissima devozione alla SS. Vergine, per cui in soli cinque anni di vita religiosa si fece grande santo. Spinto dal suo amore Gabriele s’era composto una specie d’inno che chiamava simbolo di Maria e che portava con gran cura appeso al collo. Consisteva in una lunga serie di articoli che esprimevano la fede, la devozione, l’amore e la tenerezza verso le grandezze di Maria. Esercitò un vivo apostolato mariano tra i confratelli ma anche coi familiari, ai quali assai di frequente scriveva lettere piene di saggezza e di amore.
Morì nel 1862, 24enne, a Isola del Gran Sasso, avendo ricevuto solo gli ordini minori. È lì venerato, nel santuario che porta il suo nome, meta di pellegrinaggi, soprattutto giovanili. È santo dal 1920, copatrono dell’Azione cattolica e patrono dell’Abruzzo.