Sono ancora in aumento i casi confermati di vaiolo delle scimmie in Italia: sono 760 secondo l’ultimo bollettino del ministero della Salute, con un incremento di 20 casi rispetto all’ultima rilevazione dello scorso 26 agosto. I contagi collegati a viaggi all’estero sono 205. L’età mediana dei contagiati è di 37 anni e si tratta prevalentemente di uomini (749 maschi e 11 femmine).
La Lombardia si conferma la Regione con il maggior numero di casi (322), seguita dal Lazio (138) e dall’Emilia Romagna (75). Questi i casi confermati nelle Regioni: Abruzzo 2; Basilicata 0; Calabria 0; Campania 37; Emilia Romagna 75; Friuli Venezia Giulia 12; Lazio 138; Liguria 16; Lombardia 322; Marche 6; Molise 0; Piemonte 2; Puglia 17; Sardegna 5; Sicilia 7; Toscana 38; PA. Bolzano 1; PA Trento 4: Umbria 0; Valle d’Aosta 0; Veneto 53.
Vaiolo delle scimmie: cosa c’è da sapere
Si parla di vaiolo delle scimmie da quando, nei primi mesi del 2022, sono stati segnalati diversi casi in vari Paesi del mondo. In Italia il primo caso è stato segnalato lo scorso 19 maggio; si trattava di un uomo rientrato dalle isole Canarie. Vediamo cosa è il vaiolo delle scimmie, secondo le linee guida dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Il vaiolo delle scimmie è un poxvirus simile allo scomparso virus del vaiolo umano, che infetta le scimmie ma raramente può contagiare l’uomo. Il primo caso di trasmissione umana è stato segnalato nel 1970. In seguito, ne sono stati segnalati dei casi in tutto il mondo.
I sintomi includono febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e dolore ai linfonodi, seguiti successivamente dalla comparsa di pustole cutanee sul volto e in seguito generalizzate. I casi attualmente descritti non sono gravi ma necessitano di monitoraggio clinico.
La trasmissione avviene per contatto diretto con fluidi corporei, come sangue, goccioline respiratorie, saliva, essudato di lesioni cutanee e crosta. Sembrerebbe esserci diffusione anche in caso di rapporti sessuali.
La diagnosi di vaiolo delle scimmie umano è prevalentemente clinica, in base alla valutazione dei sintomi. La diagnosi va confermata da altri esami, come il rilevamento del DNA virale specifico mediante la PCR.