“Gli studenti devono rientrare perché rischiamo danni allo sviluppo e alla formazione. Vengono privati della relazionalità. Ma il problema non è la scuola. Non si aprono le scuole, così come deciso anche da diverse regioni, perché non è stato messo in sicurezza il sistema di trasporto pubblico“. E’ l’allarme e, la contempo, il j’accuse di Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, su “Il Messaggero“.
A scuola da oggi 5 milioni di studenti
Le scuole dell’infanzia, elementari e medie – con pochissime eccezioni – sono ripartite stamani in presenza dopo la pausa natalizia per un totale di 5 milioni di studenti. Oggi sono state riaperte anche le aule, per il 50% degli alunni, delle scuole superiori in Trentino Alto Adige. In Lazio, Abruzzo, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Sicilia ed in Valle d’Aosta le scuole superiori riapriranno al 50% della presenza l’11 gennaio.
Scuole sicure
“L’Iss ha certificato che nella scuola non ci sono i contagi, si tratta di ambienti molto più sicuri di tanti – osserva – il problema sono i mezzi di trasporto, visto che una componente di rischio arriva proprio da quello che circonda il sistema scolastico di cui ora paghiamo le conseguenze”.
“Se organizzare il sistema di trasporto in sicurezza significa entrare alle 10, vuol dire provocare inevitabilmente tanti disagi per l’organizzazione scolastica, gli orari scaglionati, con un ingresso alle 8 e uno alle 10. Entrare alle 10 è decisamente complesso, incompatibile con una normale giornata scolastica. Quindi, poiché non sono riusciti a riprogrammare il sistema di trasporto, si chiede alle scuole di farsi carico del problema con un orario di ingresso penalizzante per gli studenti“.
“Allora per far sì che nessuno pensi che siano solo dichiarazioni di facciata, direi che sia arrivato il momento di dare veramente centralità alla scuola – conclude – posticipiamo tutte le attività a dopo le 10 ad esclusione della scuola e dei servizi impossibili da spostare, come quelli sanitari”.