Cos’è l’Halo, il sistema di sicurezza che ha salvato Grosjean

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Salvo per miracolo. Lo ha detto senza timore Romain Grosjean, pilota della Haas, protagonista suo malgrado di uno spaventoso incidente durante il Gp del Bahrain. Un impatto come non se ne vedevano da tempo su un circuito di Formula 1, con conseguenze che, probabilmente, fino a qualche anno fa sarebbero state probabilmente più drammatiche. La vettura del pilota svizzero è uscita di pista, impattando contro un guard rail a velocità elevatissima, letteralmente troncandosi in due parti. Uno schianto terrificante, dopo il quale la macchina è stata divorata dalle fiamme. Un sollievo vedere Grosjean uscire fuori dal fuoco da solo, con alcune ustioni e ammaccature. Ma anche con la consapevolezza che sarebbe potuto andare tutto molto peggio. “Grazie all’Halo”, si dirà qualche ora dopo.

Dispositivi di sicurezza

La buona sorte, certo, ma anche le nuove normative di sicurezza hanno fatto sì che il Gran premio che ha visto l’ennesima affermazione di Lewis Hamilton, non si trasformasse in tragedia. Una di queste era stata persino criticata al momento della sua entrata in funzione, nel 2018. Eppure è all’Halo, la barriera in titanio posta a protezione della testa del pilota, che si deve in buona parte il lieto fine del Gp del Bahrain. Uno strumento testato per la prima volta nel 2015 ma omologato dalla Fia solo nel 2018. Obbligatorio su ogni vettura, di impatto estetico certamente rilevante ma neutro per la visibilità del pilota e utile in caso di un urto frontale. Una misura di sicurezza fra le tante adottate negli ultimi anni per ridurre i casi di incidenti mortali, specie dopo la tragedia che coinvolse Jules Bianchi nel 2015.

L’Halo

Una staffa larga più o meno quanto l’abitacolo, posta di fronte alla testa del pilota e fissata in tre punti, pesante non più di 9 chilogrammi (7 il primo modello). Un sistema, però, che consente al guidatore di avere una protezione qualora dovesse perdere il controllo della propria vettura e impattare contro delle barriere. Le simulazioni effettuate dalla Fia, hanno evidenziato che l’utilizzo dell’Halo sulla base dei dati di 40 incidenti reali, ha portato un aumento del 17% del tasso di sopravvivenza del pilota. Un dato non da poco in uno sport in cui i corridori mettono regolarmente a rischio la propria vita, come ricordato in un post anche da Hamilton. Di esempi drammatici ce ne sono stati molti in passato. Se stavolta è andata bene, è grazie soprattutto ai dispositivi di sicurezza.

Damiano Mattana: