Come si generano i sogni? Non lo sappiamo ancora. In diverse parti del mondo sono in corso studi sull’argomento. In Italia, il progetto Tweak Dreams è diretto da Giulio Bernardi, il 37enne alla guida di un gruppo alla Scuola Imt Alti studi di Lucca, che ha ottenuto proprio per questo un finanziamento di 1,5 milioni di euro dal Concilio europeo delle ricerche. “L’obiettivo è capire se si può avere un controllo sul contenuto dell’attività cosciente durante il sonno” come spiega il ricercatore in neuroscienze. La conoscenza di certi meccanismi risponderebbe ad un interrogativo che, da sempre, attanaglia il mondo della scienza. Bernardi intende indagare il potenziale di controllo sul contenuto dell’attività cosciente mentre dormiamo.
Durante il sonno vari tipi di esperienza cosciente
“Dico attività cosciente, perché la maggior parte di noi quando si parla di sogni pensa a una storia tipo film, ma possiamo avere vari tipi di esperienza cosciente durante il sonno come flash, immagini, sensazioni, pensieri, suoni”, dice lo scienziato italiano, tornato in Italia nel 2017 dopo due anni e mezzo trascorsi negli Stati Uniti nel laboratorio del Neuroscienziato Giulio Tononi, uno dei massimi esperti mondiali di studi sui sogni, e altri due a Losanna al Centro di ricerca sul sonno di Francesca Siclari.
Le implicazioni in psicologia e in medicina
È stato rilevato che in alcune patologie, queste esperienze coscienti sono più presenti del normale. Tutto ciò è dovuto al fatto che in questi casi, durante il sonno, alcune parti del cervello sono più “sveglie” di quello che dovrebbero essere. “Cerchiamo di capire se alcune tecniche di modulazione del sonno potrebbero servire per contrastare queste alterazioni, cioè rimettere a dormire quelle regioni del cervello che si sono attivate durante il sonno” illustra Bernardi. Come hanno dimostrato alcuni studi precedenti il sonno è fondamentale per la pulizia del cervello e per fare spazio a nuova memoria.
Ad esempio nell’Alzheimer, si è riscontrata un’alterazione nell’efficienza del sonno, così come in alcuni tipi di epilessia e in certi casi di depressione. “La nostra tecnica va a influenzare le onde lente nel cervello, che riducono il livello di coscienza durante il sonno. Nel sonno si possono avere zone del cervello in cui non compaiono più onde lente, ma un’attività di veglia. Ecco perché alcuni al risveglio dicono di essere più stanchi di quando sono andati a dormire” spiega Bernardi, che poi precisa che: “In verità tutti noi dovremmo dormire di più. E meglio. Se riuscissi a far dormire meglio le persone, avrei raggiunto il mio scopo».