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Lotta all’Alzheimer: non dobbiamo perdere la speranza

Nella 21esima Giornata Mondiale della Lotta all'Alzheimer le Associazioni si uniscono per la ricerca. Tra speranza per nuovi farmaci e formazione ai caregiver

La giornata dell’Alzheimer è stata istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Alzheimer’s Disease International (ADI). Questo appuntamento riunisce malati, familiari e associazioni di pazienti con Alzheimer in tutto il mondo. E’ purtroppo una malattia che interesserà nei prossimi anni un numero sempre maggiore di persone, per via dell’aumento dell’aspettativa di vita. Ad oggi l’Alzheimer ha colpito circa 40 milioni di persone e solo in Italia si registrano un milione e 200mila casi di demenza senile, di cui più della metà ricollegabili all’Alzheimer. Più si avanza con l’età e più colpisce. Oltre gli 80 anni di età la malattia interessa un anziano su quattro.

Il nuovo farmaco

Nei Paesi in via di sviluppo si stima un raddoppio dei casi ogni 20 anni. In Italia la situazione è preoccupante: il numero di pazienti affetti da questo male è destinato a triplicare nei prossimi 30 anni. Quello che ci si aspetta a breve è la scoperta di un farmaco che possa non solo curare i sintomi ma anche la malattia. Purtroppo nel 2019 c’è stato un brusco stop nei test sull’Aducanumab, il farmaco più promettente che l’Fda ha rivisto e rivalutato. “Ci vorrà la primavera 20121 per capire gli esiti”, spiega il professor Gioacchino Tedeschi, presidente della Società Italiana di Neurologia (Ansa.it). Questo farmaco è efficace però solo quando la malattia è allo stadio iniziale.

I sintomi rivelatori

“I sintomi possono essere anche molto vaghi e non sempre arrivano tutti insieme” – spiega la professoressa Amalia Cecilia Bruni,  a IoDonna.it . I disturbi non sono solo di memoria, si possono verificare anche perdite di orientamento spaziale, difficoltà di pianificare eventi o azioni che prima risultavano facili. Sempre di più oggi si attribuisce all’Alzheimer la variazione del comportamento: irritabilità, depressione e apatia. Questi sono i più frequenti sintomi rivelatori della malattia. La prima cosa da fare in caso di dubbio è di recarsi dal medico di base che deciderà se è il caso di rivolgersi a uno specialista. È stato osservato anche che i fattori di rischio che predispongono alle malattie cardiovascolari, come infarto del miocardio e ischemia cerebrale, sono anche fattori di rischio per la malattia di Alzheimer.

Alzheimer del cuore

“Ma non bisogna confondere le due malattie”, spiega il Professor Francesco Fedele, Professore Ordinario di Cardiologia dell’Università La Sapienza di Roma, “anche se ci sono punti in comune tra le malattie del cuore e la demenza su base cardiovascolare. Alcuni hanno parlato anche di Alzheimer del cuore riferendosi all’infiltrazione di sostanze amiloidi come nell’Alzheimer. Queste si depositano nel cuore e procurano insufficienza cardiaca. Infine i fattori di rischio cardivascolare sono comuni in entrambe le malattie”.

Le iniziative delle Associazioni

Dal 17 al 30 settembre l’Airalzh, ‘Associazione per la ricerca per l’Alzheimer ha istituito una iniziativa importante in collaborazione con le Coop italiane: acquistando una piantina di erica in un punto vendita Coop si può contribuire alla ricerca contro questo male oscuro. Mentre l’Associazione De Banfield (con Casa Viola, per la formazione di caregiver) ha istituito il primo concorso letterario nazionale per promuovere storie di anziani e di familiari e caregiver che si prendono cura di loro. Un modo per lottare insieme ai malati e alle famiglie dei malati e non lasciarli abbandonati. Sono circa 3 milioni le persone in Italia direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza ai loro cari. “Non sto soffrendo. Io sto lottando. Sto lottando per rimanere parte della vita. Per restare in contatto con quella che ero una volta. Così, vivi il momento, è quello che mi dico. È davvero tutto quello che posso fare, vivere il momento”. (dal film di Richard Glatzer, Still Alice)

 

 

 

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