La crisi pandemica da Sars Cov-19 è la più importante degli anni 2000. Solo negli Stati Uniti ha portato via circa 200.000 vite (ultimo aggiornamento della Johns Hopkins University). Nemmeno la Seconda Guerra Mondiale era riuscita a fare tante vittime negli USA. Il Paese oggi non è solo attanagliato dalla paura della malattia. Anche la depressione psicologica e la crisi economica degli ultimi mesi, derivano dallo stato di emergenza prolungato. Ora i virologi avvertono che bisognerà combattere con il virus almeno fino alla fine del 2021.
Aboliamo Halloween
Quando si potrà tornare alla normalità? Immaginiamo altri 15 mesi a braccetto con il Covid. Nonostante ciò, il virologo Andrew Pekosz, della John Hopkins Bloomberg School of Public Health, è convinto che si possa evitare una seconda ondata di infezione. Saranno cruciali 30 momenti chiave: attenzione alle prossime festività. Un esempio? Forse è arrivato il momento di non festeggiare Halloween.
Incredulità
Ci sono stati momenti in cui nessuno voleva rendersene conto. Poi è arrivato l’allarme. E questa bomba a orologeria ha incominciato a ticchettare anche da quella parte del mondo. L’11 marzo 2020 è lo spartiacque: il Presidente Trump ferma i voli provenienti dall’Europa per gli Stati Uniti. Tom Hanks e la moglie avvertono i social di essere affetti da Sars Cov-19. La lega di basket, l’NBA, sospende la stagione. Trump dichiara di aver trovato la cura al Coronavirus: un’iniezione di idrossiclorochina.
Il virus è cieco
Giovani e anziani, persone che vivevano nelle città e persone che vivevano in campagna, sono state falcidiate dal virus. La pandemia non ha risparmiato nessuno. Il virus non guarda la condizione sociale, la bellezza e la normalità, o la diversità. Non ha limiti né di razza né di colore. Erano insegnanti, medici e infermieri, artigiani e coltivatori, pensionati e giovani lavoratori. La loro morte ha lasciato sole tante persone che sono ancora impaurite perché strette nella morsa della pandemia. Non è finita. Non c’è tanto tempo per il dolore e per il ricordo perché dobbiamo ancora difenderci dal mostro invisibile. Non tutte queste vite portate via dal virus sono state salutate (ricordiamo la sfilata dei camion con le bare durante il lockdown).
Domande senza risposta
Adesso in Italia la situazione si è in qualche modo normalizzata (e speriamo tutti che non riprecipitino le cose durante l’inverno). Ma negli Stati Uniti, in India, e in altri Paesi d’Europa, c’è ancora la tensione della piena emergenza. Molti parenti dei pazienti si stanno facendo le stesse domande che abbiamo sentito di persona o in televisione. Si chiedono perché non abbiano potuto salutare i propri cari prima che morissero. Vorrebbero sapere se avrebbero potuto fare qualcosa per salvarli. E se fossero stati lì? L’espressione ricorrente come un mantra è: e se… what if? Da qualunque parti si guardi oggi c’è qualcuno che soffre per l’infezione da Sars Covid-19. Tanti che sono rimasti vivi, ma soli. Altri che non ci sono più. In ogni luogo, nel mondo, c’è il ricordo di ciò che è appena stato e la paura di ciò che potrebbe accadere poi.
La storia
12 giorni dopo la morte di sua moglie per Coronavirus, che ha fatto salire di una sola unità il numero enorme di vittime negli Stati Uniti, Michael D. è tornato al lavoro. Michael sperava che il suo impiego presso un impianto di assemblaggio e la compagnia dei colleghi potessero alleviare mancanza e dolore. Dana, sua moglie, se ne è andata troppo presto. Aveva solo 51 anni e ancora tante cose belle da fare insieme a lui. Era un’infermiere dai capelli biondi e il sorriso splendente. Avevano appena trascorso insieme l’anniversario del loro settimo anno di matrimonio quando, un brutto giorno, Dana si è ammalata di Coronavirus e non è più tornata. Il problema per Michael è stato però che al lavoro la gente, i suoi colleghi e i suoi capi, non facevano altro che parlare di Covid-19. Da mattina a sera. E poi le news, i telegiornali, le persone per strada e al bar, amici e parenti. Tutti intorno a lui continuavano a parlare della pandemia. Non si può riuscire a superare un lutto così importante se tutti intorno te lo ricordano in ogni momento.
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