L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avvertito che la variante Omicron – la nuova variante del virus SarS-CoV2 isolata in Sud Africa con 32 mutazioni inizialmente segnalata solo con la sigla B.1.1.529 – potrebbe avere “gravi conseguenze”.
L’avvertimento è contenuto in un documento tecnico pubblicato oggi dall’Oms (nel giorno in cui si tiene una riunione d’emergenza dei ministri della Sanità del G7) in cui si afferma inoltre che “la probabilità di una potenziale ulteriore diffusione di Omicron a livello globale è elevata”.
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— World Health Organization (WHO) (@WHO) November 29, 2021
Oms: “Finora nessun decesso legato a Omicron”
Sempre riferendosi a questa nuova variante, l’OMS sottolinea poi che, “a seconda di queste caratteristiche, potrebbero esserci future ondate di Covid-19, che potrebbero avere gravi conseguenze a seconda di una serie di fattori, incluso il luogo in cui possono verificarsi le ondate”. L’Oms osserva inoltre che “il rischio globale complessivo relativo alla nuova VOC (Variant of Concern) Omicron viene valutato come molto elevato”. Ma che “ad oggi non sono stati segnalati decessi legati alla variante Omicron” del coronavirus.
Definita preoccupante per tenere alta guardia
“L’abbiamo definita preoccupante perché tutte le equipe del mondo intero recuperino il massimo di informazioni su questa variante”: lo ha detto questa mattina ai microfoni di France Info Sylvie Briand, direttrice del dipartimento della gestione dei rischi epidemici all’OMS, spiegando il senso del comunicato dell’Organizzazione mondiale della Sanità che poche ore fa ha classificato come “preoccupante” la variante Omicron.
“L’abbiamo classificata come preoccupante – ha spiegato la Briand – perché è importante avere più informazioni su questa variante. Non ne sappiamo granché. Sappiamo soltanto che ha molte mutazioni e questo ci fa temere che ne scaturisca una minore efficacia dei vaccini, è per questo che bisogna vedere il suo impatto sulle popolazioni che vengono infettate e poi fare degli studi per sapere se gli strumenti che abbiamo, come i vaccini, mantengono l’efficacia”.
Per la studiosa, da parte dell’OMS si è trattato piuttosto “di un’allerta perché ci sia più attenzione su questa variante e perché tutte le equipe del mondo intero recuperino più informazioni possibili sulla variante”. Sylvie Briand ha aggiunto che “non necessariamente” maggior contagiosità equivale a una pericolosità superiore: “la maggior parte delle persone fragili sono vaccinate in Europa – ha spiegato – sulle curve epidemiologiche vediamo benissimo che anche se ci sono molti casi, la curva dei decessi e dei ricoveri resta molto più bassa di quanto avevamo visto nell’ondata del 2020. Che una variante sia più trasmissibile non significa che sarà più virulenta”.
Quanto agli strumenti per combattere queste nuove varianti, la direttrice del settore rischi epidemici ha spiegato che “le nuove tecnologie per mettere a punto i nuovi vaccini a RNA messenger consentono una preparazione più rapida. A partire dal momento in cui abbiamo la sequenza genetica che bisogna utilizzare per il vaccino, possiamo abbreviare i tempi di produzione. E’ molto incoraggiante, significa che siamo molto più reattivi che per altri vaccini come quello dell’influenza, per il quale servono circa 6 mesi per produrre i vaccini in serie. Una volta che conosciamo la parte di antigene che vogliamo mettere nel vaccino, possiamo produrne in grande quantità”.