Il 31% dei malati di coronavirus rischia anche la trombosi

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Più tempo passa, più si comprendono le complicanze legate al virus Sars-Cov-2, a quasi un anno dalla sua prima comparsa a Wuhan, in Cina. Uno studio realizzato dall’Università di Bologna ha infatti evidenziato come l’infezione da Sars-Cov-2 sia legata all’aumento del numero dei pazienti colpiti da complicanze da trombosi, vale a dire la formazione di trombi all’interno dei vasi sanguigni che ostacolano o impediscono la normale circolazione del sangue. In percentuale, rileva lo studio, le trombosi colpiscono ben 31 pazienti su 100.

L’analisi è stata pubblicata su “Current Cardiology Report” e realizzata dal professor Sergio Coccheri dell’Università di Bologna, socio fondatore di Alt, l’Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari. Secondo la ricerca, l’uso di farmaci antitrombotici a dosaggio più alto rispetto all’abituale ha avuto impatto positivo sui pazienti ad alto rischio.

Lo studio sulla trombosi

“La trombosi si verifica spesso nei pazienti colpiti da infezioni gravi che portano a sepsi, ma con meccanismi diversi rispetto a quelli con i quali si manifesta nei micro vasi e, nello specifico, nei pazienti colpiti da Covid19 – dice Coccheri su Ansa -. In questi pazienti si verifica uno stato infiammatorio molto esteso che provoca una massiccia attivazione del sistema della coagulazione”.

“In particolare, vengono coinvolti l’endotelio, che a causa delle sostanze liberate dal sistema immunitario eccitato dal virus, si infiamma; poi le piastrine che accorrono per prime a spegnere l’incendio sulle pareti dei vasi colpiti; i fattori della coagulazione che attivati dalle piastrine costruiscono il trombo con l’intenzione di guarire la parte malata; il sistema della fibrinolisi che provvede a sciogliere il trombo una volta che questo abbia completato il lavoro di guarigione della parete del vaso colpito”.

Milena Castigli: