Inquinamento e polveri sottili, si sa, non fanno bene. Addirittura durante il periodo iniziale della diffusione del Coronavirus si è pensato che favorissero maggiormente il diffondersi del virus. Un problema ancora più grave, in realtà, è che possono favorire l’insorgenza di asma e dispnea (un problema respiratorio temporaneo o cronico) nei bambini. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista British Medical Journal e condotto da Torben Sigsgaard, dell’Università di Aarhus in Danimarca.
Diagnosi di asma e dispnea persistente sui bambini
Gli esperti hanno osservato per molti anni un campione di oltre 3 milioni di bambini nati tra 1997 e 2014 e registrato tutte le diagnosi di asma e dispnea persistente eseguite dalle età di 1 anno fino a 15 anni.
I fattori di rischio
Nel corso del periodo di osservazione sono stati segnalati in tutto 122.842 bambini con asma o dispnea. Gli esperti hanno analizzato i livelli di inquinamento nelle rispettive zone di residenza. Inoltre hanno tenuto conto di tutti i fattori di rischio noti per asma e dispnea (ad esempio il fumo di sigaretta da parte della mamma in gravidanza, un basso livello di istruzione dei genitori e presenza di asma in famiglia).
Le polveri sottili
Ebbene, è emerso che pur considerando tutti i fattori di rischio noti, asma e dispnea vengono diagnosticati più di frequente tra i bambini. In particolare quando questi vivono in aree molto inquinate. La situazione è più grave se vivono in presenza di polveri sottili (il particolato fine di diametro di 2,5 nanometri o inferiori). Secondo gli esperti questo studio indica che se si adottassero politiche di riduzione degli inquinanti ambientali, si riuscirebbe a ridurre la frequenza di nuovi casi di asma in età pediatrica.