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Allergia a cani e gatti?

Non vi volete, però, separare dal vostro amico peloso? Ecco cosa fare

Risulta da un rapporto Assalco-Zoomark che i cani e gatti censiti sono rispettivamente 7 e 7,3 milioni. È evidente che sono ormai parte integrante delle nostre famiglie, ma, al contempo, possono anche rappresentare un problema per i soggetti allergici.

Un problema che ha rilevanza sociale notevole

Il professor Gennaro Liccardi, professore a contratto di allergologia della scuola di specializzazione in malattie dell’apparato respiratorio dell’Università Tor Vergata di Roma, ha spiegato che: “Per esperienza e da quanto emerge dalla letteratura, considerato che non esistono studi specifici, circa il 70% dei pazienti è allergico a entrambi i pet, anche se la risposta all’allergene del gatto è più intensa di quella che si ha con il cane. Questo perché il felino ha un allergene principale (Fed d 1, appartenete alla famiglia proteica delle utero globine), al quale è sensibile il 90% degli allergici, mentre il cane ha allergeni molto più differenziati (se ne conoscono sette), così che, probabilmente, per accusare sintomi importanti, la persona deve sviluppare grande sensibilità a più di uno, fatto che si verifica meno frequentemente”.
L’allergia è una reazione abnorme del sistema immunitario verso un allergene, ovvero una sostanza normalmente innocua, generalmente una proteina, che erroneamente viene considerata pericolosa dal sistema immunitario del soggetto allergico. I sintomi riguardano tre aree: occhi e naso (congiuntivite e rinite), apparato respiratorio (asma) e pelle (orticaria da contatto e dermatiti allergiche da contatto).
Gli allergeni degli animali domestici sono tipicamente contenuti nella saliva e nelle secrezioni di diverse ghiandole. Però veicolo di trasporto degli allergeni, anche in ambienti come gli uffici, scuole e mezzi di trasporto, possono essere gli abiti e i vari oggetti dei possessori o addirittura i loro stessi capelli.

Se si ha il sospetto di essere allergici

In tal caso, occorre sottoporsi allo skin prick test, che si effettua pungendo leggermente la cute con un’apposita lancetta e applicando una goccia di allergene sulla cute dell’avambraccio. Se si è positivi, dopo qualche minuto compare un piccolo rigonfiamento.
Fino a qualche tempo fa, per cercare di identificare gli allergeni responsabili si faceva un prelievo di sangue denominato Rast, che però si limitava a stabilire se si era allergici al cane o al gatto. Negli ultimi anni, il salto di qualità si è avuto grazie alla diagnostica molecolare (Crd), che si può fare su richiesta per alcuni specifici allergeni. all’esame complessivo (Isac test) in grado di identificare ben 112 allergeni – di gatto, cane, cavallo, roditori, acari, miceti (muffe), alimenti e pollini – oltre che di predire il rischio di allergia e stabilirne l’intensità.

Terapia farmacologica e prevenzione ambientale

Quando viene diagnosticata l’allergia, gli specialisti consigliano, qualora se ne possieda uno, l’allontanamento dell’animale. Ma è indubbiamente molto doloroso sia per l’uomo che per l’amico a quattro zampe e, tra l’altro, neanche così risolutiva, perché gli allergeni degli animali vengono trasportati da chiunque entri in contatto con uno di loro. Se si sceglie di tenere l’animale, allora bisogna seguire scrupolosamente una terapia farmacologica simile a quella prescritta a chi soffre di allergia ai pollini e agli acari. Inoltre, occorre una prevenzione ambientale multipla, cioè lavare i pavimenti con acqua e detergenti molto di frequente, passare l’aspirapolvere con filtro antiallergico HEPA anche sui divani, usare depuratori d’aria ad alta efficienza, impedire all’animale di accedere alle camere da letto, usare prodotti antiallergici da applicare sul pelo dell’animale e lavarlo una volta la settimana.

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