In Italia scompare il 39% dei “grandi bianchi”. A rivelarlo è un’indagine condotta da Altroconsumo ed Ecodom su oltre 200 Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) usciti dalle case dei consumatori e monitorati con dispositivi satellitari in località distribuite su tutto il territorio nazionale. Quasi quattro grandi elettrodomestici dismessi dai cittadini italiani su cinque non arriva mai agli impianti di trattamento autorizzati.
Primo monitoraggio satellitare
La tecnologia satellitare è stata utilizzata per la prima volta in Italia per monitorare le rotte dei rifiuti elettronici domestici e per rispondere a una domanda fondamentale per la salvaguardia ambientale: dove finiscono i Raee consegnati dai privati alle isole ecologiche comunali o ai negozianti per essere inviati verso un trattamento di qualità? E’ stato nascosto un rilevatore (un tracker Gps) su ognuno dei 205 Raee oggetto dell’indagine così da poterne monitorare gli spostamenti in tempo reale, dal momento della loro uscita dalle case dei consumatori fino alla distruzione finale. Solo il 61% dei “grandi bianchi” sono effettivamente approdati in impianti autorizzati, in grado di garantire un trattamento corretto dal punto di vista ambientale. Gli altri (il 39% del totale) sono stati sottratti alla filiera formale, finendo in impianti non autorizzati oppure in mercatini dell’usato o in abitazioni private.
I rifiuti scomparsi
La ricerca ha visto la partecipazione di volontari da tutte le Regioni italiane, con numeri che vanno dai 65 Raee ritirati in Lombardia, all’unico rifiuto del Molise. Gli elettrodomestici monitorati sono stati frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici (i cosiddetti “grandi bianchi”), rientranti nei raggruppamenti R1 e R2. Nel 2018, secondo i dati del centro di coordinamento Raee, i sistemi collettivi che operano in Italia hanno raccolto oltre 310 mila tonnellate di Raee, pari al 42,8% della media in peso delle nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato negli ultimi tre anni. L’Unione Europea ha imposto agli stati membri un target minimo di raccolta che nel 2019 è passato dal 45% al 65%. L’indagine di Altroconsumo ed Ecodom ha permesso di stimare che, solo per quanto riguarda i Raee dei Raggruppamenti R1ed R2, almeno 44 mila tonnellate di Raee non vengono conteggiate perché si disperdono lungo strade che non offrono alcuna garanzia dal punto di vista ambientale. Se fossero inseriti nelle statistiche ufficiali, questi “flussi sommersi” permetterebbero al nostro Paese di raggiungere già oggi un tasso di raccolta pari al 47%, un po’ più vicino al target del 65% fissato dall’Europa.
I punti critici del sistema
L’indagine ha portato alla luce molti degli elementi che pregiudicano il corretto funzionamento della filiera italiana dei RAEE, dalla mancanza, soprattutto in alcune zone di Italia, di servizi efficaci per consentire una sicura dismissione dei Raee da parte dei cittadini, fino al comportamento non corretto tenuto da alcuni degli stessi attori della filiera: sono stati infatti rilevati alcuni casi anomali all’interno di alcune isole ecologiche e di alcuni impianti di trattamento. Ma i due aspetti più critici in Italia sono da un lato l’incompletezza del quadro normativo (basi pensare alla mancata emanazione dal 2014 ad oggi, del decreto sulla qualità del trattamento dei Raee oppure all’assenza di regole sulla preparazione per il riutilizzo dei Raee) e dall’altro l’insufficiente livello di controlli sulla filiera (alcuni esempi: verifica dei codici Cer sui rifiuti in uscita dalle isole ecologiche, controlli di processo negli impianti di trattamento, ispezioni negli impianti che gestiscono rifiuti metallici).
Per una economia circolare
Dalla risoluzione di questi problemi dipendono beni preziosi come la salute dei cittadini, la tutela dell’ambiente e il corretto sviluppo dell’economia circolare in Italia. “L’auspicio è che questa ricerca possa dare ai decisori istituzionali (che nei prossimi 10 mesi devono completare il processo di recepimento del pacchetto di direttive sull’economia circolare) indicazioni chiare sulle misure legislative da adottare per far emergere i flussi sommersi di RAEE, che oggi tengono l’Italia lontana dagli obiettivi di raccolta fissati dalla Comunità Europea”, afferma il presidente di Ecodom, Maurizio Bernardi. “Quando si parla di ambiente e sostenibilità Altroconsumo è in prima linea da sempre con il proprio impegno per informare ed educare i cittadini a portare avanti comportamenti corretti e sostenibili –spiega Ivo Tarantino, responsabile delle relazioni esterne di Altroconsumo – Questa indagine dimostra che a fronte di un quadro normativo favorevole a economia circolare e recupero delle materie prime, la filiera mostra ancora vaste e preoccupanti sacche di illegalità. Urge un intervento coordinato delle istituzioni per fermare chi lucra e potenzialmente scoraggia i comportamenti corretti. Da parte nostra abbiamo segnalato i risultati dell’inchiesta al ministero dell’Ambiente e siamo pronti a collaborare con le forze dell’ordine”.