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Tecnologia 3.0, rischi e paure dell'uso “duale”

C'è poco da stare tranquilli. Secondo l’intelligence americana, tra le minacce emergenti in potenziale danno alla sicurezza nazionale ci sono i computer quantistici, l’intelligenza artificiale, i veicoli autonomi o comunque senza pilota, l’Internet delle Cose e le biotecnologie. Nell’elenco della paura – in cui appaiono da tempo armi nucleari, terrorismo e cambiamenti climatici – saltano fuori anche rischi imprevedibili per chi scruta l’orizzonte senza il necessario scrupolo. Un documento predisposto dal General Accountability Office (Gao) sintetizza in maniera chiara ed esaustiva le preoccupazioni che oltre oceano mettono in allarme chi deve garantire l’assoluta tutela della collettività. Il report “National Security – Long-Range Emerging Threats Facing the United States As Identified by Federal Agencies” è la versione pubblica di un documento molto dettagliato che il 28 Settembre scorso è stato presentato dinanzi alle Commissioni competenti del Congresso. Lo studio è la summa di questionari, documenti, studi, interviste, pareri, che sono stati raccolti coinvolgendo i Dipartimenti di Stato, della Difesa e della Homeland Security e l’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale. Lo scopo è fin troppo evidente: è indispensabile guardare lontano e organizzarsi per contesti che potranno profilarsi tra cinque o sei anni. Non si può continuare ad attendere alternando la paura del prossimo attacco allo sbigottimento per le modalità con cui questo si materializza e alla disperazione al momento della conta dei danni.

I timori hanno radici storiche che affondano nel cosiddetto “uso duale” delle tecnologie, cioè la possibilità di un impiego di strumenti evoluti per una destinazione difforme da quella originariamente auspicata. A voler partire da un esempio domestico, è la storia del coltello che – nato per affettare il pane o tagliare le pietanze – viene adoperato per commettere un omicidio. Ad immaginare scenari di maggior impatto è sufficiente prendere in considerazione il nucleare che da discussa fonte energetica può trasformarsi in indiscutibile macchina di morte. La paura di una manipolazione pericolosa è rapidamente passata dell’atomo al bit e ogni inquietudine si manifesta fondata. E’ particolarmente sentito l’allarme che una qualsivoglia compagine avversaria (Nazione nemica o organizzazione terroristica) possa – attraverso progetti dell’industria commerciale – guadagnare sempre maggiore accesso a soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale e arrivare ad applicazioni di quelle tecnologie nello sviluppo di armamenti tanto futuribili quanto spaventosi. Un’atmosfera spettrale avvolge i modernissimi elaboratori elettronici etichettati come “computer quantistici” e caratterizzati da una potenza di calcolo incredibilmente superiore a quella degli apparati convenzionali. Le comunicazioni quantistiche – ottenibili con questi dispositivi straordinari – potrebbero consentire ad una qualsivoglia entità ostile di sviluppare comunicazioni sicure che gli specialisti degli Stati Uniti non sarebbero in grado di intercettare o decifrare. Per altri versi il calcolo quantistico può consentire agli avversari di decrittografare le informazioni, garantendo micidiali opportunità per colpire reparti militari e scompaginare complesse operazioni Usa.

La ridotta sicurezza delle reti Tlc e il crescente numero di attacchi a grandi moli di dati richiamano l’attenzione sulla fragilità del trasporto e dello stoccaggio delle informazioni: il saccheggio o la distruzione di file memorizzati o in transito può avere conseguenze catastrofiche andando a intralciare o disturbare i processi decisionali che poggiano sull’attendibilità degli elementi di conoscenza indispensabili per conseguire un determinato risultato. Una scelta governativa, militare, industriale, finanziaria che viene sbagliata per una interferenza informatica può rivelarsi fatale. Le infrastrutture e i dispositivi terminali dell’Internet delle cose (il tanto decantato IoT, Internet of Things) sono indicati come facili bersagli per la loro crescente diffusione e per il ridotto livello di protezione che normalmente caratterizza quanto viene installato. E il problema non riguarda tanto i “gadget” domestici, quanto gli apparati ben più critici in ambito militare.

Mentre il pubblico applaude ai ciclopici progressi della tecnologia, l’intelligence Usa non esita ad esprimere nervosismo e apprensione al pensiero che un nemico possa sviluppare sistemi evoluti di riconoscimento dei volti, di interpretazione dei gesti e di campionamento e abbinamento delle voci di militari o di altre persone con funzioni critiche con devastanti ripercussioni in caso di conflitto o semplici ostilità. Altro motivo di ansia è il progredire dei veicoli che – senza equipaggio – sono in grado di muoversi (in automatico o con controllo da remoto) sul terreno, in superficie o sott’acqua, in cielo o nello spazio dando luogo ad un’ampia gamma di possibili azioni offensive o di sorveglianza. Il documento del Gao non fa certo mistero dell’inserimento – tra le minacce maggiormente temute – delle biotecnologie. Entità nazionali o non statali (si pensi anche solo al crimine organizzato transnazionale) possono avere interesse ad alterazioni genetiche per modificare vegetali, animali ed esseri umani fino a creare veri e propri mostri dalle insuperabili performance in combattimento. La proliferazione della biologia sintetica (adoperata per creare codici genetici inesistenti in natura) spalanca poi la porta sul precipizio di armi biologiche e chimiche senza precedenti. L’esito del lavoro collettivo ha portato all’individuazione di oltre 200 singole minacce, poi aggregate in 26 classi omogenee. La sintesi del General Accountability Office è già sufficientemente suggestiva: può essere lo spunto per avviare qualcosa di analogo anche dalle nostre parti, coinvolgendo pubblico e privato perché è in gioco il futuro di tutti.

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