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Bufale su WhatsApp: cosa c'è da sapere

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L'ultima riguarda presunti buoni da 500 euro della Conad, nota catena di supermercati. L'utente, ignaro o inesperto, si lascia sedurre da un messaggio di questo tipo: “Concorso gratuito Conad: vinci un buono da 500 euro. Appena preso, non ci credo! Ne rimangono ancora pochissimi”. Segue un link da cliccare (conad.it-gratis-net) che conduce a un sito nel quale viene chiesto di partecipare a un sondaggio. Al termine del questionario, ovviamente, non si riceverà alcun coupon ma verrà attivato un servizio a pagamento non richiesto. Non solo: il messaggio verrà trasmesso in automatico all'intera rubrica del malcapitato. Una catena di Sant'Antonio fraudolenta innescata da menti criminali che lucrano sull'ingenuità dei meno avvezzi

Biglietti drogati

Da tempo il fenomeno delle bufale su WhatsApp ha fatto drizzare le antenne delle forze dell'ordine. Quasi quotidianamente la polizia postale pubblica avvisi riguardanti i messaggi truffaldini più diffusi sulla celebre chat telefonica. Nei giorni scorsi, ad esempio, sulla fanpage “Una vita da social” i cittadini sono stati invitati a diffidare alla riedizione di un vecchio fake dal tono allarmistico, riguardante la diffusione di biglietti da visita contaminati da un allucinogeno dal nome esotico: Burundanga. “Si tratta di un potente allucinogeno estratto da una pianta sudamericana, assunto come bevanda in alcuni riti esoterici, quindi realmente esistente – spiega la Ps – ma che non risulta mai essere stata utilizzata in episodi analoghi a quello descritto dalla falsa notizia. Il messaggio che riporta la firma di un brigadiere della Guardia di Finanza in pensione da oltre un decennio (la Guardia di Finanza per questo ha inoltrato denuncia alla Procura della Repubblica), non ha alcun fondamento. Una replica della leggenda, diffusa sul finire degli anni 80, delle figurine contenenti droga regalate da malintenzionati ai bambini fuori dalle scuole per renderli tossicodipendenti. Ma se allora, bufale come questa, circolavano attraverso il passaparola oggi è la potenza del web a renderli virali e, quindi, più pericolosi. 

Catene di Sant'Antonio

La catene di Sant'Antonio, con toni allarmistici o pietistici, del resto sono una sgradevole costante di Wa. Chi non ha mai ricevuto un messaggio da una zia o da un parente contenente la richiesta d'aiuto di una sedicente mamma per una trasfusione urgente di sangue al figlioletto malato? O l'invito a diffondere a un tot di amici un messaggio strappalacrime su amore e amicizia allo scopo di avere una “piacevole sorpresa” a fine giornata? In questo caso, spiega il sito La Legge per Tutti, “il messaggio non è pericoloso. In verità non ha alcuno scopo se non quello di divertire chi lo ha creato. Si tratta, in genere, di burloni o mitomani“.

Il classico

C'è poi il “classicone” della serie: la castroneria, in circolo da almeno 4 anni, sulla trasformazione di Wa in una chat a pagamento. Un tormentone che, evidentemente, continua a mietere vittime se continua a essere trasmessa da un dispositivo all'altra nonostante le innumerevoli smentite dall'azienda. “Dopo la nuova vendita – recita l'ultima edizione del fake – del servizio sinora gratuito offerto da Whatsapp, il direttore Yong Lin, durante la conferenza tenuta stamani 3 gennaio 2018 ha annunciato che da sabato mattina 13 gennaio 2018 Whatsapp diveneterà a pagamento! Se hai almeno 20 contatti manda a loro questo messaggio. Così risulterà che sei un utilizzatore assiduo e il tuo logo diventerà blu e resterà gratuito (ne hanno parlato al tg)”. 

Difendersi

Per difendersi dalle bufale di WhatsApp la polizia fornisce alcuni consigli: leggere bene il contenuto degli articoli con titoli sensazionalistici; controllare la datazione della notizia; verificare la notizia e l'indirizzo del link; se si tratta di un falso non diffondere; segnalare alle forze dell'ordine tutti i casi sospetti. Alla prevenzione potrebbe presto aggiungersi il giro di vite anti fake news della stessa azienda, sul modello di quanto fatto da Facebook. Sarebbe, in particolare, allo studio un sistema che avvertirà mittente e destinatario del fatto che il messaggio ricevuto o spedito è già stato condiviso innumerevoli volte. Un metodo per fare pulizia dello spamming e tutelare gli utenti. 

Luca La Mantia: