Ogni competizione elettorale italica è stata sempre molto ricca di novità e spesso anche di colpi di scena. Anche le elezioni regionali e il referendum che abbiamo appena avute, presentano novità importanti, che secondo me presentano segni che denunciano una crisi significativamente accentuata del sistema degli attuali partiti. Prendiamo i risultati avuti nelle regioni, che tutti i pronostici davano a favore del centrodestra. Abbiamo potuto constatare che le cose sono andate molto diversamente.
Ma l’aspetto più vistoso riguarda senz’altro il fenomeno delle liste dei “governatori”. Anche in altre competizioni regionali siamo stati abituati alle liste dei presidenti che in luogo di candidarsi con il proprio partito, eccezionalmente, e per cogliere l’opportunità di arrotondare i voti a favore della propria coalizione, confezionano per l’occasione una propria personale lista. Ma questa volta, queste liste, in tantissimi casi hanno superato il numero di voti dei loro partiti.
Prendiamo ad esempio il Veneto: il Candidato di provenienza Lega per il centrodestra Zaia, arriva a toccare il 45% con una propria lista, riuscendo a surclassare la lista della Lega di tre misure; il confermato Presidente dei liguri, fa della sua lista personale il primo partito; i presidenti del centrosinistra confermati in Puglia e in Campania, grosso modo anche loro ottengono voti che raggiungono due cifre per le proprie liste, riducendo vistosamente in quantità, quelle dei partiti a cui sono affiliati.
Dunque la realtà politica italiana si fa sempre più confusa e densa di nuovi accadimenti; questa eccessiva personalizzazione non denuncia altro che uno scollamento importante tra elettori e le attuali formazioni politiche. Dunque la Lega viene ridimensionata nelle sue aspettative, mentre il M5S addirittura crolla ovunque e dunque continua, come già era successo alle europee, la sua inarrestabile caduta a picco. Come si nota nessuno riesce più a mantenere, neanche per brevi periodi il consenso, nonostante promesse e forzature continue ai danni della spesa pubblica produttiva e dei conseguenti colpi mortali al debito statale.
Insomma la gente avverte una certa insoddisfazione vedendosi sempre più relegata ineluttabilmente a popolo con destino di cenerentola dei paesi più industrializzati. Anche il dato referendario, aldilà della esaltazione di chi ha voluto a tutti i costi promuoverlo, mostra un voto del no che ha mobilitato più del 30% degli elettori che si sono recati alle urne, che nessuno poteva prevedere.
Va ricordato che tutte le forze politiche hanno voluto la consultazione dando l’indicazione del Si; tuttavia una parte così di votanti ha voluto votare no, pur se le motivazioni del Si talvolta sono state espresse al limite dell’antiparlamentarismo: si sono volute indirizzare in ogni modo direttamente allo stomaco dei votanti. Dunque queste inedite indicazioni, segnalano nuove turbolenze e sconvolgimenti politici in Italia nel prossimo futuro. Sono come i fragorosi tuoni estivi che annunciano la pioggia.