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Vogliamo un’altra Italia

Le motivazioni che ci hanno fatto giungere alla crisi di governo, il dibattito che abbiamo ascoltato, il comportamento avuto dai principali attori politici, possono far affermare senza tema di smentita, che il tutto è da registrare come un inedito assoluto nella storia politica e parlamentare dall'unità d’Italia. Qualsiasi osservatore straniero che abbia voluto cimentarsi con la comprensione dei comportamenti dei svariati attori in questa commedia tutta italiana, sicuramente sarà arrivato alla considerazione che sono cose tra italiani, lontane per contegno, responsabilità ed affidabilità, dai comportamenti delle classi dirigenti dei Paesi più evoluti e industrializzati. Infatti le nostre classi dirigenti si stanno muovendo come se il mondo non ci stesse guardando, come se fossimo una Nazione marginale, come se non avessimo debiti e problemi economico-sociali  tra i più gravi del mondo occidentale.

La sfiducia ai danni del Presidente del Consiglio e della coalizione di governo promossa dalla Lega, procedura del tutto strampalata in quanto non accompagnata dalle dimissioni dei ministri leghisti, esprime tutto il pressapochismo e la maldestra attenzione alle regole costituzionali. D’altro canto i 5stelle, con celerità inusitata, si sono immediatamente consolati nel trovare la sponda per un eventuale nuovo governo attraverso una probabile alleanza con il Pd. Comunque la verità più cruda di questa crisi e delle soluzioni che si troveranno, girano palesemente attorno al tentativo di Salvini di sfruttare il vento favorevole dei propri successi elettorali, senza preoccuparsi in alcun modo delle implicazioni immediate, mentre i 5stelle, impauriti da una nuova prova elettorale e dalla eventualità per i singoli parlamentari di tornare alla vita comune, sembrerebbero disposti a tutto pur di restare al governo e seduti negli scranni del parlamento. Si dirà che di queste situazioni le strade politiche italiane sono lastricate di esperienze simili ma francamente, con tutta la buona volontà, è davvero impossibile trovarne altre.

Ora Salvini, pur di mettere una pezza alle sue vistosissime gaffes, si è offerto in tanti modi di riparare, mentre Conte e Di Maio in queste ore stanno approfittando dei provvidenziali varchi aperti per ridiventare centrali, aggirando il loro più temibile avversario e mettendolo fuori gioco. Intanto ieri sera dopo il dibattito parlamentare fatto di affermazioni molto discutibili di Salvini e di verità molto parziali di Conte, quest’ultimo, come da prassi, si è recato dal Presidente della Repubblica per consegnargli le dimissioni. A questo punto che farà Mattarella? Conoscendo la sua cautela e la sua fedeltà ai doveri costituzionali, sonderà personalmente il terreno su cui eventualmente potrà poggiare la prosecuzione della legislatura, e se lo riterrà sufficientemente idoneo, tenterà di evitare scossoni istituzionali ed economici e indicherà la soluzione più idonea nello spirito più proprio della nostra democrazia parlamentare. Si, perché aldilà delle chiacchiere senza contenuto che spesso ascoltiamo, siamo una democrazia che affida al parlamento ogni chance possibile per le coalizioni governative.

Insomma, sono convinto che Mattarella farà tutto il necessario per assicurare la prosecuzione della legislatura. Ma l’unica soluzione che è sul tappeto è la coalizione giallorossa. Penso che questo eventuale accordo, potrà creare ancora più problemi del governo giallo verde. Aldilà delle estemporaneità salviniane, i leghisti, oggettivamente, hanno fatto da contraltare al velleitarismo grillino sia sulle partite economiche, sia sul terreno delicato della tradizione italiana, forti di un ancoraggio solido con ambienti imprenditoriali piccoli e grandi e con mondi anche religiosi più attenti alla salvaguardia della nostra cultura. Non sono convinto che con Pd e 5stelle si potrà contare sulla stessa dinamica. Anzi, a ben vedere, in alcuni casi si produrranno spinte capaci di raddoppiare un modo molto parziale ed antistorico di vedere l'economia, e potrà scatenarsi una rincorsa negativa sulle vicende della famiglia e delle tradizioni.

Ora si potranno trovare anche soluzioni per superare l’attuale impasse politica, ma rimarranno sul tappeto gli stessi nodi che affliggono da lustri l'instabilità a tutto tondo della vicenda italiana. Se nel Paese non si faranno avanti forze politiche responsabili, liberali, e socialmente sensibili al cambiamento, difficilmente usciremo dalla crisi morale ed economica. I cattolici possono dare un grande contributo ma alla condizione di svolgere il loro ruolo autonomo di realtà che rifugge clamori, esagerazioni, soluzioni parziali, pur di avere potere. Certamente dovranno collaborare con  le realtà laiche per la ricerca del bene comune. Ma devono ben diffidare da realtà che ricercano soluzioni di vita civile lontanissime dalla sensibilità del vivere Cristiano. Come dovranno diffidare da chi usa i segni del cristianesimo per mitigare linguaggio e comportamenti antitetici al cristianesimo. Sovente ad esempio si inneggia a Maria Madre nostra, ma i cristiani sanno che il suo esempio spinge all’umiltà, alla pazienza, al servizio verso gli altri, nel silenzio e nella dolcezza di relazione. Ecco, se i cattolici potessero più di prima essere percepiti così, si aprirebbe nel Paese una nuova stagione di speranza. Di questo sono certo. 

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