La “vita digitale” sia basata sull’etica e sulla democrazia

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

L’accessibilità è un aspetto fondamentale che, ogni nuova tecnologia, compresa la nascente Intelligenza Artificiale, deve avere. Le barriere digitali, pertanto, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, devono essere abbattute per consentire la piena inclusione delle persone con disabilità nell’utilizzo degli ultimi ritrovati tecnologici, con l’obiettivo di coadiuvarli nel superamento degli ostacoli materiali presenti nella loro quotidianità attraverso dispositivi informatici ed ausili di ultima generazione. Insomma, la partecipazione alla cosiddetta “vita digitale” deve essere basata sui principi della democrazia e dell’etica. Serve però un cambio di paradigma: l’accessibilità, intesa a 360 gradi, riguarda ogni cittadino, indipendentemente dalle proprie condizioni di nascita, senza se e senza ma.

In altre parole, l’Intelligenza Artificiale che si prospetta all’orizzonte, deve essere generativa, ovvero dare l’opportunità a tutte le persone, ma soprattutto a coloro che hanno una disabilità, di poter fruire di contenuti e tecnologie in grado di migliorare la qualità della vita. Penso, ad esempio, a specifici programmi ad alta risoluzione che consentano di tramutare i discorsi in testo scritto per le persone con disabilità motoria oppure ad applicativi in grado di riconoscere le immagini e fornirne una descrizione a coloro che hanno una disabilità visiva. Mi sono limitata a due esempi ma, le possibilità di applicazione dell’IA, sono molteplici. L’importante però è non prescindere da quei valori di pace e fraternità che, anche nell’utilizzo delle nuove tecnologie, devono costituire un solido baluardo ideale.