Ogni giorno l’essere umano è chiamato in ogni ambiente a confrontarsi con la verità. In un mondo in cui viene sempre più stravolta, oggi la verità sembra quasi essere ridotta a una questione di interpretazione o di situazioni particolari: chi ha interesse a stabilire una certa verità, mette in moto quei canali che gli consentono e al tempo stesso gli permettono di portare acqua al proprio mulino.
Capita così, che soprattutto quando si ascolta una persona che parla, o si segue e assiste ad un dibattito televisivo, o si legge un quotidiano, si fatica a capire se si vuole raccontare obiettivamente un fatto, o se si vuole attirare un maggior numero di consensi, a discapito della verità stessa. E’ molto difficile, verrebbe da aggiungere, oltre che dire, vivere nella verità. Il poeta, pittore e incisore inglese William Blake (1757-1827) a proposito della verità scriveva: “Vorrei precisare che noi, non dobbiamo dire la verità per convincere quelli che non la conoscono, ma per difendere quelli che la conoscono”.
In questo momento della società, dovrebbero risuonare nella mente di ognuno quanto viene riportato nel Vangelo di Giovanni, quando Gesù davanti a Pilato aveva detto: “… Io sono nato e venuto al mondo per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce…”.
E noi, popolo ormai definitivamente tecnologico e forse addirittura virtuale e digitale, dovremmo chiederci: oggi quante verità esistono? Solo quelle che per il nostro vivere sono adatte e vanno bene anche a svantaggio degli altri?
Per chi ha fede ed è un cristiano, dire e affermare la verità è una condizione fondamentale, un valore morale, sia per la vita familiare e personale che per quella comunitaria.
Tale convincimento è stato bene espresso dal teologo Romano Guardini (1885-1968) che sosteneva: “… che si dica la verità non una volta soltanto, ma sempre e continuamente”.