Categories: Opinione

Vacanze e disabilità: le difficoltà da affrontare

vacanze

Foto di Ezequiel Garrido su Unsplash

In Italia, per quanto riguarda la tematica delle vacanze, della socialità e del tempo libero delle persone con disabilità, siamo all’anno zero. C’è ancora tutto da costruire e, allo stato attuale, manca qualunque tipo di pensiero rispetto al significato del termine “vacanza” per una famiglia, al cui interno, c’è una persona con disabilità. In particolare, non c’è ancora contezza di cosa significhi spostare tutti gli ausili e i presidi necessari alla quotidianità nel luogo di villeggiatura e avere del personale medico di riferimento in loco tantoché, secondo alcuni recenti dati, otto su dieci di questi nuclei familiari, al fine di evitare le problematiche descritte, restano a casa.

Dal punto di vista dell’inclusione, sotto il profilo prettamente normativo, l’Italia ha una legislazione avanzata ma che, per certi aspetti, necessita di essere innovata perché, in alcune parti, è stata scritta quando, le persone con disabilità, non uscivano ancora di casa. Oggi quest’ultime invece, tentano di fare una vita come tutti gli altri cittadini e, per perseguire questo obiettivo, non si può lasciare tutto sulle spalle dei familiari caregiver. Nei luoghi vacanza, ognuno, indipendentemente dalla propria patologia, deve avere il diritto ad avere tutto ciò di cui ha bisogno, sia per i presidi sanitari che per i medici in loco. Le istituzioni competenti devono scendere in campo direttamente, vedere con i loro occhi come si svolge la vacanza di un familiare caregiver e dare le risposte necessarie.

Vorrei che, attraverso il Progetto di Vita e la legge sui caregiver, di cui si parla molto negli ultimi tempi, si possa capire che, anche le vacanze, sono un momento fondamentale per la socialità delle persone con disabilità nonché delle loro famiglie e rappresentano un diritto di cui, ognuno, deve poter usufruire liberamente. Il sistema attuale pertanto, deve cambiare totalmente, partendo dai bisogni e dalle necessità delle persone, senza se e senza ma. Non è difficile fare tutto ciò ma, attualmente, manca una cultura adatta in tal senso la quale, deve essere costruita attraverso gesti concreti da parte delle istituzioni.

Fortunato Nicoletti: