Un caro amico d’infanzia, figlio di un arcinoto personaggio culturale della prima repubblica, mi ha dichiarato che, pure essendo ateo convinto, l’unica speranza contro la deriva sociale e culturale, a cui quotidianamente assistiamo, è affidata alla Chiesa. Non è stata una dichiarazione politica né una reminiscenza, né tampoco una via di fuga o, come suol dirsi, un’assicurazione per l’aldilà: lo spessore professionale, sociale e culturale del personaggio e della famiglia cui appartiene lo fa escludere. Né può essere stata di certo la mia influenza, posto che sovente discutiamo di piccoli e grandi temi, come si conviene tra amici, ahimè non tifosi di calcio, giacché le sue convinzioni sull’ateismo sono radicate.
Ma sono stato contento, memore dell’enorme contributo fornito da quel grande Papa che fu Leone XIII, nato Gioacchino Pecci, da Carpineto che ho visitato pochi giorni fa, primo pontefice dopo la riduzione dello Stato pontificio alla Città del Vaticano, e quindi primo papa privato del potere temporale e relegato al solo mondo spirituale, che seppe intervenire in maniera magistrale sui temi contemporanei dell’uomo; fondò la dottrina sociale della Chiesa con l’enciclica Rerum Novarum del 15 maggio 1891, che ha dato la stura ai numerosi interventi della Chiesa nel mondo moderno (Quadragesimo anno di Pio XI del 1931, Mater e Magistra del 1961 e Pacem in terris del 1963 entrambe di Giovanni XXIII, Populorum progressio di Paolo VI del 1967, Centesimus annus di Giovanni Paolo II del 1981, Caritas in veritate di Benedetto XVI del 2009 e Fratelli tutti di Francesco del 2020) a dimostrazione della costante presenza nel dibattito culturale sulle relazioni sociali.
Molti ne conoscono il contenuto ma moltissimi ne ignorano addirittura l’esistenza, schierati come sono nella contrapposizione tra opposte appartenenze, oramai ridotte alle sole bandiere posto che i contenuti sono totalmente scaduti e dimenticati. Non riesce ad avere forza la destra, ancorché da due anni al governo del Paese, per la oramai quasi secolare accusa di restaurazione del regime tanto vituperato: venti anni di dittatura hanno generato ottant’anni di opposizione intransigente, pure sostenuta economicamente dallo Stato e molti ne ravvisano il vero scopo, laddove basterebbe storicizzare il periodo e consegnarlo definitivamente al passato. Non si riesce ad identificare la sinistra, miseramente crollata sul piano internazionale oramai trentacinque anni fa e dissoltasi in un baleno, a dimostrazione dell’inesistenza di valori sociali condivisi: lavoro, giustizia sociale, redistribuzione delle ricchezze, difesa delle minoranze, tutela dei deboli che pure coloravano quell’ideologia in realtà si è visto non appartenere a quegli schieramenti, oggi addirittura rappresentati da posizioni opposte.
La crisi valoriale che è seguita al crollo delle ideologie ha ripristinato il magma sociale in cui imperversa il mito del successo, il delirio dell’onnipotenza, il proprio esclusivo tornaconto a qualunque costo. In questo individualismo esasperato l’unica voce in grado di rappresentare non certo gli interessi ma le persone che dialogano e si confrontano, che hanno memoria ed obiettivi comuni resta solo quella della Chiesa, sì la tanto vituperata Chiesa accusata delle peggiori infamie ma sempre indenne e vincente poiché riesce ad espellere dal suo interno le purtroppo inevitabili erbe infestanti: San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ne sono stati testimoni coerenti ed attenti e sono riusciti a mantenere salda l’unità della Chiesa.
L’attuale pontefice ha mostrato di avere ben chiaro il percorso e di saper guidare il popolo in cammino. Mancano le vocazioni (anche se all’estero sono in crescita), frutto dell’inganno collettivo organizzato dal potere economico, ma la solidità della Chiesa, pervicace nell’organizzazione e sicura nel messaggio che le è stato affidato, si rafforza sempre di più, poiché interpreta il bisogno collettivo di coerenza, di lucidità, di amore e quotidianamente incontra nuovi sostenitori e rinnovati partecipanti, riesce saldamente a proporsi a guida di riferimento sociale, non solo spirituale, forte del bagaglio inesauribile di comprensione dell’animo umano e della chiarezza sulla strada da percorrere per il bene del mondo e dei suoi abitanti: non interviene nelle beghe ma aborrisce la guerra e qualunque forma di violenza, non ha soluzioni di comodo ma aiuta i bisognosi e si adopera per combattere la povertà, è accanto agli malati, agli umili, agli anziani, ai sofferenti, è consapevole che la vita è un valore superiore, anche alla propria volontà, e nessuno ne può ritenersi padrone assoluto.