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Una proposta per sbloccare le opere pubbliche

Non è la prima volta che un governo della nostra Repubblica decide di varare e propagandare un proprio piano ‘sblocca cantieri’ capace di ridare spinta all’Italia che al pari di una tartaruga (quando va bene), realizza le opere pubbliche con un tempo pari a due-tre volte in più degli altri paesi europei.

Capita, e capita spesso, che più che la tartaruga, il gambero si addice di più a descrivere la situazione sotto i nostri occhi, a causa di molte realizzazioni che regrediscono per le motivazioni più varie, e comunque motivazioni contrarie al buon senso ed alla necessità di sviluppo. La colpa di questa situazione si da frequentemente alla burocrazia, ma mi sembrata sempre una foglia di fico per nascondere responsabilità precise che per svariati interessi, talvolta anche contrapposti tra loro, alla conclusione generano paralisi.

Sono lustri e lustri che in Italia ne si costruisce il nuovo, ne si manutiene il vecchio, è la ragione si può ragionevolmente attribuire alla ostilità verso il cemento e verso tutto il sistema economico e di potere di questo particolare settore.

Si è sedimentato nel tempo attraverso un distorto modo di pensare alla custodia dell’ambiente, e alla convinzione che sia ricettacolo di malaffare quando non di una riserva in alcuni territori controllata dalle mafie. In alcuni casi è stato così, ma spesso il settore delle costruzioni è stato volutamente additato come refugium peccattorum e dunque agnello sacrificale utile per nascondere ogni illegalità e malaffare presente in ogni altra attività economica.

Ecco questo è lo sfondo che ha determinato ogni difficoltà a procedere normalmente nelle opere pubbliche. Infatti questo clima ha generato una legislazione assai farraginosa, mentre coloro che esercitano in qualche modo il potere di decisione, autorizzazione e controllo sulle opere, risentono fortemente del clima descritto.

Dunque, senza rimuovere questo clima, sarà difficile un cambiamento che ci metta in condizione di recuperare il tempo perso e dotarci della efficienza di un settore il più anticiclico tra le attività economiche, tanto utile in questo momento per italiani. Allora è un bene che ci si dia l’obiettivo di accelerare qualche centinaio di opere, ma occorre cambiare assolutamente verso culturalmente, perché ci sia un reale cambiamento che possa spingere chiunque abbia responsabilità pubbliche a non aver paura delle conseguenze delle proprie decisioni, anche quando improntate a correttezza.

E poi, ad esempio: si è deciso che ogni opera avrà un Commissario? Mi pare una cosa buona! Ma i criteri di scelta dei commissari delle opere devono riguardare la individuazione di ingegneri tra i più quotati d’Italia, in modo che abbiano competenza per gestire efficientemente le opere, ed alto prestigio professionale che li indurrà a non rovinarlo per le solite situazioni che accadono con persone messe lì dal potere politico solo per fare da  segnaposto.

Vediamo se il Governo oltre ad annunciare di accelerare è disposto anche a renderlo possibile attraverso scelte limpide ed esemplari. Credo possa essere un segno fortemente positivo rendere pubblico l’elenco dei tecnici – commissari, prima di nominarli.

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